“San Bartolomeo delle Cento Chiavi. Alle origini del borgo di Pitelli” è il titolo del volume contenente gli studi inediti di Linda Secoli, che verrà presentato giovedì 1 dicembre alle ore 17 presso la Mediateca di via Firenze dalle Edizioni Giacché, con il patrocinio del Comune della Spezia e della Pro Loco Pitelli. L’autrice, accompagnata dalla proiezione d’immagini, presenterà al pubblico le sue ricerche, introdotta dal Sindaco Pierluigi Peracchini.
Di San Bartolomeo oggi resta soltanto l’intitolazione del Viale omonimo che deriva il nome dalla Chiesa medievale di San Bartolomeo delle Cento Chiavi posta «sullo scoglio alla Marina», fulcro di una nutrita comunità rurale, la cui storia risulta saldamente intrecciata con quella di Pitelli. Centum Claves fu gradualmente abbandonato a partire dal Cinquecento perché «non sicuro dai corsari».
Gazzetta della Spezia ha incontrato Linda Secoli, autrice del libro che si definisce una persona semplice e molto appassionata di storia locale. L’amore per lo studio e la ricerca le deriva dalla sua formazione universitaria, è laureata in Conservazione dei Beni Culturali – indirizzo archeologico. Attualmente è impiegata presso il Servizio Cultura, Turismo ed Eventi del Comune di Lerici ed è anche Consigliera della Proloco di Pitelli.
“Senza la Proloco di Pitelli non esisterebbe la Linda che ha scritto questo libro” - sottolinea l’autrice – “non avrei mai immaginato di iniziare a fare ricerche sulla storia del mio paese e mai avrei immaginato che la storia avrebbe nascosto tanti aneddoti da raccontare e da scoprire. Alla Proloco ripetiamo sempre un motto: ‘Abbiamo iniziato per gioco e siamo diventati Proloco’ e posso dire che anche questa ricerca è iniziata quasi per gioco o meglio per un caso del destino. Diciamo che è la ricerca che ha trovato me non io la ricerca”.
Chiediamo allora da dove sia nata l’idea di scrivere questo libro, e scopriamo una storia davvero appassionante.
“Sono guida turistica, ambientale e accompagnatore turistico abilitato, per cui l’amore che nutro per il territorio ha radici lontane. Per questa mia passione, alcuni anni fa con la Proloco Pitelli abbiamo lanciato il progetto ‘Memo Pitelli’ con il quale abbiamo provato a raccontare la storia del borgo ai bambini delle elementari. A Pitelli abitava Riccardo Ricci, un giovane ricercatore che purtroppo è mancato prematuramente. Un giorno, mentre ero con un gruppo di bambini a raccontare la storia del borgo, ho incontrato il fratello di Riccardo che mi ha voluto donare un documento dattiloscritto con le ricerche che Riccardo aveva effettuato negli anni novanta sulla storia di Pitelli, ho ritrovato tante cose che avevo scoperto anche io, ma tante altre veramente inedite. A Riccardo dedico l’inizio di questo libro”.
“Negli anni ottanta Monsignor Guido Chella, parroco di Pitelli, aveva chiesto a Riccardo di consegnare all’Archivio del Seminario Vescovile di Sarzana, per preservarlo, un manoscritto del ‘700 scritto da Don Bartolomeo Porrini, un religioso vissuto a Pitelli nel periodo napoleonico. Don Porrini aveva intitolato il suo manoscritto ‘Libro delle Memorie della Parrocchia di Pitelli’: vi aveva trascritto tutti i documenti relativi alla Parrocchia e appartenenti ad un intervallo temporale che va dal 1245 circa al 1799. Alcuni documenti sono in latino, altri in italiano antico, 172 carte scritte fronte e retro. Don Bartolomeo Porrini aveva un metodo per trascrivere le carte: i documenti più antichi li copiava come fosse uno storico, mentre quelle più recenti per lui, li raccontava come farebbe un cronista o un giornalista”.
Dopo che Riccardo Ricci ha consegnato il manoscritto che cosa è accaduto?
“Dagli anni ’80 il manoscritto è rimasto chiuso fino a che non l’ho riaperto io. Ringrazio moltissimo Don Cabano dei beni culturali della diocesi che ha permesso ad una ‘dilettante’ come me- così si è definita Linda – di studiare da casa il manoscritto in quanto è stato non solo digitalizzato, ma reso disponibile a tutti sul sito www.archivilunensi.it. Nell’arco di tre anni ho studiato e trascritto interamente il volume e ho riordinato i documenti in ordine cronologico in modo che fosse più chiaro come si sono svolti i fatti. Quindi ho incrociato le fonti e approfondito presso l’archivio di stato della Spezia e Genova. Sono tanti altri i documenti e le carte che ho consultato, non solo il manoscritto. Il documento di Porrini, però, è stata la base per poter raccontare tanto. Poiché Porrini non ha trascritto i documenti in ordine cronologico, ho provato a trasformare quanto trascritto da me in un racconto accattivante per il pubblico dividendolo per tematiche. Ho fatto alcuni passi in avanti sulla strada della storia del Borgo di Pitelli, lascio ad altri, se vorranno, il compito di proseguire”.
“Per lo studio del manoscritto sono stata aiutata dalla Professoressa Costanza De Luca e dalla Bibliologa Michela Corsini. Con Costanza abbiamo cercato di capire il linguaggio utilizzato da Porrini e il suo modo di scrivere. Con Michela abbiamo invece analizzato l’opera in sé come libro dal punto di vista bibliologico: un manoscritto può dire tante cose di sé anche studiando il tipo di carta o le filigrane”.
Quali sono alcuni fatti salienti emersi dalla ricerca?
“L’insediamento di San Bartolomeo è stato abbandonato gradualmente nella seconda metà del 1500 perché non considerato più sicuro a causa dei possibili attacchi dei corsari. Don Bartolomeo Porrini riporta anche le testimonianze dirette di persone che hanno vissuto questi fatti probabilmente trascrivendole da atti notarili. Tuttavia la chiesa di San Bartolomeo è rimasta ancora attiva per altri due secoli e verrà abbattuta in periodo napoleonico. Don Porrini si ricorda di aver detto Messa in quella chiesa e ne riporta testimonianza”.
“Il manoscritto ha un forte valore documentale. Di grande interesse è la vicenda del restauro della ‘Crocifissione’ cinquecentesca di Pitelli con la scoperta straordinaria dell’esistenza di un sottostante dipinto preesistente: ai piedi della croce San Bartolomeo Apostolo, che è tuttora patrono di Pitelli. Le indagini radiografiche vengono pubblicate nel libro per la prima volta assieme ad un cameo con le riflessioni della restauratrice Francesca Gatti. L’opera fu commissionata in base al ‘comune consenso degli uomini di Pitelli nell’anno domini 1590’. E’ un’opera che testimonia la forte volontà di questa comunità che quasi non esisteva ancora ma che fa realizzare un’opera che sarà costata moltissimo tenendo conto che è alta 2,20m e che è ancora ospitata nella Parrocchia di Pitelli. Il restauro, che si è concluso nel 2018, è stato finanziato dalla stessa parrocchia e dalla Fondazione Carispezia”.
Come è avvenuto l’incontro con l’editrice Irene Giacché?
"Dopo circa un anno e mezzo dall’inizio del mio studio, ho contattato Irene Giacché che ha accolto con entusiasmo il mio progetto. Irene è una grande professionista che ha saputo trasformare un lavoro fatto con passione e ricerca in qualcosa di più alto livello. L’editrice mi ha consigliato come organizzare il lavoro e dato il coraggio di chiedere documenti e carte agli Archivi di Stato. Ho cambiato e approfondito alcuni capitoli grazie ai suoi suggerimenti. E’ riuscita a dare un taglio professionale al libro”.
Chiediamo invece all’editrice Irene Giacché come è avvenuto l’incontro con Linda e che cosa significa per la casa editrice la pubblicazione di questo testo.
“L’incontro con Linda è avvenuto nel 2016 quando lei stava scrivendo una piccola pubblicazione sulla storia di Pitelli. La conosco come componente molto attiva della Proloco Pitelli, appassionata e legata al suo paese. Il libro è importante anche per le modalità della ricerca, non capita frequentemente di poter pubblicare uno studio basato su documenti inediti. Questo è il caso, perché tutta la ricostruzione di San Bartolomeo, della chiesa e dell’insediamento di Cento Chiavi, è la restituzione della costa del levante spezzino che va da San Cipriano a Muggiano prima degli insediamenti militari e della cantieristica, quindi un panorama molto diverso da come lo conosciamo oggi, si tratta di uno studio che trovo molto interessante: su San Bartolomeo, non esistevano fino ad oggi studi scientifici e sistematici, Linda è stata la prima a realizzarli. Si aggiunge il fatto che nonostante la grande importanza del testo dal punto di vista scientifico, l’esposizione dell’autrice è molto chiara e divulgativa e tutti la possono comprendere. Inoltre, oltre alla storia di San Bartolomeo, il testo racconta anche la storia di Pitelli a partire dal 1138, data del documento più antico in cui compare il toponimo, fino all'epoca napoleonica: è come se ci fossero due libri in uno. Il testo è molto corposo, 224 pagine, è uno studio bello e serio che sono molto contenta di avere pubblicato”.
A questo punto siamo curiosi di sapere dove si trovava esattamente l’antico insediamento di San Bartolomeo sulla marina e perché si parla di Cento Chiavi, lo chiediamo a Linda
Lascio ai lettori il compito di scoprire le risposte leggendo il libro!