“Mi piace immaginarvi così, uno accanto all’altro, ognuno di voi come un luogo unico e speciale” è così che ha scelto di salutare il pubblico Drusilla Foer che con la sua eleganza ha saputo conquistare i cuori della sua platea. Inizia con un pianoforte e con una festa in cui l’iconica Drusilla cerca con un gin tonic, primo di una lunga serie, di sfuggire alla noia di una serata piatta, ed è proprio la ricerca di uno svago che dà il via ad un percorso interiore, un’immersione nella natura umana quasi senza filtri, con i freni inibitori allentati di chi in molti anni di vita si è guadagnata una certa esperienza e la libertà di dire ciò che pensa.
Vestiti meravigliosi, modi volutamente alto borghesi e la voglia di continuare a vivere, Drusilla usa le velleità per spalancarci un mondo interiore fatto di riflessione, di amore verso gli altri e di incontro con la natura umana. Sotto un vestito di paillettes e delle scarpe con il tacco si dispiega un’anima ricca, una profondità che non viene oscurata da un aspetto quasi frivolo negli atteggiamenti. Sono tanti i “moment of being” che troviamo all’interno di questo spettacolo e Drusilla non si nasconde, urla, piange, si commuove e ride quasi fino alle lacrime, si cala in se stessa e in tutte le sue contraddizioni.
Sul palco Drusilla è affiancata dal pianista Loris Di Leo, da Nico Gori al sassofono e da Franco Godi, il "Mr Jingle" che è entrato nelle case degli italiani con i motivi da lui scritti per gli spot pubblicitari, con questi uomini Drusilla scherza e gioca, con un'intesa divertente e frizzantina.
Madama Foer ci parla di libertà sessuale e della gioia della condivisione della vita con le persone che scegliamo, ma anche dell’abbandono e di quanto una rottura possa far vacillare le nostre certezze fino alla paura, alla sofferenza paranoica e alla malattia mentale. Un mondo interiore di sogni infranti da ricostruire, pezzo dopo pezzo, mettendo sempre l’amore al primo posto. Una giornata al bar, un incontro fortuito diventano un’occasione per condividere la propria interiorità, per vedere la vita dagli occhi di chi ci si trova di fronte. “Non entrare nel mio mondo, altrimenti non riconoscerai più il tuo” un incrocio di viaggi che apre lo sguardo e spalanca la mente.
Drusilla Foer ha parlato di guerra, ma facendo solo un accenno alla guerra politica o strategica, ha accusato il pregiudizio e la prevaricazione sugli altri, un male che affligge ognuno di noi e con cui dobbiamo imparare a fare i conti. Ragionare sulle proprie azioni, rispettare e rispettarsi, perché è solo dall’amore verso noi stessi che si può iniziare ad amare davvero, una partenza dal basso, dalla goccia nell’oceano che diventa un’onda che vuole infrangere la cultura della violenza che sovrasta e lascia affondare chi è più fragile.
Drusilla ci fa entrare nel suo mondo senza farci sentire ospiti, nella sua casa tempo e ascolto sono due doni che lei ama condividere. Molte risate a cui segue un momento di realizzazione, musica, tanta musica travolgente, il suono delle parole, scelte con cura per non ferire, ma potenti, così potenti da farci arrabbiare per la verità che racchiudono. Qualche lacrima non ha fatto in tempo a scendere lungo gli zigomi dei presenti perché sui visi era già comparso un sorriso. La rivolta di Drusilla è gentile ed elegante, ma determinata ad annientare il pregiudizio.
La serata si è conclusa con un tributo ad Amy Winehouse nell’anniversario della sua morte, una giovane anima portata via dai tormenti della vita a cui Drusilla ha voluto dedicare il suo finale, in contrasto con la canzone I Will Survive interpretata dall’artista, Love is a Losing Game della cantante inglese morta a 27 anni ci racconta la tristezza, che Drusilla accoglie come un’esperienza dalla quale apprendere e sulla quale continuare a costruire la propria crescita.