Il Dott. Franco Giovannoni primario di neuropsichiatria infantile è stato convocato dalla IV° commissione per parlare del servizio. “Mi sento di ringraziare la giunta regionale perché per la prima volta in 30 anni di lavoro una regione si fa carico di capire cosa sono le neuropsichiatrie infantili. Una cosa epocale, non per noi, ma per l’Italia. Credo che nessuna regione d’Italia si sia occupata delle neuropsichiatrie infantili. Stiamo parlando di un servizio che nel 2017 ha fatto 2450 pazienti in carico e 862 prime visite. Parliamo di 900 ragazzini in una provincia in cui ne nascono 1400 scarsi all’anno".
"La situazione non è rosea e l’ultimo contenitore sociale, che sono le scuole, a loro volta sono in affanno e lo capisco bene - prosegue il Dott. Giovannoni - Come neuropsichiatria alla Spezia mi sento di dire che siamo ad un livello buono. Si casca sui bimbi più semplici, sul ritardo del linguaggio ad esempio, e li è chiaro che passano avanti gli 800 disabili. I bimbi normali ma che hanno difficoltà nel parlare ovviamente li mettiamo in coda, ma non per cattiveria. In questi tempi sono carente di personale, ho parlato col Direttore Sanitario e mi sento di dire che già a settembre qualcosa entrerà. Abbiamo rifatto le liste d’attesa che verranno governate dalla Regione suddividendo per patologia ed età”.
Il primario guarda anche al futuro dei ragazzi, a quello che possono fare dopo aver terminato le scuole ed è proprio lì che si apre la questione più importante: “Il grosso problema del disabile non è gestirlo fino al termine della scuola, ma è il dopo, cosa fanno? Questi ragazzi possono fare dei lavori protetti. Questo si chiama lavoro per i ragazzi disabili, ed in età adolescenziale dobbiamo potenziare le competenze che un domani possano rappresentare un lavoro. Con un centro autismo sul distretto 19 e rimpinguando le figure che non ho, io sono convinto che noi, per quel che riguarda l’offerta al cittadino, non siamo secondi a nessuno in Italia, anzi forse siamo sopra alla media”.
Dopo l’introduzione del Dott. Franco Giovannoni arriva il momento delle domande dei commissari, a cominciare da Patrizia Saccone: “In termini economici ci sono riscontri sull’esodo e a quanto ammonta? Come funzionerebbe il centro di via Fontevivo e che età interessa?”
Risponde il primario: “Un po’ di esodo c’è sempre stato. Di grosse fughe non ce ne sono. Per quel che riguarda via Fontevivo ad oggi riguarda gli over 18, credo che potrò appoggiarci anche gli adolescenti. Ci sarebbero dagli alloggi protetti fino ai laboratori per l’attività di produzione di pasta da cucina (pasta, cracker, biscotti), ci sarebbe anche l’idea di fare pizze e portarle a domicilio anche se non è semplice”.
La commissaria Federica Pecunia si sofferma sui "rinforzi" di settembre: “Quante unità le hanno ipotizzato? Come mai i casi aumentano secondo voi?”
“Vedo che ci sono delle deroghe regionali, se mi danno quello che c’è in deroga io sono contento”. Sottolineando come la necessità sia legata in particolare al personale medico. Il primario risponde poi alla seconda domanda della commissaria, quella legata all’aumento dei casi: “10-12 anni fa i giapponesi parlavano della sindrome di Hikikomori, ovvero di 3 milioni di giapponesi chiusi in casa attaccati ad internet, da qualche anno casi analoghi ce li abbiamo anche noi”.
Presente in commissione anche l'assessore Giulia Giorgi: “Quello che manca come territorio è un aiuto per le famiglie che molte volte devono capire come orientarsi in questo mondo, manca un servizio che da questo punto di vista possa essere vicino alle famiglie. Si tratta di un servizio fondamentale, bisognerebbe realizzare un contenitore territoriale".