«La Natività della Beata Vergine Maria è una festa cara alla fede, alla vita interiore, al cammino di salvezza, a tutto il popolo di Dio – ha spiegato nell’omelia a Le Grazie -. Di un santo normalmente si festeggia la data della morte, che segna l’ingresso nel regno di Gesú. Solo di tre persone si celebra anche la nascita terrena: Gesù, San Giovanni il Battista e Maria».
«La vita già esiste da nove mesi, ma la nascita é l’inizio vita visibile. La natività di Gesú, che festeggiamo come il Natale, è decisiva per la nostra salvezza. Dà il senso profondo alla nostra umanità, la quale è voluta da Dio, però porta con sè anche il peccato originale. Quell evento é preceduto dalla predicazione di Giovanni il Battista. Di lui, il vangelo riporta il sussulto nel grembo, al momento dell' incontro di Maria e Elisabetta, le madri incinte. Giovanni è l’ultimo e il più grande dei profeti. Nell' Eucaristia, il sacerdote usa le parole del Battista (“Ecco l’agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo”), che continuano a indicare Gesù».
«Tutto questo si rende possibile grazie al “sì” di Maria. Era nella disposizione ideale. Ma è un “sì” detto in modo libero e responsabile. Maria é la porta con cui il figlio di Dio entra non solo nella nostra storia, ma nella nostra umanità. Maria è importante, e pertanto la sua nascita. Il suo “sì” è stato pensato e voluto dall' eternità. Addirittura profetizzato. In quella natività abbiamo il tempio in cui il figlio di Dio si fa uomo come noi. La maternità di Maria, poi, dalla croce viene estesa da Gesù a tutta l’umanità “Madre, ecco tuo figlio”.
Maria diventa nostra madre. Senza la mamma nessuno sarebbe vivo. Senza la mamma non sarebbe potuto nascere Gesú. Gesù ha voluto essere educato e cresciuto in quella casa. E poi ce l'ha donata a tutti. Chiediamo al Signore la grazia di essere degni figli di una mamma così grande».
testo di Francesco Bellotti