Un’operazione di “resistenza” nei confronti di un consumismo costante destinato a causare la morte dell’eco-sistema globale.
Proprio come la famosissima serie tv da cui prende spunto l’idea, saranno molti i personaggi e i fotografi di Sarzana che indosseranno la “maschera di Dalì” allo scopo di prendere parte alla protesta.
La mostra è stata ideata e realizzata dall’associazione di promozione sociale Punto Zero. Un’associazione formata da ragazzi giovani e ambiziosi che hanno già avuto varie esperienze di livello, a partire dallo spazio espositivo alla mostra “Respirarte” di Ameglia, oltre al più noto Cocktail Fest e il festival Mercurio d’Argento di Massa.
Per capire meglio la struttura della mostra, sarà importante analizzarne i vari livelli.
Iniziamo parlando delle scelte artistiche: il fulcro dell’esposizione sarà la fotografia di alcuni dei più noti personaggi di Sarzana, rappresentati in un trittico che mostrerà una storia.
La storia di come sia immediato e positivo l’abbandono della plastica per la vita di ognuno di noi. Le fotografe sono Carlotta Mariani, Sara Argiolas e Giulia di Oto. Tutte e tre vantano, nonostante la giovane età, un’ottima esperienza sul campo.
Ma non sarà tutto incentrato sulla fotografia: l’intenzione è quella di offrire un’esperienza artistica a 360°. Sarà presente un’installazione video, diretto e creato da Francesco Quadrelli, giovane videomaker sarzanese con molta esperienza alle spalle, soprattutto formatasi nei grandi studi milanesi. Verranno anche esposti dei quadri sempre seguendo la tematica ambientale, realizzati da Matteo Musetti, artista e studente di psicologia. Di fatto, proprio come nel “colpo” della serie TV, ogni artista segue la sua strada e la sua specialità, per garantire un’ottima riuscita del lavoro.
La mostra sarà interattiva: il suolo del Lavatoio verrà ricoperto di rifiuti in plastica sparsi (bottigliette, cannucce, bicchieri, etc), in modo da rendere ai partecipanti l’idea di quanto il suo consumo possa essere un’esperienza spiacevole durante un’esposizione artistica e, analogamente, sul nostro pianeta.
Perché è il mondo in cui viviamo e ne siamo direttamente responsabili.
Per quanto questa possa essere un’esperienza cruda, rende senza dubbio l’idea di quanto questa sostanza, spacciata come panacea di tutti i mali per via dei ridotti costi di produzione, sia nociva per noi e per la qualità della nostra stessa vita.