Questa volta però la vicenda è un po' diversa in quanto non propriamente di battibecco tra politici si tratta, ma di una sorta di confronto – scontro istituzionale.
Per mettere in guardia i politici da affermazioni scritte magari “di getto”, Ernesto Belisario su AGI digitale cita un caso che davvero potrebbe creare un precedente e, come scrive il giornalista, “potrebbe cambiare per sempre l'uso disinvolto che i politici fanno dei social”.
Ad essere presa ad esempio è la sentenza con la quale il TAR della Liguria condanna il Ministero dei Beni Culturali a risarcire il Comune della Spezia.
Tutto fa riferimento alla questione dei lavori in Piazza Verdi.
La richiesta di sopensione dei lavori, infatti, avanzata dal Ministero, era stata anticipata da un tweet dell'allora Ministro Massimo Bray postato sul suo account personale.
Il Comune della Spezia, nel ricorso, non si era limitato a elencare le ragioni per cui riteneva scorretta la decisione, ma aveva anche affermato che quel tweet era “un’inammissibile usurpazione di funzioni amministrative” di esclusiva competenza dei dirigenti del Ministero.
Il TAR ed il Consiglio di Stato hanno dato ragione al Comune, ritenendo che gli organi decentrati del Ministero abbiano assunto la decisione di sospendere i lavori, contrariamente a quanto fatto in precedenza, anche per una sorta di condizionamento venuto dal tweet del Ministro, ovvero “al fine di assecondare gli impegni ormai pubblicamente assunti dal Ministro”.
Il TAR della Liguria ha condannato il Ministero per i beni e le attività culturali al pagamento di 73.000 euro per l’illegittima sospensione dei lavori.
Così chiosa nel suo pezzo Ernesto Belisario: “Quella del TAR Liguria è una sentenza molto importante perché ribadisce che i social non sono il far west e che un post può essere sintomo della scorrettezza del comportamento dell’amministrazione. Questo vale anche, forse soprattutto, per i post dei profili personali dei politici che – molto spesso – sono preparati da social media manager e staff che non hanno conoscenza della macchina burocratica (e del diritto amministrativo) e che non sempre consultano preventivamente gli uffici competenti per i singoli procedimenti”.