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In una democrazia servono sempre intermediari tra rappresentati e rappresentanti? In evidenza

di Anna Mori – Il tema è stato discusso durante la tavola rotonda “Servono ancora i corpi intermedi?” organizzata da Confartigianato La Spezia.

Servono ancora sindacati, associazioni, partiti, fondazioni? Quale deve essere la distanza tra rappresentati e rappresentanti? E la stessa distanza è indispensabile per il buon funzionamento di una democrazia? Se ne è discusso presso Confartigianato La Spezia durante la tavola rotonda “Servono ancora i corpi intermedi?” partendo dal libro di Antonio Campati, docente di Filosofia politica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano “La distanza democratica. Corpi intermedi e rappresentanza politica”.

Insieme all’autore sono intervenuti Paolo Figoli, Presidente Confartigianato La Spezia. Antonio Carro, Segretario Cisl, Paolo Campocci, Direttore Coldiretti, Andrea Corradino, Presidente Fondazione Carispezia, Egidio Banti, storico e politico. Ha coordinato la tavola rotonda Nicola Carozza, Responsabile Categorie Confartigianato La Spezia.

I lavori della tavola rotonda sono stati avviati dal presidente di Confartigianato La Spezia Paolo Figoli che ha tracciato la storia dei corpi intermedi che pare risalgano ad ancor prima l’epoca romana. Furono costituite le prime corporazioni di categoria quali orefici, artisti, calzolai. Durante il basso Medio Evo presero forma corporazioni di arti e mestieri, fino a poi interrompersi completamente con un periodo avverso il cui apice fu durante la Rivoluzione Francese, quando fu fatta una legge ad hoc per eliminare le corporazioni, le associazioni e i partiti che si erano creati.

Durante la rivoluzione industriale le corporazioni si ricostituirono come corpi economici e tra ottocento e novecento presero una forma partitica e portarono, ad esempio in Italia, anche alla costituzione dei primi partiti, tra cui quello fascista, riempiendo il vuoto lasciato dalla mancanza dello stato. Nel secondo dopo guerra, sulla scia del boom economico, nacquero molte corporazioni e associazioni, tra cui Confartigianato, fino ad arrivare ad un ventennio prima di noi dove ci fu di nuovo un declino, e ancora oggi è abbastanza presente una sorta di avversione verso i corpi intermedi.

Se pensiamo ad esempio alle ultime elezioni, i partiti sono una decina di anni che stanno attraversando un periodo non positivo, non riuscendo a portare avanti le istanze dei cittadini. Va sottolineato che a questa inversione ha contribuito l’avvento di Internet, rivoluzionando completamente il modo di approcciarsi del cittadino alle istituzioni e i social hanno fatto il resto. Gli utenti pensano che navigando possano ricevere risposte immediate facendo a meno di qualsiasi intermediazione. I giganti del web hanno acquisito un potere enorme e in un certo senso sono anche intermediari: possono condizionare le abitudini, gli stili di vita, persino le idee politiche.

Tornando al quesito se servono i corpi intermedi o menoha concluso Paolo Figoli - bisogna distinguere tra corpi intermedi. I partiti politici si stanno identificando sempre più con i loro leader, stanno attraversando un periodo di scollamento della base elettorale. Ricordiamo, invece, il periodo COVID dove le imprese erano un po' smarrite. Le nostre Associazioni hanno dimostrato di saper reagire e occupare quello spazio vuoto tra impresa e istituzione, dando risposte alle imprese e concertando con le istituzioni le risposte migliori per andare avanti. Quindi c’è stata una rivalutazione e apprezzamento per il lavoro fatto. Credo che la corsa verso la democrazia diretta abbia sempre bisogno di intermediari, soprattutto su diverse problematiche che gravano sul mondo delle imprese. Rappresentiamo un milione e mezzo di imprenditori che a loro volta hanno tre milioni di addetti, siamo la più grande associazione a livello europeo. Quindi credo che i corpi intermedi servano ancora”.

Antonio Carro, Presidente CISL, ha evidenziato che stiamo attraversando un periodo epocale. Abbiamo una guerra alle porte, abbiamo attraversato due anni di pandemia dove il tessuto industriale, economico e sociale rischiava di essere spazzato via. “Credo che nelle fasi di criticità il sindacato abbia più volte salvato il paese da un’ondata che poteva travolgere anche le istituzioni democratiche. Siamo passati attraverso al periodo del terrorismo, tante crisi, quei processi che hanno portato alla globalizzazione, alla delocalizzazione, alla finanziarizzazione eccessiva del mondo del lavoro. Tuttavia c’è stata una tenuta dove il sindacato confederato nazionale ha avuto un ruolo attivo.
Quindi credo che ci sia bisogno della giusta interfaccia: dobbiamo stare al passo con i tempi proponendo modelli aggiornati, curando con impegno la comunicazione per riappropriarci degli spazi persi e della partecipazione, favorendo il confronto e facendoci portatori di idee e di visioni strategiche
”.

Paolo Campocci, Direttore Regionale Coldiretti ha sottolineato come l’evoluzione tecnologica e l’IT stia prendendo il sopravvento, anche nel settore dell’agricoltura. “Se penso al mondo agricolo, ci sono stati momenti critici in cui si sono imposti movimenti nati dalla volontà di cittadini di riconoscersi nelle proprie organizzazioni di categorie perché a loro avviso incapaci di interloquire con la politica. Però alla fine non hanno avuto la capacità di affermarsi ma si sono fermati alla protesta senza avere visione e creare delle traiettorie. Nel corso degli anni abbiamo anche noi dovuto cambiare pelle per aggiornarci e adattarci ai cambiamenti e alla velocità dei nostri tempi, alle innovazioni e alle tecnologie in agricoltura, per essere sempre più vicini ai nostri associati. In questo momento il periodo è difficile per l’aumento dei prezzi, per il clima sempre più tropicale, per gli effetti della fauna selvatica. Ma il settore ha sempre avuto la capacità di risollevarsi, di fare reddito, di fare squadra”.

Andrea Corradino, Presidente Fondazione Carispezia ha evidenziato che il tema della crisi dei corpi intermedi a suo avviso è legato alla rappresentanza e alla capacità di saper rappresentare e dare risposte ai bisogni delle persone. “Sicuramente è un mondo che sta disintermediando e il cittadino ha accesso diretto a tanti servizi e ha spesso un’interlocuzione diretta con le istituzioni. Il concetto di democrazia diretta e l’idea che siano inutili le intermediazioni porta ad una strada dove non ci sono risposte reali. Bisogna evitare l’autoreferenzialità e recepire istanze e dare risposte”.

Il presidente Corradino ha poi ripercorso il processo che ha portato alla nascita delle fondazioni bancarie. “La Legge Amato-Carli cambiò il volto delle Casse di Risparmio, banche che non avevano lo scopo di dare dividendi agli azionisti decretando la nascita delle Fondazioni attraverso uno scorporo e una loro costituzione in SpA. La Fondazione ereditava il compito di utilizzare l’utile di esercizio per la beneficenza e gli interventi sul territorio. In trent’anni le Fondazioni hanno erogato 30 miliardi sui territori. Ma non è solo una questione di denaro, le Fondazioni hanno dato uno sviluppo importante al settore sociale a cui appartengono gli enti del terzo settore ed è stato uno degli elementi che ha portato le Fondazioni ad assumere la natura che hanno oggi operando con funzione sussidiaria allo stato e aiutando a crescere. Altro aspetto importante su cui si basano le fondazioni è quell’elemento che caratterizza i corpi intermedi, ovvero l’ascolto delle istanze del territorio, mediando e traducendo le necessità dei cittadini e associazioni, traducendolo in azioni sul territorio. E’ importante che queste forme di mediazione vengano tutelate”.

Egidio Banti, storico e politico, ha evidenziato come ci siano dei paradossi in questa discussione: “Siamo convinti della necessità dei corpi intermedi, ma bisogna cambiare qualcosa per adeguarsi ai tempi. Il problema è capire quali possano essere le condizioni strutturali alla base del cambiamento. In democrazia una distanza è necessaria e questo è una sorta di paradosso politico. La distanza non è solo spazio, ma anche tempo. Cosa c’è di meglio che poter decidere subito e avere accesso diretto alle istituzioni senza intermediari? L’immediatezza ha dei rischi, la distanza in questo caso ha dei vantaggi. Prendere decisioni ponderate prendendo tempo e mantenendo una certa distanza permette di prendere decisioni migliori. Inoltre è fondamentale che i corpi intermedi si adeguino all’evoluzione dettata dai tempi, senza dare per scontato niente. Non bisogna rinnegare il passato e la storia perché insegnano, ma da questa imparare e andare avanti. Inoltre i corpi intermedi devono svolgere una funzione autonoma che copra la distanza tra cittadini e istituzioni”.

Ha concluso i lavori l’autore del libro Antonio Campati. “Negli ultimi vent’anni stiamo vivendo nell’ideologia dell’immediatezza. Sappiamo che quindici anni fa era complesso comprare un biglietto del treno. La disintermediazione, partita nel mondo bancario, ci ha permesso di fare tutto con un click. Quindi se facessimo un sondaggio tutti sarebbero d’accordo che la disintermediazione in questo caso ci ha aiutati, però dall’altro lato questa ideologia dell’immediatezza non si è fermata al biglietto del treno ma ha toccato tutta la vita sociale del nostro paese. La democrazia è un sistema complesso diversa dal tutto e subito, ma con questo tema della disintermediazione arriviamo a considerarla erroneamente un sistema semplice”.

Ma cosa sono i corpi intermedi?ha aggiunto Campati - Non è una definizione semplice, in quanto ne esistono di diversi tipi con caratteristiche differenti. Entità che proteggono e integrano i cittadini nel loro rapporto con lo stato, che li fanno partecipare alla vita sociale, che favoriscono il rapporto tra le imprese e le istituzioni. Tutti, a prescindere dai soggetti da mediare, difendono le libertà sociali. E questo lega i corpi intermedi all’ambiente che devono rappresentare, la democrazia rappresentativa. Se non ci sono queste infrastrutture che difendono le libertà è difficile pensare ad una struttura democratica.

Tutti i social network sono potentissimi nuovi mediatori, perché con l’algoritmo che li governa riescono anche a determinare le nostre preferenze. La democrazia diretta, però, non si regge sul fatto che i social network ci permettono di parlare direttamente con le istituzioni, perché in realtà quel meccanismo è mediato dall’algoritmo”.

Campati ha analizzato infine il tema della distanza tra rappresentanti e rappresentati. “I teorici politici hanno analizzato la formazione della democrazia e siccome è complessa, il più grande pericolo che può correre è la semplicità, la democrazia ha bisogno di lentezza e mediazione. E’ regolata da una serie di equilibri, la logica di distanziamento e quella di prossimità. Complice l’ideologia dell’immediatezza, abbiamo visto crescere esponenzialmente la logica di prossimità, estremizzata dai social network ed è venuta meno la logica di distanziamento. Sono nate tante forme di partecipazione diretta alla vita politica, che a volte hanno portato buoni risultati. Recuperare una certa distanza democratica è essenziale: questo non significa mettere una barriera tra chi rappresenta e chi è rappresentato o privilegiare la casta a discapito del popolo. Significa che chi rappresenta assuma la responsabilità del ruolo e questa la può avere se è distante e distinto da chi deve essere rappresentato. In questo spazio c’è l’area intermedia della democrazia dove vivono e spero prosperino i corpi intermedi. Riscoprire l’importanza delle relazioni tra le persone è fondamentale e questo viene dall’azione dei corpi intermedi sui territori”.

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