Il libro di Rino Genovese “Socialismo utopico, socialismo possibile” verrà presentato giovedì 13 ottobre alle ore 17,30 a Sarzana, nella Sala del Centro Sociale, Via Brigata Partigiana Ugo Muccini 26/B.
L’iniziativa è del Circolo Culturale Alessandro Pertini e dell’Associazione Culturale Mediterraneo. I presidenti delle due associazioni, Nicola Caprioni e Giorgio Pagano, e Mario Amilcare Grassi (Celè), insegnante e militante, dialogheranno con l’autore.
La parola socialismo ha per tanto tempo indicato la possibilità di cambiare il mondo, di renderlo più uguale e più giusto, rendendo tutti più liberi. Il fallimento del socialismo “reale” l’ha coinvolta, anche se ingiustamente. Trascinandosi appresso una vicenda senz’altro più fortunata, quella del socialismo democratico in Europa occidentale, applicato con discreti risultati da Brandt, Palme e molti altri ancora.
Le macerie del Muro sono cadute anche su quelle esperienze e i loro eredi si sono riconvertiti a una variante lievemente edulcorata di quello che è stato chiamato il fondamentalismo di mercato. Il quale, però, dopo aver imperversato per quattro decenni, pare avere raggiunto il suo limite: quello della desertificazione sociale e ambientale. In cerca di parole e idee nuove, il socialismo può allora tornare in auge. Dalle catacombe propone di estrarlo anche il libro di Rino Genovese, filosofo e militante appassionato il quale fin dal titolo enuncia l’entità della sfida: come rendere possibile il socialismo utopico.
Al centro della riflessione di Genovese c’è l’“individuo sociale”, alla luce dell’idea secondo cui il socialismo è la “piena realizzazione dell’individuo moderno”, ma che tale realizzazione è possibile solo imprimendole una piega sociale. Genovese propone una correzione di marca socialista libertaria, su basi federalistiche: autorganizzazione dal basso e intreccio tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta.
Altro tema è quello del venir meno, sullo sfondo della globalizzazione, del proletariato di fabbrica insieme al movimento operaio organizzato, che è sempre stata la leva del socialismo. Come concepire in tale assenza un nuovo disegno d’emancipazione all’insegna del socialismo? L’impresa è ardua. Genovese sottolinea l’esigenza di un disegno non più confinato al mondo occidentale: troppe interdipendenze si sono intrecciate tra tutte le regioni del pianeta per contentarsi di un disegno circoscritto, locale, ripiegato sui vecchi confini dell’esperienza socialdemocratica.
Il libro -sostengono gli organizzatori- “è ricco di idee e delinea un programma di ricerca per quella nuova sinistra di cui c’è grandissimo bisogno. La parola utopia non spaventa quando si ha la consapevolezza che il pragmatismo e l’utopia sono l’uno il necessario complemento dell’altra”.