Ci ha lasciati Anna Maria Vignolini, partigiana, responsabile per molti mesi dei Gruppi Difesa della Donna in un’ampia area tra Sarzanese e Spezzino. Era una donna di grande umanità e gentilezza. Semplice e riservata, era orgogliosa di quanto fece nella Resistenza ma mai lo ostentò.
Nacque nel 1923 a Carrara, ma fu sempre sarzanese. Si diplomò maestra e andò a lavorare al Consorzio Agrario. Grazie a Pilade Perugi e poi al fratello Turiddu, che diventerà suo marito, si avvicinò al Partito Comunista. Fu la prima, tra le ragazze di Sarzana, a iscriversi al Partito. Conobbe i suoi massimi dirigenti, Anelito Barontini e Paolino Ranieri. Fu incaricata di trascrivere a macchina il testo del “Manifesto del Partito Comunista”, cosa che faceva nella pausa pranzo o dopo l’orario di lavoro: ma venne scoperta e denunciata da un impiegato. Furono Barontini e Ranieri a darle la responsabilità di coordinare e organizzare le donne. Anna Maria, il cui nome di battaglia era “Valeria”, entrò in contatto, tra le altre, con Vega Gori di Vezzano, Mimma Rolla e Laura De Fraia di Arcola, Rina Gennaro, spezzina sfollata a Sarzana.
Anna Maria spiegò con bellissime parole come una ragazza timida arrivi a realizzare azioni coraggiosissime:
“Il 25 luglio 1943, quando tutta Sarzana esultò per la caduta del fascismo, presi parte alla manifestazione che si svolse nelle vie cittadine: fu la prima esperienza attiva alla quale partecipai. Dopo l’8 settembre e lo sfacelo dell’esercito aiutammo i giovani militari sbandati. Fu quella la svolta. Anche noi ragazze ci davamo da fare, non parlavamo più di ballo o di ragazzi. Andavamo in bicicletta al fiume in costume, per dare la sensazione di essere innocui bagnanti, invece facevamo riunioni politiche. Cantavamo ‘Bandiera rossa’ e l’’Internazionale’ sul fiume o nel Campo dei Cappuccini, dove ora c’è lo stadio. Prima ero timida, riservata e un po’ paurosa, di svenimento facile, poi il lavoro clandestino mi diede coraggio. Gli ideali portano a osare cose inimmaginabili”.
Ad Anna Maria fu affidato il compito di organizzare gruppi femminili che aiutassero la costituzione delle prime bande, con la raccolta di denaro e vestiario e con l’opera di propaganda. Gruppi che organizzarono il grande sciopero del marzo 1944 e sostennero la lotta delle operaie dello jutificio. Nell’estate 1944 Anna Maria cominciò a essere notata dalle Brigate Nere: il CLN le consigliò di spostarsi a Giucano, più vicino alla Brigata ‘Muccini’. “Quante volte -raccontava- sono passata davanti all’albergo Laurina, sede dei fascisti, con materiale ad altissimo rischio!”
Dopo il rastrellamento del 29 novembre 1944 riuscì a spostarsi a Carrara, per portare assistenza ai feriti, trovare cibo e vestiario e per organizzare le donne.
Dopo la Liberazione Anna Maria fu dirigente della Commissione femminile della Federazione spezzina del PCI, Consigliere Comunale alla Spezia e Assessore all’Assistenza sociale del Comune di Sarzana.
Si impegnò sempre per trasmettere i valori della Resistenza. Nel 2009 il Comune di Sarzana le consegnò l’onorificenza civica “XXI Luglio 1921”.
Con Anna Maria scompare una delle ultime esponenti di una generazione giovanissima di ragazze disposte a tutto, all’insegna di un antifascismo dapprima esistenziale e spontaneo, poi politico e maturo, che diede un contributo decisivo a rendere la rottura con il fascismo diffusa e di massa e a conquistare la democrazia. Per questo le diciamo ancora una volta grazie.
Testo di Giorgio Pagano, Copresidente del Comitato Unitario della Resistenza