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Lerici affronta la quarantena riscoprendo la sua storia In evidenza

di Doris Fresco- Una interessante inziativa della Società Marittima di Mutuo Soccorso per intrattenere i lericini durante l'emergenza Covid-19

 

Inizia oggi la seconda settimana di isolamento e se saranno sufficienti i 14 giorni di quarantena non è ancora certo: i contagi in Liguria continuano a salire, un dato che era stato ampiamente previsto ed annunciato, proprio per questo è necessario proseguire con lo stesso spirito seguendo le regole ormai note. Forse inizia oggi il periodo più difficile, perchè chi ha superato la settimana passata rispettando la regola basilare del 'non uscire', inizia ad essere insofferente soprattutto se non ha riscontrato alcun sintomo, e quindi ha in sè la presunta certezza di non aver contratto il virus; altri invece vorrebbero approfittare delle giornate di sole, seppur rispettando la distanza dagli altri, godendosi passeggiate nella natura che, sebbene non sia categoricamente vietata, sono fortemente sconsigliate, per la tacita e sottointesa pratica del 'se lo fai tu lo faranno tutti'.

'Lontani ma vicini' e 'io sto a casa' restano dunque i messaggi cardine anche di questa settimana e in tantissimi, nel proprio piccolo, hanno superato la prima settimana di isolamento mettendosi al servizio per gli altri. Tra i tantissimi progetti messi in campo da associazioni sportive, ludico ricreative e iniziative personali, uno sforzo è stato fatto anche dalla Società Marittima di Mutuo Soccorso, che attraverso la pagina facebook sta intrattenendo i lericini proponendo 'pillole' di storia locale, per cercare di proporre un momento di approfondimento culturale allo scopo di riempire il tempo libero tra le quattro mura di casa, sdrammatizzando e contribuendo ad allegerire la situazione.

I testi sono curati da Bernardo Ratti, presidente della Marittima. 

LERICI AGLI ARBORI

Lerici è una delle località a più alta tradizione marinara e, da sempre, ha fornito uomini a navi alla nostra Repubblica storica prima, Genova, di cui ha seguito tutta la Storia, sino a contribuire a far grande la Marina Mercantile Italiana. Lerici, già nominata come rada nel 1100, ha acquisito importanza con Genova a partire dal 1152. Da quel momento ha seguito la storia marinara della Superba. Dalle battaglie contro Pisa e Venezia, al commercio nelle colonie, dalla difesa della costa ai traffici mediterranei, alle costruzioni navali. Nel '300 si hanno notizie di "galee" lericine che trafficavano in Mar Nero
(ritornerò sul Mar Nero per la Guerra di Crimea, ottocentesca)

Come ben illustrato anche dal Professor Antonio Musarra durante l'ultima edizione di LERICI LEGGE IL MARE ("La Battaglia della Meloria" assieme ai Professori Luca Lo Basso e Margherita Manfredi) la genovese Lerici contribuì alla definitiva sconfitta di Pisa nella Battaglia della Meloria del 1284, con 4 Nocchieri e ben 120 vogatori e, presumibilmente, con una o due galee; nel 1379 fornì almeno 86 marinai per la guerra contro Venezia e nel 1383 un centinaio per la Flotta da Guerra genovese.

I Lericini, naviganti, subirono numerosi attacchi in mare da parte dei pirati barbareschi, e tanti furono resi schiavi e riscattati dal Governo genovese.
Di seguito nota ufficiale del Governo genovese (1584 - Archivio di Stato di Genova) che riporta, per la giurisdizione lericina, anche schiavi da riscattare, oltre che di Lerici, Bagnola, Cerri, Pugliola, Santerenzo (chiamato ufficialmente dal Governo S.to Rentio, cioè Santo Renzo.... Santo Lorenzo), Bonassola.

"Notta della schiavi o sia de quelli in mano de Infidelli data per la giurisdizione di Lerici"
I Lericini: FRANCINO fu GIO' , di Lerici, schiavo di Saus bassà nel bagno di Costantinopoli, catturato alla fiumara di Pisa; BASTIANO e AGOSTINO, fratelli, figli del fu Francesco Di Matteo (Muzio probabilmente, Mutio scritto male), di Lerici, catturati anch'essi alla Fiumara di Pisa e schiavi a Costantinopoli di Saus bassà; FRANCESCO del fu Giò Matteo di FRANZONE (Faridone) di Lerici, catturato in Serchio Vecchio in Toscana e condotto in Costantinopoli, schiavo di Regieffe Bai; GIORGIO RATTI fu Giò Domenico di Lerici, catturato allo Scoglio di Montecristo e schiavo in Algeri di Alì Mamì rinnegato; GIO' FRANCESCO fu Bernardino, schiavo di Mami Ica a Costantinopoli ; GIO' DOMENICO BARBETTA fu Gabriele di Lerici, fornaio, è stato catturato nella Battaglia della Goletta* ed è schiavo di Alì Bassà in Costantinopoli"

Questa era la vita allora...e come ha scritto un amico in un suo libro, quando l'equipaggio di veliero ligure, un Pinco probabilmente, vide all'orizzonte uno sciabecco barbaresco virare verso di loro, il loro Comandante disse " se gh'è da dasse a se démo"

*Battaglia della Goletta: Conquista di Tunisi 1535 a cui Genova partecipò con 19 Galee (tanti i Lericini)

Quando si dice Genova, si dice noi. Quando si parla di "genovesi" si parla di noi... come ora quando si parla di Italiani, si parla anche di noi.

ANDREA DORIA E LERICI 

Nato ad Oneglia il 30/11/1466, Andrea Doria è considerato uno dei Liguri più importanti della storia, il nostro più grande Ammiraglio. Grande politico, ebbe un ruolo importantissimo nella storia genovese ed europea a cavallo tra il’400 e la metà del’500. Di nobile e potente famiglia, il Principe considerava Lerici ed il suo Castello la località più adatta e sicura per le strategie dell’epoca, anche in considerazione della storica lealtà lericina verso Genova e della forza dei suoi abitanti, maestri nell’arte marinaresca. La sua splendida dimora lericina * , presumibilmente costruita a metà del’400, è nella parte più antica di Lerici, borgo strategico e importantissimo per la Repubblica, roccaforte difesa dal possente castello e, allora, da mura. Borgo che dette grandi marinai e navi alla Superba. Lerici, baluardo genovese, ebbe un ruolo fondamentale nella storia di Genova e nella vicende del suo grande Ammiraglio.

La sua storia di condottiero e di grande ammiraglio iniziò tardi, infatti, solo nel 1503 ottenne il comando delle truppe genovesi che stava sedando una rivolta in Corsica. Sconfisse i rivoltosi e nel 1512 contribuì a sconfiggere i francesi che occupavano Genova; comandante della flotta genovese, Doria trasferì la stessa di fronte a Lerici per poi tornare, dopo la sconfitta francese di Novara contro gli Svizzeri alleati del papa, supportando il nuovo Doge ad insediarsi in città.

Confermato a capo della flotta, si occupò della difesa delle coste liguri dalla minaccia dei pirati barbareschi, pattugliando il Mari Ligure ed il Mar Tirreno, sconfiggendo il pirata Godoli. Mantenne il comando della flotta anche con il ritorno di Genova sotto i francesi di Francesco I.

La figura e la grandezza di Andrea Doria si inserisce nella lotta tra Francesco I e Carlo V di Spagna, il sovrano più importante d’Europa e quindi del Mondo, che si contendevano il dominio del Continente europeo.

Nel 1522, dopo che gli spagnoli sconfissero i francesi e conquistarono Genova, Doria, riuscì a prendere il mare con la sua flotta e, da quel momento iniziarono anni di battaglie e conquiste, a volte inutili, al servizio di diversi governi: da Francesco I al papa Clemente VII. Doria, al comando di una sua flotta, la mise a disposizione del Papa che era intenzionato a cacciare gli spagnoli dall’Italia. Riuscì a riconquistare Lerici ed il Golfo, Savona ma non Genova a causa delle sconfitte del Papa in terraferma.

Terminato il contratto con Clemente VII, il “Principe” tornò al servizio di Francesco I come comandante della flotta francese nel Mediterraneo e, appoggiato dalle truppe francesi, riuscì finalmente a liberare Genova dagli spagnoli.

In realtà però, l'alleanza con la Francia stava per diventare per Genova, una sudditanza. Nel luglio del 1528, approfittando della spedizione francese contro Napoli, a cui partecipava la sua flotta agli ordini del cugino Filippino Doria, Andrea ordinò alla stessa di abbandonare la spedizione e di rientrare con la flotta di fronte a Lerici, che raggiunse da Genova con altre navi. La sua decisione di terminare il sodalizio con Francesco I, era data sia dal fatto che Andrea Doria era convinto fautore dell’ indipendenza della Repubblica di Genova, sia dal fatto che i Francesi attribuivano maggiore importanza a Savona, sia per il motivo che l’ingaggio con Francesco I scadeva nel giugno 1528 e non reputava rispettati gli accordi per rinnovare tale alleanza. I francesi, dopo aver cercato invano di aggiustare la cosa, inviarono a Genova un’armata con lo scopo di eliminare l’Ammiraglio con un tranello ed impossessarsi della flotta.

Andrea Doria, venuto a sapere della cosa, grazie ad una complessa rete di spie, lasciò Genova e si ritirò a Lerici, fedele e decisa roccaforte genovese, difeso dal possente Castello e dalle sue mura. Il Re Francesco I gli intimò di ritornare a Genova ma la risposta dell’ Ammiraglio fu “Se il Re vuole vedermi e se ne ha il coraggio, venga lui a Lerici”.

Doria definì quindi l’alleanza con Carlo V che assicurò l’Ammiraglio sul fatto che, una volta cacciati i francesi, avrebbe dato a Genova totale indipendenza. Andrea Doria accettò le proposte di Carlo V firmando un accordo nell’agosto 1528. A quel punto Doria allestì 12 galee e salpò da Lerici per Napoli. Qui colse le truppe francesi e contribuì alla loro sconfitta.

Partito da Napoli, come ammiraglio di Carlo V, rientrò a Lerici, presumibilmente nella sua casa, predisponendo un piano operativo. Allestì 13 galee, in parte formate con equipaggi e nocchieri lericini, da sempre grandi naviganti e il 9 settembre 1528 partì da Lerici alla conquista di Genova, ormai resa invivibile dalle truppe di Francesco I , dalla peste e dalla carestia. Doria e la sua flotta entrò nel porto di Genova l’11 settembre. Avute assicurazioni che il popolo era con lui, che i francesi erano pochi, il 13 settembre fece accostare le galee sotto le Mura del Molo Vecchio, divise i suoi uomini in due squadre, di cui una con i lericini, ed entrò in città per gli stretti carruggi al grido di “San Giorgio e Libertà” innalzando le insegne di Carlo V. Andrea Doria aveva conquistato la sua Genova e fu acclamato “Padre della Patria”.

Carlo V concesse a Genova la restaurazione della Repubblica e numerosi vantaggi economici, mentre l’Ammiraglio assicurò all’Imperatore il servizio della sua flotta. Andrea rifiutò la signoria della città che gli era offerta dal popolo. A lui interessava solo l’indipendenza di Genova e della Liguria e la potenza commerciale; contribuì a redigere una nuova costituzione e un nuovo tipo di Governo: Repubblica aristocratica di Genova, con un Doge che veniva nominato ogni due anni, un Consiglio Maggiore, uno Minore. Di fatto, Andrea Doria, la personalità più potente di Genova, fu nominato Priore perpetuo ed esentato a vita dal pagamento di imposte e tasse. Numerosi i suoi splendidi palazzi e la sua “reggia”.

L’Ammiraglio negli anni a venire coordinò diverse spedizioni sul mare: contro i Turchi di Solimano il Magnifico nel Mar Egeo, nei Dardanelli, a Tunisi, che fu conquistata nel 1535 dalle truppe di Carlo V per merito della flotta genovese. Altre imprese con la flotta Cristiana formata da genovesi, papato e veneziani. Nel 1540 la sua flotta, guidata dal nipote Giannettino, catturava il famigerato pirata Dragut, che spadroneggiava per il Mediterraneo. Sempre importante anche l’opera politica del Doria, che continuava a tessere alleanze in ambito europeo.

Nel 1544 fu firmata la pace tra Francesco I e Carlo V. Andrea Doria sperava, anche per la sua ormai tarda età, di gestire la sua influenza a Genova senza ulteriori avventure, dovette invece far fronte ad una congiura cittadina da parte dell’ altra potente famiglia genovese, i Fieschi. Nel 1550 l'ormai ottantaquattrenne ammiraglio compì una spedizione nella Sirte contro i pirati; ricominciata la guerra con la Francia, nel 1552 Doria condusse spedizioni contro la flotta nemica, in seguito, sino al 1555 dovette sedare una rivolta in Corsica fomentata dai francesi .Nel 1560 organizzò una nuova spedizione contro gli ottomani.

Andrea Doria morì a Genova il 25 novembre 1560.

Anche in questo caso Lerici, baluardo della Repubblica, andò in soccorso di Genova. L'ultima volta fu nel 1849.

 

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