Subito le prime note ci trasportano dolcemente in Grecia, a Exarchia, un quartiere a nord ovest del centro storico di Atene. Ed è proprio quel nome che ha dato il titolo al nuovo singolo di Mattia Bonetti, cantautore di Fosdinovo, cresciuto sia in paese sia nel territorio della Val di Magra e della Spezia, con una passione per la musica nata in età giovanile. Il suo interesse lo ha portato precedentemente in finale dell'ultima edizione dello storico Premio Pierangelo Bertoli, sul gradino più alto del podio del Premio Baccanali del Museo della Resistenza e vincitore del primo premio della critica a "Una città per cantare" nel teatro di Lucio Dalla a Bologna e dell'Agesci Music Festival.
Ma questa volta Exarchia lo ha trascinato fino in semifinale del Premio Amnesty International Emergenti nel concorso "Voci per la Libertà", con un brano che racconta la vera essenza del quartiere ateniese, con una storia di resistenza molto forte, anche a livello studentesco: un vero e proprio vivaio della contestazione e della ribellione, soprattutto di matrice anarchica. In particolare Bonetti racconta un quartiere auto-organizzato, una zona di intensa attività libertaria, artistica e sociale, forte di esperienze di autogestione che vanno dall'accoglienza di rifugiati all'assistenza sanitaria e che il Governo ateniese vorrebbe controllare o addirittura reprimere, attuando in primis la conversione di quest'area urbana a zona residenziale di lusso, costringendo quindi la popolazione ad andarsene.
"Ogni città ha il suo quartiere contestatario, ma Exarchia conserva da sempre questo carattere e negli anni, ogni giorno, ha resistito con guerriglie e manifestazioni- racconta il cantautore Mattia Bonetti e prosegue- tradotto in canzone, ho voluto raccontarne lo spirito, quello che significa per me a livello emotivo la naturale risposta di un quartiere a un sopruso".
Nel video della canzone si alternano clip dell'artista che canta con immagini di un quartiere milanese che per vissuto non si discosta molto dalla zona greca. Dichiara sempre Bonetti: "Troviamo la metafora della resistenza capeggiata da un bambino, che costruisce con innocenza palazzi fatti di cerini: metafora di una città che prenderà fuoco solo dopo che il protagonista avrà visto il 'proclama' degli amministratori locali e ne avrà compreso la volontà di trasformare per sempre il quartiere dove è cresciuto disintegrando gli ideali che rappresenta".