Sarà possibile visitare fino al 19 febbraio 2023 la mostra “La Contemporaneità del classico” che propone una selezione di opere della Wolfsoniana di Genova creando un dialogo con la Collezione Lia attraverso le molte trasformazioni e riprese avvenute nel tempo di modelli iconografici e stilistici comuni alle due collezioni. Attraverso citazioni e rimandi ai modelli del passato, l’esposizione propone un’intensa riflessione sulla tendenza molto diffusa tra Otto e Novecento di rievocare con espressioni artistiche moderne, i temi figurativi della cultura classica.
“Le opere esposte sono l’espressione della sensibilità di Micky Wolfson e della sua voglia di arte e per La Spezia è un onore creare questo dialogo tra il Museo Lia e la Wolfsoniana – ha dichiarato il Sindaco Peracchini - Ci sono tanti oggetti, oltre ai dipinti, che sono una rarità e non è facile trovare nel suo insieme. Poterli mettere vicino alle opere del Museo Lia creando un dialogo è un’emozione unica, è davvero un grande dono che Wolfson ha fatto alla città. Devo ringraziare anche la Sovrintendenza per la collaborazione che spero sia sempre più stretta con una città che sta riscoprendo la propria storia, non solo quella da metà ottocento in poi, ma anche quella medievale. Purtroppo la nostra è una città con poca memoria, ma stiamo cercando di investire tanto. Ringrazio il Curatore e Andrea Marmori che è riuscito a mettere in collegamento questi professionisti potendo oggi ammirare una collezione che merita e che fa della nostra città un punto di riferimento per questa contemporaneità del classico”.
La Wolfsoniana è la collezione che Mitchell (Micky) Wolfson ha donato a Genova, la città in cui si è stabilito seguendo la propria carriera diplomatica avviata a Washington, continuata a Torino e conclusa appunto nella città Ligure. Con l’obiettivo di sostenere e promuovere la conservazione, lo studio e la valorizzazione delle arti decorative e di propaganda del periodo 1880-1945, in quasi cinquant’anni Wolfson ha raccolto un grande numero di opere d’arte. La sua ambizione è stata quella di ricomporre, attraverso gli oggetti, l’atmosfera e la cronaca dei sessant’anni compresi tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e la fine del secondo conflitto mondiale che hanno visto l’affermarsi della produzione industriale, l’imporsi di un progresso tecnologico senza precedenti, l’alternarsi di dittature e governi democratici, due guerre mondiali, nuovi mezzi di comunicazione e trasporto, una nuova concezione di spazio e di tempo, ovvero la nascita della modernità.
“Nell’era del COVID ci sono stati tanti problemi a creare eventi pubblici – ha commentato Micky Wolfson - La Liguria ha saputo trovare un modo per continuare ad organizzare eventi culturali. La collaborazione tra la Wolfsoniana e il Museo Lia è indicativa di questa nuova era, è un esempio di grande collaborazione. E’ importante condividere l’eredità culturale di tutte le province della Liguria, non solo Genova e La Spezia, ma anche Savona e Imperia. E’ bellissimo per me vedere questa collaborazione e l’originalità del pensiero che permette di unire il passato al presente, di offrire una lettura del passato attraverso la contemporaneità, è una mostra molto innovativa”.
La mostra si avvale inoltre della collaborazione del contributo della Sovrintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della città metropolitana di Genova e della provincia della Spezia.
“Questa mostra rappresenta non solo un punto di svolta, ma anche di continuità di un lavoro che è andato avanti nel tempo – ha spiegato la Sovrintendente Cristina Bartolini - E’ un evento che offre testimonianza della presenza sul territorio spezzino costante e continuo da parte della Sovrintendenza da un punto di vista architettonico, archeologico e storico-artistico e del continuo dialogo. Ma la presenza della Sovrintendenza si concretizza in questa mostra anche grazie ad un manufatto, il piatto in ceramica di ‘Leda e il Cigno’ che è entrato a far parte della Wolfsoniana in seguito all’acquisto effettuato nel 2021 dal Ministero della Cultura tramite l’Ufficio esportazione della Sovrintendenza.
Il piatto, insieme a un nucleo di oggetti in ferro e vetro di Umberto Bellotto, è stato presentato all’Ufficio esportazione di Genova per ottenere il rilascio di una certificazione che ne permettesse l’uscita definitiva dal territorio nazionale. Considerata la qualità e la rarità dei beni presentati e grazie alla collaborazione con i curatori della Wolfsoniana, il Ministero della Cultura, su proposta dell’ufficio esportazione ha provveduto all’acquisto di questi manufatti evitandone la dispersione. La consegna alla Wolfsoniana è avvenuta per la caratteristica delle sue collezioni e per favorirne la valorizzazione. L’inaugurazione di questo evento è l’inizio di un nuovo percorso, ma anche un momento intermedio di tutta l’attività di collaborazione tra istituzioni svolta fino ad ora e di quella futura. L’auspicio è che questo dialogo continui con la stessa solerzia e condivisione nel tempo”.
Punto di partenza del percorso espositivo è il ‘Ritratto di Matteo Marangoni’ dipinto nel 1919 dal pittore toscano Baccio Maria Bacci. L’opera rappresenta non solo uno dei principali storici dell’arte del Novecento, celebre per i suoi studi sull’arte barocca e le importanti scoperte, tra cui il Bacco di Caravaggio, realizzate con la sua opera di tutela del patrimonio artistico italiano, ma documenta anche l’influenza estetica del critico d’arte sull’evoluzione artistica di Bacci che, dopo aver abbandonato la sperimentazione linguistica del futurismo, si accingeva in quel periodo ad aderire alle istanze classiche del novecento.
La mostra si articola su quattro sezioni tematiche: Pittura, Scultura, Architettura e Progetti di Interni e Arti Decorative. Ogni sezione documenta le peculiarità tematiche e i caratteri espressivi della Wolfsoniana declinando anche, in ambiti di ricerca differenti, la continua rielaborazione dei modelli classici che si è sviluppata nell’arte figurativa e decorativa tra Otto e Novecento. Questa tendenza appare evidente anche nella progettazione, decorazione architettonica e stili che si sono alternati a cavallo tra i due secoli nelle arti decorative.
La mostra si articola non solo nelle sale adibite alle esposizioni temporanee, ma anche lungo il percorso del museo, creando diretti confronti con le opere della Collezione Lia, selezionate con il contributo di Andrea Marmori direttore del Museo. Ricordiamo ad esempio i rimandi neomichelangioleschi del cartone di Adolfo De Carolis o il richiamo a Tintoretto nello studio per affresco di Mimì Quillici Buzzacchi.
“Quando Andrea Marmori mi ha invitato ho avuto il piacere di collaborare con lui in un sodalizio molto fruttuoso – ha commentato il Curatore della mostra Matteo Fochessati - Ho pensato di selezionare una serie di opere all’interno della Wolfsoniana che potessero in qualche misura bloccare il lasso di tempo che esiste tra le due collezioni. Ho scelto di esporre delle opere che avessero un’attinenza da un punto di vista stilistico o iconografico con quelle esposte presso il Museo Lia. E’ stata una scommessa sotto la sigla della contemporaneità del classico. Un punto di accordo tra due periodi differenti che però si andava a concretizzare nell’accordo tra due collezioni nate entrambe da collezionisti privati, mecenati che hanno voluto donare alle rispettive città le loro collezioni e che hanno collezionato con uno spirito analogo, sebbene riferendosi a due periodi diversi, con una poliedricità di scelta e un’ampia gamma di espressioni artistiche. Tutto questo emerge dal percorso che abbiamo proposto, più focalizzato sulla collezione Wolfson all’interno dello spazio per le mostre temporanee, e con un diretto confronto lungo le sale di tutto il museo creando una sorta di caccia al tesoro in cui i visitatori saranno invitati a ricercare le opere della Wolfsoniana e nello stesso tempo avere una nuova prospettiva sulla collezione conservata nel museo”.
LA WOLFSONIANA
Situata nei Parchi di Nervi, all’interno del polo museale comprendente la Galleria d’Arte Moderna e le Raccolte Frugone e il Museo Luxoro, la Wolfsoniana offre un panorama di immagini e storie del periodo compreso tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento concentrandosi sulle arti figurative e di propaganda. Partendo dal gusto per l’esotico diffusosi in Italia nel corso del XIX secolo, il percorso espositivo si snoda tra il Liberty e il Deco, il Novecento e il Razionalismo.
Grazie alla vasta tipologia delle opere conservate (dipinti, sculture, mobili e arredi, vetri e ceramiche, ferri battuti e argenti, tessuti e tappeti, disegni e progetti di architettura, manifesti, bozzetti, stampe e grafica, medaglie, giocattoli, libri e riviste), la Collezione Wolfson documenta non solo le valenze estetiche degli oggetti d’arte, ma anche i più profondi significati storici e sociali dell’epoca, riferendosi principalmente al contesto italiano, ma con significative testimonianze delle esperienze straniere.
Pendant italiano della Wolfsoniana, istituzione museale con sede nell’Art Déco District di Miami Beach, la Wolfsoniana ha sede a Genova con il suo Centro Studi presso Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, ente che da diversi anni ne amministra le attività espositive e di ricerca.