La Commissione Difesa del Senato si sta occupando, in questi giorni, dell’ “affare assegnato n. 257”, che riguarda “lo stato e le funzioni degli enti dell'area industriale della difesa” e, a tal proposito, ha programmato un ciclo di audizioni.
Sono già stati auditi il S.G./DNA e poi il D.G. AID, che gestisce nove degli originari 36 Enti industriali; poi, ieri, è stato audito il Comandante Logistico della Marina, Amm. E. Serra, che ha relazionato sui tre Arsenali della F.A.
Dopo avere fornito elementi informativi sulla struttura ordinamentale logistica della Marina e sulla mission affidata ai tre Arsenali, e dopo aver riferito dei “ridimensionamenti e trasformazioni degli arsenali con una progressiva riduzione del personale addetto, un crescente incremento delle attività manutentive svolte in "outsourcing" e una diffusa carenza di risorse per il mantenimento in efficienza delle infrastrutture e l’aggiornamento degli impianti”, il Cte Logistico si è quindi soffermato sull’attuale modello organizzativo “che ricalca essenzialmente una struttura di tipo cantieristico fondata su infrastrutture ed impianti quali assetti pregiati per la conduzione delle attività manutentive navali e risorse umane specializzate, in primis personale civile “ad elevato profilo tecnico, deputata allo svolgimento delle attività manutentive dirette”.
Ha poi illustrato “il concetto di approccio logistico integrato nel settore della manutenzione navale”, che si traduce in “attività manutentive di primo e di secondo livello, affidate agli equipaggi di bordo con l’eventuale supporto dei servizi di efficienza delle basi navali. Le manutenzioni di terzo livello sono invece affidate alle avanzate competenze tecniche delle maestranze degli Arsenali, mentre quelle di quarto livello sono eseguite dall’industria privata”, affermando che “l’internalizzazione delle attività a medio contenuto tecnologico comporta pertanto benefici”mentre non appare efficace, a suo giudizio, “la re-internalizzazione delle attività a basso contenuto tecnologico”.
L’oratore ha poi fornito dati sulle “attività produttive recenti dei tre Arsenali”, rilevando “un valore percentuale di attività eseguite con risorse interne pari a circa al 15 % per gli Arsenali di La Spezia e Taranto e pari a circa al 23 % per Augusta rispetto all’esigenza manutentiva complessiva”.
L’amm. Serra si è quindi soffermato sulle “principali criticità che affliggono oggi gli arsenali, essenzialmente riconducibili alla contrazione degli organici del personale civile (in particolare “figure tecniche” direttamente connesse alle manutenzioni navali”) a causa del così detto blocco del turn-over, e dalla mancanza di adeguati investimenti in impianti ed infrastrutture.”, che hanno determinato “la modesta produttività ed efficienza degli stabilimenti”.
Ha successivamente richiamato le ricadute negative determinate dall’applicazione delle Legge 244/2012, e fornito dati estremamente preoccupanti sui suoi effetti: “le stime al 2024 prevedono una contrazione di personale pari a circa il 59 per cento su Taranto, a circa il 51 per cento su La Spezia, a circa il 47 per cento su Augusta, al netto del personale ex militare transitato nei ruoli civili e di coloro che hanno già presentato domanda di uscita anticipata in virtù della cosiddetta "quota 100".
Pervenendo infine a questa amara e drammatica considerazione:”Il 2025 costituirà pertanto, per Arsenali di Taranto e La Spezia, un punto di non ritorno in cui la marcata riduzione del personale civile determinerà di fatto il collasso dell’attuale modello organizzativo”.
Cosa fare allora? Ad avviso del relatore, occorre “un piano industriale di forza armata che, valorizzando le specificità dei singoli stabilimenti, sia orientato ad acquisire quelle capacità in termini di impianti, infrastrutture e formazione del personale, in grado di assicurare il necessario supporto manutentivo mediante il ripianamento delle tabelle organiche ordinative previste unitamente alla finalizzazione degli interventi di adeguamento e ammodernamento delle infrastrutture e degli impianti conseguenti al completamento del "Piano Brin". Una terapia che riteniamo condivisibile e per la quale occorrerà spendersi in tutte le sedi, e noi lo faremo. E’ necessario a questo punto non disperdere nessuna figura professionale dell’ A.D. bensì valorizzarne le specialità ed il ruolo, garantendo una dignità lavorativa equa tra tutti i Ministeri. Sono anni che le organizzazioni sindacali della Difesa lanciano grida di allarme sul decadimento degli Enti industriali, quasi sempre nel disinteresse generale. Da qualche mese assistiamo però a fatti nuovi: le 294 assunzioni straordinarie nel triennio, certo poca cosa ma comunque un segnale; poi le 235 assunzioni ordinarie 2019, il 60% destinato all’area industriale; ed ora anche l’attenzione del Parlamento.
Il coordinatore Provinciale di FLP DIFESA Christian Palladino è fiducioso e richiama all’unità tutti i lavoratori civili della Difesa.
IL COORDINATORE PROVINCIALE
Christian Palladino
FLP DIFESA: FINALMENTE UN SEGNALE D’INTERESSE PER
L’ ARSENALE SPEZZINO