La storia continua. Dopo aver conosciuto come è stato concepito il siluro a lenta corsa, oggi vogliamo raccontarvi un altro incredibile fatto, esempio del genio di Teseo Tesei grazie al racconto di Giorgio Giusti, studioso di storia e autore del libro “Teseo Tesei – Eccellenza dell’Ingegneria Navale del ‘900”.
I documenti che ha trovato su Teseo Tesei hanno ‘raccontato’ anche un’altra bella storia…
Lo scorso anno, i pronipoti di Teseo Tesei, Stefano e Laura Matteotti, mi chiamarono dicendo che mettendo a posto l’archivio del padre avevano trovato una serie di lettere indirizzate a Teseo. Mi mandarono il file e tra tutte le lettere indirizzate a Tesei da Stefanini, Toschi, Accame, Belloni, Cattaneo, traspaiono tutte quelle attività in atto in quegli anni, siamo dal 1937 al 1940.
La cosa curiosa è che tra queste lettere, ve ne erano una ventina con il logo del Prefetto della Spezia ed erano firmate da Adalberto Mariano. A questo punto mi sono chiesto chi era questa persona? Tra le cose che il nipote di Tesei mi aveva dato dell’archivio Matteotti, c’era tutta una serie di fotografie scattate da Teseo da quando era in accademia, e tra queste avevo trovato un biglietto tipo cartolina postale con il logo del Prefetto e firmata da Adalberto Mariano che chiedeva a Tesei dove avesse messo ‘quei libri del Polo’ perché lui voleva portare il progetto a Roma e aveva bisogno di consultarli. Ma perché questo? Cosa doveva essere fatto al Polo Nord?
La spedizione al Polo Nord del dirigibile Italia
In seguito, dopo aver ricevuto le lettere di Mariano, ho capito in maniera chiara chi fosse Adalberto Mariano. Su un libro scritto alcuni anni fa intitolato “Il Prefetto dei Ghiacci” (Gherardo Unia), scopro che Mariano era un ufficiale della Marina Militare, che era stato chiamato insieme ad un altro ufficiale, Zappi, da Umberto Nobile per l’imbarco sul dirigibile ‘Italia’ per il Polo Nord.
Adalberto Mariano era infatti stato convocato come comandante in seconda. Quindi Mariano e Zappi partirono, parliamo del 1928, arrivarono al Polo Nord, calarono la croce e la bandiera italiana e poi ripartirono. Conosciamo, poi, la vicenda della ‘tenda rossa’, dove perirono diversi uomini dell’equipaggio mentre gli altri si trovarono dispersi sul pack. Il radiotelegrafista Biagi cercò disperatamente la radiolina, un’Ondina 33, per provare a mettersi in contatto con qualcuno: recuperò le batterie, e riuscì a trasmettere. Ma dopo tre giorni nessuno aveva ancora intercettato il loro segnale.
Mariano quindi disse che bisognava fare qualcosa perché nessuno ancora sapeva che erano precipitati sul pack. Quanto avrebbero potuto resistere con i materiali a loro disposizione? La sua idea fu quella di partire a piedi insieme a Zappi e al meteorologo svedese che faceva parte della spedizione, Malmgreen, e tentare di raggiungere la Baia del Re dove avevano fatto l’ultimo scalo con il dirigibile. Partirono e nel frattempo i messaggi di Biagi vennero intercettati facendo partire tutto il meccanismo di soccorso dei naufraghi della tenda rossa.
Nel frattempo Mariano con Zappi e Malmgreen proseguirono il cammino, il meteorologo svedese iniziò a stare male e costrinse i compagni a lasciarlo sul pack perché stava morendo. Tuttavia Mariano e Zappi non riuscirono a percorrere ancora molta strada. Mariano iniziò ad avere problemi agli occhi, non vedeva più bene, un piede stava andando in cancrena, quindi si abbracciarono con Zappi in attesa della fine. Improvvisamente un aereo che stava passando in cerca dei naufraghi li vide: dette subito le coordinate al rompighiaccio russo Krassing, che stava cercando di raggiungere la posizione, operazione non facile perché il pack si muoveva costantemente, ma alla fine riuscì a recuperarli.
Mariano rientrò in Italia, venne fatto un processo a lui e Zappi perché accusati di aver abbandonato Malmgreen. Mariano, al quale fu amputato il piede sul Krassing, non era più in grado di poter essere impiegato sulle navi. Gli venne quindi affidato un incarico civile, prima come Prefetto di Cuneo, poi della Spezia.
Il progetto di Mariani del Sommergibile Artico
Nella lettera indirizzata a Tesei, Mariani raccontò che mentre viaggiava sul pack, in una landa desolata in cui non si vedeva nulla, l’unico essere vivente che scorgeva nuotare sotto il ghiaccio, era un mammifero come noi, la foca, che passava sotto e quando trovava una spaccatura saliva in superficie per prendere aria e poi immergersi di nuovo. E quindi si chiedeva: “Ma guarda, riuscirà mai l’uomo ad emulare questo animale? Qui sarebbe interessante venire con un sommergibile, forare la calotta e uscire fuori per prendere aria”.
Questa cosa gli rimase in testa. Tornato alla Spezia, buttò giù un progetto di massima e chiese di poter andare dal Duce a domandare l’autorizzazione a realizzare il progetto. Il Duce rispose che siccome era alla Spezia aveva a sua disposizione un arsenale militare, degli ingegneri e delle maestranze, e quindi avrebbe potuto provare a realizzare il progetto.
L’idea di Mariano era quella di modificare un sommergibile convenzionale, con le strumentazioni e le trivelle adatte per poter andare al Polo Nord percorrendo circa 3.900 miglia di mare. Mariani quindi contattò subito Teseo Tesei perché aveva saputo dei collaudi del primo prototipo di SLC. E quindi ci fu questo scambio di informazioni, che ho inserito nel libro, in cui Mariano chiedeva a Tesei, ad esempio, di verificare perché a Napoli la costruzione della trivella non andava avanti. Nelle lettere anche il racconto delle prove fatte alla Spezia in Arsenale in una vasca dove venne ricreato il pack, facendo perforare dalle trivelle fino a 6 metri di spessore di ghiaccio, con tutti i problemi legati al congelamento dei meccanismi che si ingrippavano. Avevano poi ipotizzato anche di creare un motore a idrogeno, anticipando di 80 anni gli attuali progetti. Quindi è interessantissimo questo fascicolo.
Il fortunato incontro con la nipote di Mariani
Nel libro “Il Prefetto dei Ghiacci” ho visto che Mariano aveva due figlie e di queste due figlie sono ancora in vita due nipoti. Ho contattato la signora Paola de Grassi, una delle nipoti, spiegandole che avevo tutta una serie di lettere del nonno e lei contentissima mi ha chiesto di mandargliele per aggiungerle all’archivio di famiglia. A questa notizia le ho chiesto se per caso poteva cercare le lettere che Tesei scriveva a Mariano in modo da incrociarle con quelle in mio possesso.
La nipote non trovò le lettere, però mi disse che aveva il progetto intero del Sommergibile Artico. Quindi mi mandò i tre raccoglitori con tutto il progetto. Non vi dico l’emozione provata nell’aprire questi fogli e nel vedere sviluppare tutto questo lavoro: i ramponi che dovevano agganciarsi sotto al pack, le due trivelle che dovevano uscire dal pack creando i fori per prendere aria, la trivella più grossa larga 60 cm che doveva creare il varco necessario per far uscire gli uomini sul pack.
L’idea non solo era quella di arrivare per primi al Polo Nord con un sommergibile, ma avviare questa spedizione in ricordo di tutti quei compagni che erano morti a seguito dell’incidente del dirigibile Italia.
Lo scambio di lettere tra Mariani e Tesei andò avanti fino alla fine del 1939, anno in cui tutte le cose che dovevano essere messe a punto erano a posto e furono fissate su carta. Il progetto quindi era pronto e diventò esecutivo. Siamo però ormai al 1940 e le cose iniziarono a mettersi male, ci sarà l’entrata in guerra e Mariano disse a Tesei che il progetto artico si stava fermando, Tesei stava mettendo a punto alcune problematiche sugli SLC con la Cabi-Cattaneo e Belloni, perché ormai si capiva che gli eventi stavano volgendosi in una certa maniera e quindi a quel punto il progetto del sommergibile, venne fermato.
Nonostante sia stato sospeso, rimane un progetto di eccellenza in quanto avrebbe permesso ad un sommergibile italiano a propulsione convenzionale di raggiungere il Polo Nord in anticipo di 17 anni rispetto ad altri progetti, premiando l’eccellenza delle menti di Mariani e Tesei e gli altri collaboratori che avevano permesso di realizzare il progetto.
Gli Americani arrivarono al Polo Nord solo nel 1957 con il sommergibile a propulsione nucleare Nautilus navigando sotto il pack, senza però forare il ghiaccio per emergere. Nel 1962 il sommergibile russo Leninsky Komsomol non solo navigò sotto i ghiacci, ma fu il primo nella storia a riemergere e a far scendere l’equipaggio sul pack.
Nel libro ci sono alcuni stralci delle lettere tra Mariani e Tesei. Sono convinto che Teseo Tesei sia senza dubbio da considerare l’Eccellenza dell’Ingegneria Navale del ‘900, ed io ho l’onore di essere un suo concittadino.
La fotografia di copertina appartiene all'Archivio Fotografico della famiglia Tesei - Matteini.