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Fondazione Carispezia inaugura "IL CORPO DEL COLORE. La pittura neoromantica ed espressionista italiana degli anni trenta" In evidenza

di Anna Mori – La mostra delle opere dalla ‘Collezione Giuseppe Iannaccone’ sarà visibile presso la Fondazione Carispezia dal 4 dicembre 2022 al 2 aprile 2023.

Rivoluzionari del sentimento, dei temi, del colore, artisti che non hanno paura di essere incarcerati, esclusi e relegati pur di dare una lettura chiara, intima e reale del proprio vissuto: sono i protagonisti di questa nuova mostra, a cura di ‘Collezione Giuseppe Iannaccone’, visibile dal 4 dicembre 2022 al 2 aprile 2023.

“Promuovere l’arte e la cultura per la nostra Fondazione significa anche aprire gli orizzonti e guardare oltre il patrimonio e l’identità culturale del territorio di riferimento – afferma Andrea Corradino Presidente di Fondazione Carispezia - Avviare collaborazioni realizzando eventi espositivi che offrano alla nostra comunità, e non solo, occasioni per conoscere e approfondire la storia dell’arte è parte del nostro impegno nel favorire la crescita culturale e lo sviluppo del territorio”.

“La mostra nasce dalla volontà di portare a conoscenza del grande pubblico una preziosa raccolta di opere realizzate tra il 1920 e la fine della Seconda Guerra Mondiale – sottolinea l’avvocato Giuseppe Iannaccone – Una raccolta che documenta la fervida attività di una rosa di artisti pronti a restituire, partendo dalla realtà più vera e profonda di quegli anni, una rappresentazione autentica dell’Espressionismo italiano degli anni Trenta”.

Elena Pontiggia, critica e storica dell’arte che da vent’anni segue la collezione, nel saggio che introduce la pubblicazione del catalogo della mostra scrive che la collezione dell’avvocato Giuseppe Iannaccone è «la più importante raccolta privata di pittura italiana degli anni trenta o, più precisamente, della stagione neoromantica di quel decennio».

IL CORPO DEL COLORE evidenzia come questi artisti, rivoluzionari e romantici, abbiano posto al centro “… quella 'realtà' che si andava creando intorno a noi, realtà che noi dovevamo conquistare con le nostre forze per sentirla veramente nostra, senza incertezze”, come si legge nel Manifesto di Corrente del 1938.
Il colore è l’elemento centrale delle opere e diventa un manifesto programmatico e spirituale di un’arte nuova, mezzo espressivo che caratterizza i singoli artisti ma anche strumento di dialogo tra loro: pastoso ed energico o candido e leggero, permette di entrare nelle storie dei soggetti ritratti diventando corpo, presenza e materia.

Le novantaquattro opere raccontano il mutamento che, tra la fine degli anni venti del Novecento e il decennio successivo, porta pittori e scultori ad abbandonare gli ideali classicheggianti e ad esprimersi in maniera differente. Al classicismo si sostituisce il romanticismo, un espressionismo passionale, gli autori affrontano i temi della quotidianità e quelli universali della guerra, degli affetti, della socialità.
Il percorso espositivo è organizzato in sei sale e non segue una sequenza cronologica o geografica, ma affronta temi intimi e universali – la guerra, le disuguaglianze, la degenerazione sociale – che evidenziano l’intensità del momento storico e i sentimenti più nascosti degli artisti.

La sala Attimi di realtà, che apre la mostra, presenta una serie di lavori che evidenziano la centralità dell’uomo e della donna con i loro moti interiori, mentre Luoghi e assenze è dedicata agli ambienti in cui questi artisti sono nati e hanno lavorato. La terza sala Corpo e Anima affronta la natura duplice dell’umanità, fatta di socialità, unioni, solidi vincoli affettivi e familiari, così come da ineffabili forze interiori che ci rendono fragili ma anche unici. Con Spirito e Carnalità emerge la dualità tra pura sensibilità e pulsioni della carne, mentre Rivoluzione e verità mette al centro l’urgenza di mostrare la realtà: uomini che combattono una guerra in cui a morire è l’umanità. L’ultima sala, Significati nascosti, pone l’accento su alcune opere dal significato non immediato.

La mostra è l’occasione per proporre al pubblico alcune opere inedite che hanno di recente fatto ingresso nella Collezione Giuseppe Iannaccone, tra cui Battaglia dei tre cavalieri (1941) di Aligi Sassu, a lungo creduta distrutta dopo essere stata rifiutata dalla commissione del III Premio Bergamo per ragioni politiche e dispersa in seguito alla vendita a un collezionista di Budapest. Nell’estate del 2015 un discendente del proprietario ungherese comunica alla Fondazione Helenita e Aligi Sassu di aver ereditato questo lavoro, che è poi stato riportato in Italia dall’avvocato Iannaccone.
In mostra è esposto anche Cavalli davanti al mattatoio di Scipione, del 1929 circa, un lavoro intimo e malinconico realizzato quando l’artista era consapevole che la malattia avrebbe presto preso il sopravvento. I cavalli che guardano il mattatoio ci parlano dell’angoscia, sofferenza e rassegnazione che ogni uomo prova nella consapevolezza della propria fine.

Quali sono le caratteristiche degli artisti della collezione? Il primo comun denominatore è l’importanza che assegnano al colore. Quindi la vitalità, l’espressività e l’istintività sono privilegiati alla tecnica. C’è inoltre in tutti il superamento del canone classico della figura, che si rimpicciolisce o si appesantisce, o che talvolta diventa un piccolo segno per esprimere una condizione di fragilità. Il realismo magico lascia posto al realismo, a ideali romantici o neoromantici, dove si intende un ritorno a un’arte più fondata sul sentimento e sul pathos, sulla dimensione fantastica, sulla psicologia dell’io.
La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Allemandi e curato da Elena Pontiggia, e da una serie di podcast, realizzati da Roger Laboratorio Narrativo e fruibili in mostra attraverso appositi QR Code, che guideranno i visitatori alla scoperta delle opere esposte in un’esperienza in cui il racconto è affidato oltre che a una voce narrante alle parole stesse dell’Avvocato Giuseppe Iannaccone.

Nella mostra sono esposte le opere di: Afro, Arnaldo Badodi, Renato Birolli, Luigi Broggini, Bruno Cassinari, Gigi Chessa, Filippo de Pisis, Francesco De Rocchi, Agelo Del Bon, Lucio Fontana, Renato Guttuso, Carlo Levi, Umberto Lilloni, Mario Mafai, Francesco Menzio, Giuseppe Migneco, Ennio Morlotti, Enrico Paolucci, Fausto Pirandello, Antonietta Raphaël, Ottone Rosai, Aligi Sassu, Scipione, Fiorenzo Tomea, Ernesto Treccani, Italo Valenti, Emilio Vedova, Alberto Ziveri.


LA COLLEZIONE GIUSEPPE IANNACCONE
Qualche anno fa l’avvocato Giuseppe Iannaccone ospitò negli spazi del suo studio legale dove è conservata parte della collezione d’arte contemporanea, alcune opere di un giovane artista quasi sconosciuto al pubblico. Da quell’incontro nacque un bel legame tanto che, oggi, Giuseppe Iannaccone, è l’unico collezionista a possedere l’intera produzione di Autoritratti di quell’artista: Francesco Gennari.
Da questo è nata l’idea del collezionista di ospitare, all’interno dello studio, alcune piccole mostre in un continuo confronto con le opere di artisti già presenti nella sua collezione e talvolta già consacrati dai libri di storia dell’arte italiana e internazionale. Alle monografiche di giovani artisti di talento, ancora sconosciuti al grande pubblico, si alterneranno mostre a tema sugli artisti espressionisti degli anni Trenta, così che la collezione Giuseppe Iannaccone sia in continuo dialogo e possa, sempre più, essere vissuta come un unicum, cercando di annullare l’idea di classificare e catalogare in modo meccanico gli artisti e le opere per anno e luogo di nascita. L’intento di Giuseppe Iannaccone è infatti quello di raggruppare espressioni simili per meglio comprenderle, innescando nessi e collegamenti inediti e portatori di nuove suggestioni. La collezione è nata quindi dalla volontà di raccogliere opere che parlassero “della profondità dell’animo umano”.
L’interesse per quegli artisti rivive nella scelta di Iannaccone di collezionare alcuni dei massimi esempi dell’arte tra gli anni Venti e gli anni Quaranta, lasciandosi ispirare dalla grande qualità e dall’intrinseca capacità di quelle opere di raccontare e mettere in luce emozioni, pensieri e ricerche del tutto personali seppur dal valore universale.

Elena Pontiggia scrive sulla Collezione Iannaccone: “Una collezione iniziata su sollecitazione di un amico …composta nel tempo con affettuosa ostinazione, alla ricerca dei capolavori della pittura italiana degli anni Trenta: la passione mirata e consapevole di Giuseppe Iannaccone per quel clima neoromantico succeduto al movimento neoclassico e del realismo magico, lo spinge a ricercare con perseveranza opere espresse della Scuola Romana, dei Sei di Torino, dai chiaristi e da Corrente. Articolata su una trama di tendenze e perciò esente dai limiti imposti dal concentrarsi su un unico movimento, la collezione di Iannaccone si dispiega su un orizzonte di largo respiro che induce a riflettere sui momenti di contatto con le varie esperienze espressive”.

Ancora Elena Pontiggia “(Iannaccone) ha avuto la capacità di rintracciare e raccogliere ….. non genericamente … non c’è un artista fuori posto, un autore che non c’entra. Come è stato possibile metterla insieme con tanta precisione, iniziando negli anni novanta, quando ormai i protagonisti di quell’epoca erano quasi tutti scomparsi; quando musei e collezionisti si erano già accaparrati tanti pezzi significativi; quando, soprattutto a cavallo del millennio, le quotazioni dei quadri fra le due guerre erano sovranamente lievitate? La prima risposta sta in una di quelle ragioni del cuore che la ragione non conosce. Potrei testimoniare sotto giuramento la passione con cui l’avvocato ha inseguito, corteggiato e, alla fine, conquistato i suoi dipinti. La prospettiva di una speculazione o il miraggio di un affare non vi hanno mai giocato la minima parte, e nemmeno la griffe, il nome dell’artista di grido. … Iannaccone non ha mai cercato l’autore famoso, ma l’opera riuscita, anche di piccoli maestri non di rado sconosciuti, come, per esempio, Badodi. … Il dato che fa premio su tutto è qualcosa che oggi usiamo definire ‘qualità’, ma che risponde anche al nome più semplice e più vero di ‘bellezza’. … Mai come nel caso dell’avvocato la collezione è un autoritratto. Ed è questa la seconda ragione dell’estrema coerenza della raccolta, dove si cercherebbero invano tutti quei maestri …. in cui Giuseppe non si rispecchia, che non sente ‘suoi’, e che alla fine non ama, anche se razionalmente e culturalmente ne comprende bene il valore. Questo, sia chiaro, non significa che abbia trovato tutto quello che desiderava e che consideri terminata la sua ricerca. La collezione è un work in progress, una cosa viva. Ci darà ancora delle sorprese”.


Orari di apertura
dal martedì al venerdì 16.30-19.30 - sabato, domenica e festivi 10.30-13.00 e 16.30-19.30
chiuso il lunedì (eccetto 26 dicembre) e il 25 dicembre
Ingresso libero
www.fondazionecarispezia.it
www.collezionegiuseppeiannaccone.it

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