I due Volumi del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” hanno fatto tappa al Favaro, per iniziativa del Comitato territoriale ARCI La Spezia, e a Massa, per iniziativa della Sezione ANPI Massa.
Al Favaro Umberto Costamagna, direttore della Gazzetta della Spezia, ha parlato di “un libro veramente importante, e anche qualcosa di più di un libro: una mole colossale di documenti, testimonianze, suoni, profumi, un’enciclopedia sugli anni Sessanta” che “non è solo memoria, ma stimolo a ricordare chi siamo stati per capire chi saremo, visione retrospettiva di un passato che ritorna presente e si lancia però nel futuro”. Per Stefania Novelli “al centro del libro ci sono le persone, gli studenti e gli operai che lottano per la loro dignità di persone, che vogliono essere libere e vogliono stare insieme in fraternità”. Ne fu un esempio il “doposcuola popolare” nato al Favaro tra 1968 e 1969, iniziativa nata dall’impegno di molti studenti -ne hanno parlato Adriano Da Pozzo e Luana Pigoni, che furono tra i protagonisti- e il Centro sociale dove operava Alda Bruni.
Giorgio Pagano ha tratteggiato un ritratto del Favaro e del Migliarinese negli anni Sessanta, “quartieri operai alla testa della mobilitazione spezzina contro il Governo Tambroni nel luglio 1960”, fino all’Autunno caldo, quando “i cortei operai passavano da Migliarina all’insegna della memoria di classe, per curare le ferite dell’emigrazione e della repressione degli anni Cinquanta, tra ali di folla commossa, soprattutto di donne, madri e sorelle degli operai che erano stati licenziati e costretti ad andare a lavorare all’estero”. Si è discusso anche del ruolo delle donne. Anche le ragazze furono protagoniste della “rivoluzione” esistenziale, culturale e morale del Sessantotto: “la partecipazione femminile nella scuola e nella fabbrica, la lotta contro il dispotismo presente in tante famiglie emergono come fenomeni di grande intensità, anche se il Sessantotto appare anche come maschilista, e il femminismo venne dopo”. Ma comunque le donne “uscirono veramente oltre la porta di casa, come le mamme del Favaro, in prima fila nella lotta contro la vecchia scuola selettiva”.
A Massa Massimo Michelucci, storico, ha definito il libro “un’opera molto importante per capire il Sessantotto italiano, che non fu solo e tanto universitario, ma degli studenti medi e degli operai, a Spezia come a Massa”. Tra le esperienze comuni alle due città ci fu il radicamento del gruppo Il Potere operaio, egemone tra 1967 e 1968 a Pisa e nel litorale tirrenico fino a Spezia. Alla domanda: “Che cosa portò Il Potere operaio a questa egemonia, e poi ad essere un punto di riferimento per altri gruppi in Italia?” Pagano ha risposto: “Probabilmente una certa capacità di esaminare la reale condizione studentesca ed operaia, grazie al metodo dell’’inchiesta’, e di stare ‘dentro’ le lotte con concretezza”.
Rispetto a quella che il libro definisce “sconfitta del Sessantotto degli inizi, libertario ed etico”, nelle due iniziative si è convenuto che “poteva andare diversamente”, se non fossero prevalse le vecchie dottrine e se le forze politiche avessero saputo interpretare le pulsioni vitali del movimento. Ma nel “Sessantotto degli inizi” c’è “una virtualità generatrice di futuro, un lascito che ci parla ancora”.