«Oggi abbiamo ricevuto il grande dono di tre presbiteri - ha detto il vescovo nell’omelia - E’ un dono da accogliere e di cui essere grati, perchè tramite loro Gesù continuerà a essere presente tra noi, con i suoi gesti efficaci, i sacramenti. Avranno bisogno anche del nostro aiuto nelle fatiche, che spesso non si vedono, ma sono presenti».
Commentando il Vangelo del giorno, Palletti ha sottolineato che l’apostolo Tommaso «vuole fare un'esperienza (la verifica della presenza reale di Gesù risorto, ndr), che gli altri avevano già fatto. È un esperienza fondante - Giovanni infatti scrive che quanto riportato sul suo vangelo serve perchè chi legge creda». Si tratta di un evento storico e che interpella la nostra fede.
«Dobbiamo anche entrare nella concretezza di un popolo che vive in un territorio e cammina oggi nella storia. È un impegno di comunione, con il pastore, con la Parola annunciata e con i riti celebrati». «Principio di unità della Chiesa locale sono io – ha proseguito il vescovo - , con tutti i miei limiti. Perché il Signore ha scelto me. Il pastore è segno sacramentale di unità. Ma abbiamo bisogno anche dei pastori che sono in comunione col vescovo e amministrano i sacramenti. Diventano un anello di congiunzione fondamentale. Possono essere più o meno simpatici, o gradevoli. Quella è la loro persona privata. Ma, ricevuto il sacramento dell'ordine, rendono presente l’unico eterno sacrificio di salvezza».
Il vescovo ha poi citato «alcuni piccoli brani del vangelo significativi» per il grande giorno dell’ordinazione. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv, 15, 16). La creatura risponde alla chiamata di Dio. Rispondere vuol dire entrare in una sequela ben precisa. E non sono solo scelti, ma anche costituiti. “Vi ho fatto diventare ciò che non eravate, perché portiate frutto”.
Un secondo passo: “Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi” (Mt, 10, 16). Gesù non fa sconti, non si è in vacanza. “Siate semplici come colombe e prudenti come serpenti”. Davanti ai lupi ci vuole l'autenticità, perché il vangelo possa essere annunziato a tutti. «La misericordia ha come compagna indissolubile la conversione». Perchè «da sola, la verità potrebbe anche essere una condanna, la misericordia un compromesso».
Per un prete, «non c è spazio per personalismi e idee private, che possiamo anche avere, ma dobbiamo occuparci delle cose di Dio, dentro una speranza». A tal riguardo, il vescovo ha ricordato l’episodio in cui i discepoli erano euforici perchè i demoni si sottomettevano loro. Ma Gesù li invitò a rallegrarsi piuttosto “perchè i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc, 10, 20). Bisogna essere prudenti, ma anche semplici.
Palletti ha così richiamato «le tre coordinate» fondamentali per un «ministero sereno e fecondo». «La mia speranza non sta in quello che faccio, ma nel fatto che il mio nome è scritto in cielo. Non sono io che mi sono chiamato da solo. Sei tu, Signore, che hai scritto il mio nome, e a me compete solo non andare a cancellarlo».
In conclusione, il vescovo ha esortato i fedeli a pregare per i nuovi sacerdoti e per «chiedere al Padre tante altre sante vocazioni al sacerdozio».
La celebrazione è stata allietata dal coro della parrocchia di San Francesco di Lerici.
(Testo: Francesco Bellotti)