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Lavoratrice Acam licenziata: per il Tribunale provvedimento "eccessivo", ma non c'è la reintegra In evidenza

La donna dovrà essere risarcita. Il commento dell'avvocato di parte, Roberto Quber, che valuterà l'impugnazione.

Si tratta di una vicenda che aveva scaldato l'estate e l'autunno spezzino: prima la segnalazione di una lavoratrice di Acam Ambiente da parte di Kristopher Casati (lavoratore ACAM che riveste anche il ruolo di Assessore all'Ambiente del Comune della Spezia) e del presidente della società Gianluigi Pagliari; le proteste dei lavoratori e dei sindacati, la politica che si muove con commissioni e con la questione che arriva sino in Consiglio comunale; il licenziamento della lavoratrice.

Oggi è arrivata la sentenza del Tribunale del Lavoro della Spezia che, di fatto, dà ragione alla lavoratrice considerando il licenziamento "eccessivo", ma che non la reintegra nel suo posto di lavoro.

Il Giudice ritiene che “una compiuta valutazione della mancanza commessa dalla lavoratrice come effettivamente dimostrato in causa, porta a un giudizio di eccessività della sanzione espulsiva perché il disvalore del fatto è complessivamente modesto sia dal punto di vista obiettivo che dal punto di vista soggettivo e non è idoneo a far venire meno la fiducia del datore di lavoro nel futuro corretto adempimento delle proprie obbligazioni da parte della ricorrente e nel rispetto da parte sua dei principi di correttezza e di buona fede”.

Il licenziamento quindi viene considerato provvediamento troppo severo in relazione a quanto accertato sia stato commesso dalla lavoratrice. Questo però non le permette comunque di essere reintegrata.

"Nonostante tali più che soddisfacenti conclusioni, il Tribunale della Spezia non ha reintegrato la lavoratrice in attività di servizio, ma ha condannato Acam Ambiente a pagare un’indennità risarcitoria pari a 21 mensilità retributive - spiega l'avvocato della donna, Roberto Quber -  Ciò perché se il fatto esiste, anche solo parzialmente e anche se è molto lieve, il Giudice non può disporre la reintegra: glielo vieta la nuova formulazione della legge 300 (lo Statuto dei Lavoratori), quale voluta dai governi del rigore e al momento non cambiata dal nuovo governo.
In altri termini: se il datore di lavoro contesta ad un lavoratore che è entrato al lavoro 5 minuti in ritardo e ciò è vero, per questo solo fatto il lavoratore può essere licenziato e, in caso di vittoria in giudizio, ottiene danaro ma non la restituzione del posto di lavoro".

"Quando si diceva che avevano distrutto lo Statuto dei Lavoratori, questo si intendeva", commenta Quber.

"Studierò la sentenza - prosegue l'avvocato - mi consulterò con la mia assistita e con il sindacato UIL che la tutela, per valutare i margini di impugnazione della sentenza che è, come molte sentenze, corretta ed opinabile".

Poi conclude, al di là del suo ruolo di avvocato: "Come uomo, profondamente colpito dal fatto che basta un nonnulla perché un lavoratore perda il posto di lavoro in cambio di un’indennità economica, agirò con tutti quelli che vogliono cambiare questa legge (per la cronaca: è la Monti-Fornero) a livello nazionale e perché gli azionisti di Acam Ambiente intervengano per evitare che venga usata per la prima volta nel territorio spezzino una delle leggi più inique contro chi lavora.
Spero che con me ci siano in tanti, di tutti gli orientamenti, ma se non venisse nessuno manifesterò da solo.
Almeno sarò in pace con la mia coscienza.

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