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Presentato "GIOIA DELLE RIVIERE - Echi dal Golfo della Spezia", volume firmato da Franco Maria Ricci Editore In evidenza

di Anna Mori - Pubblicato grazie a Crédit Agricole e Fondazione Carispezia, porta a scoprire la nostra storia da una prospettiva diversa celebrando una città ricca di complessità e stratificazioni.

La terra e il golfo della Spezia, soprattutto negli ultimi due secoli, possono essere considerati un crocevia di culture, basti pensare ai diversi appellativi che le si attribuiscono Golfus Lunae, Golfus Veneris, Golfo dei Poeti, Golfo della Spezia, tutti corrispondenti a un suo tratto distintivo. Il volume, pubblicato con il supporto di Crédit Agricole Italia e Fondazione Carispezia, è un omaggio alla Spezia e al suo Golfo in una narrazione che si muove tra "visto" e "immaginato" rispecchiando un carattere saliente della città.

"E' una tradizione della nostra banca fare delle pubblicazioni - ha dichiarato Ariberto Fassati, Presidente di Crédit Agricole Italia - questa è la ventottesima. Città e territori di tutta Italia. Questo perché essendo il gruppo internazionale più importante in Italia, siamo un pò degli ambasciatori di quello che succede in questo paese. E in Italia che cosa c'è di più dell'arte e della bellezza dei territori, i paesaggi e la cultura. E quindi con Franco Maria Ricci abbiamo questa lunga tradizione di pubblicare delle opere che inviamo in tutto il mondo. Il miglior regalo che possiamo fare ai nostri clienti in Italia e all'estero è mostrare su una pubblicazione fatta con grande arte le parti più belle del nostro paese inducendoli a venire a conoscere i luoghi.".

"E' un libro bellissimo - ha commentato Andrea Corradino, Presidente di Fondazione Carispezia - una Casa Editrice importante, un testo curato nei minimiparticolari che non solo mette in luce la storia conosciuta di Spezia, ma tutta una serie di prospettive diverse, di particolari che vanno dall'arte, valorizzando i nostri musei, raccontandone la storia con prospettive diverse facendo conoscere anche aspetti non noti relativi a quella che è stata la trasformazione urbanistica e sociale della nostra città a cavallo tra l'800 e '900. Bisogna ringraziare Franco Maria Ricci, un editore che porta avanti quell'editoria che non è del 'best seller', ma che valorizza il patrimonio artistico e culturale di un paese. Sono libri che contengono la storia di un patrimonio locale che va conservato".

Franco Maria Ricci Editore in questo nuovo volume vuole proprio raccontare La Spezia nella sua complessità e stratificazioni, addentrandosi, proprio come può fare un visitatore, tra gli stretti vicoli del centro e per sentieri meno battuti, presentando una serie di sguardi differenti sulla città.

"Franco Maria Ricci ci ha lasciato non solo una Casa Editrice e un labirinto meraviglioso che tanti conoscono, ma un vero e proprio sistema, un modo di raccontare l'arte in un certo modo trasversale attraverso le bellezze italiane di cui oggi anche il Golfo della Spezia fa parte - ha spiegato Edoardo Pepino, Direttore di Franco Maria Ricci Editore - La sua storia, le varie stratificazioni del suo percorso e delle persone che vi hanno abitato, i personaggi che l'hanno attraversato e le bellezze che adornano questo Golfo, hanno fatto sì che questo volume faccia la sua parte nella collana che da lunga data, grazie a Crédit Agricole, dedichiamo ogni fine anno alle città e ai luoghi più belli d'Italia". 

Edoardo Pepino ha poi aggiunto: "Come Casa Editrice dedichiamo ogni anno la nostra attenzione ad un luogo o una città italiana che raccoglie l'arte, la bellezza e la tradizione del nostro paese. Quest'anno il protagonista è il Golfo della Spezia assieme al territorio che la circonda perché la città è vincolata a tutto quello che è avvenuto nei secoli in questo pezzo importante di mare. Il volume è nato grazie alla collaborazione con Crédit Agricole e Fondazione Carispezia, ma anche grazie alla collaborazione con tutti gli autori e le Istituzioni, come il Comune della Spezia. Qui si capisce che La Spezia è una città che sta facendo un percorso per riscoprire la propria cultura che sono sicuro che darà ottimi risultati in breve tempo anche vedendo le splendide pagine che abbiamo potuto pubblicare". 

Il Golfo della Spezia rimanda a una massima di Abrahm Ortelius, il grande umanista e cartografo del Cinquecento, secondo cui "la geografia è il riflesso della storia" (e non il contrario). In effetti, l'apparenza fisica del Golfo, oltre che la sua identità sociale e culturale, è dipesa da eventi di lunga e corta durata, che ne hanno cambiato i connotati, il toponimico, il significato storico e il futuro. 

'GIOIA DELLE RIVIERE Echi dal Golfo della Spezia' presenta una serie di testi che ne esplorano la storia, la storia dell'arte, la letteratura e i personaggi che hanno contribuito a formare la sua identità. Ad accompagnarli saranno le immagini a piena pagina dei paesaggi, degli edifici e delle opere d'arte della Spezia con le fotografie di Mauro Davoli. Il curatore del volume Giorgio Antei, professore universitario ed esperto conoscitore della zona, nella sua introduzione, accennando alle origini della Spezia risalenti ad Adamo e Eva, ha scritto: "Se tante enormi navi scaricano ingenti porzioni di umanità sulla banchina del porto, un motivo ci deve pur essere".

"Tutto nel libro è curioso - ha aggiunto Antei - perché abbiamo cercato di fare un libro stimolante, rendendo interessanti anche tutti quegli aspetti che apparentemente non lo sono. I personaggi di cui si parla nel libro sono noti, ma vengono rivisitati in una chiave nuova e interessante che rende il libro appassionante. In più ci sono dei personaggi virtuali, un maestro ad esempio che si chiama Bentivegna che è uno dei grandi protagonisti del libro perché insegna agli scolari come si deve vedere la città di Spezia". 

Antei ci racconta della trasformazione che la città ebbe nell'800, non solo urbanistica ma anche sociale. La città aveva 4.000 abitanti nel 1830, circa 10.000-11.000 all'inizio dei lavori dell'Arsenale nel 1861, raddoppiati in nove anni, addirittura 70 anni dopo arrivò a 120.000 abitanti. E ne racconta proprio attraverso le parole di Ubaldo Mazzini, Spezzino di eccellenza, che voleva tutelare la 'spezzinità' e che vedeva minacciata dal fatto che stessero arrivando persone da tutta Italia. Nel libro viene raccontata la reazione degli autoctoni di fronte alla città che si stava trasformando. Le mura furono abbattute, la città diventò piemontese cambiando completamente. Ubaldo Mazzini nella sua poesia 'A Spèza' diceva 'Bela l'è bela, la la veda 'n guerso!', ma in fondo alla poesia esprime questa sorta di avversione verso quelli che noi in Liguria chiamiamo 'foresti' e nel suo modo dissacrante dice che gli Spezzini sono particolari perché se c'é uno che ha un pò di cervello ed è spezzino non viene considerato ma se arriva un 'ase' da fuori gli fanno un monumento. Questo era lo spirito con cui la città e gli spezzini stavano reagendo alla trasformazione.

Una città poliedrica, dai mille volti, una città di una società che cambia e che diventò l'emblema del progresso, dove arrivavano anche gli idrovolanti di Balbo. Stava diventando una grande città turistica, nel 1853 i reali passarono le vacanze nell'attuale sede della Fondazione. "Il testo è il frutto della collaborazione di diversi autori - spiega ancora Antei - in particolare Giuseppe Benelli, Andrea Marmori e Rossana Piccioli. Attraverso il loro contributo di competenza, sensibilità, buona scrittura è stato pubblicato questo libro".

Giuseppe Benelli propone una carrellata fondamentale per capire quali spezzini hanno lasciato un segno in campo scientifico e letterario, come per esempio Giovanni Capellini, Ubaldo Mazzini, Marinetti (anche se non era spezzino) e tanti altri che formano questa galleria per capire l'anima di questa città. Andrea Marmori è un grande conoscitore e storico dell'arte e ci racconta in modo sintetico e brillante portandoci a spasso per la città descrivendo con grande accuratezza e vividezza le opere d'arte dei nostri musei. Rossana Piccioli ha descritto i viaggiatori spezzini che hanno capito il mare e che questo va solcato, si va e si torna, riportando a Spezia l'esperienza del mondo attraverso cimeli e raccolte scientifiche, da quelle geologiche, a quelle zoologiche e etnografiche, costituendo uno dei punti fondamentali della cultura spezzina. Rossana Piccioli ci racconta la storia di alcuni personaggi spezzini, tra cui Podenzana che era in realtà inizialmente un imbalsamatore al museo, ma era figlio del conservatore e fu un grande viaggiatore: a fine '800 arrivò fino in Australia e Tasmania portando da questi posti oggetti e testimonianze che per gli spezzini di fine '800 furono davvero straordinari. E poi Giovanni Capellini che noi conosciamo come geologo e paleontologo ma che fu anche raccoglitore di oggetti. Forse anche lui non fu così felice della grande crescita demografica della città. Andò negli anni '60 dell'800 in America avendo contatti con i nativi americani portando tantissimi oggetti oggi esposti al Museo Etnografico.

Nel testo viene poi raccontato anche di come Spezia sia sempre stata considerata un dominio da parte dei genovesi e da qui il titolo dell'opera 'Gioia delle Riviere',  in riferimento alla risposta che nel 1640 diedero alcuni notabili spezzini in opposizione ad un progetto che il Senato di Genova, su proposta di De Franchi, aveva approvato e che prevedeva l'interramento del Golfo della Spezia deviando il fiume Magra. La Repubblica era interessata ad avere il grano ed evitare che un Golfo così importante venisse utilizzato come rifugio per le flotte nemiche.

"I documenti sullo studio dell'interramento del Golfo sono stati riscoperti da Mazzini - ha spiegato Antei - Era un intervento ben progettato, si trattava di tagliare il Magra all'altezza di Vezzano deviarlo lungo l'attuale percorso della ferrovia, facendolo sfociare grosso modo all'altezza del Muggiano e da lì con i detriti sarebbe iniziata l'azione di riempimento che secondo studi dell'epoca si sarebbe conclusa in 200-300 anni. Studi successivi di Mazzini invece conclusero che sarebbero stati sufficienti 70 anni in quanto il Magra è un fiume particolarmente alluvionale. Ne sarebbe venuta fuori una piana di circa 40 km2 protetta con venti da sud. Calcolando 30 quintali ad ettaro sarebbero stati circa un milione di pagnotte da un kg all'anno e i genovesi avrebbero potuto mangiare pane gratis per tre mesi  l'anno. Alcuni possidenti spezzini, si ribellarono a questa proposta dicendo che se per caso il Golfo fosse stato interrato si sarebbe persa la 'Gioia della Riviere', gioia non come felicità, ma come gioiello, cosa preziosa. Venivano infatti prodotti olio e vino e poi c'era il marmo Portoro. Tutto questo aveva bisogno di essere commercializzato e senza mare non ci sarebbe stata possibilità. Questo quindi riguardava il futuro di Spezia". 

Infine sulla copertina del libro un quadro di Tammar Luxoro, pittore genovese, dipinto nell'ultima decade del 1800 e che rappresenta un dettaglio del Golfo in quell'epoca. Si vedono elementi importanti che illustrano la transizione fra la storia e la modernità, fra un passato in parte rinnegato e una modernità non del tutto lucida, di cui Giovanni Capellini parla molto. Nel quadro si vedono le traversine che serviranno per la costruzione della Ferrovia Litoranea che unirà l'Arsenale al Muggiano e che un tempo portava anche ai bagni della marina del Canaletto. Sullo sfondo i dettagli della nuova città, ad esempio la ciminiera della Fonderia di piombo della Pertusola. Accanto si vede lo squarcio di una cava, è il Muggiano: in quel momento si stava spianando quel terreno perché lì verranno costruiti i cantieri navali. Si vede poi una torre tonda, l'antico Mulino a Vento del Torretto, simbolo della città. Si dice anche che la torre sullo stendardo della città rappresenti proprio quella torre, che venne spianata perché era necessario ridisegnare la marina. Nell'angolo si vede la collina dei Cappuccini, che venne spianata per fare spazio alla città che cresceva smisuratamente.

 

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