“Quel pomeriggio del 25 ottobre 2011 ero nel mio ufficio al primo piano di un Palazzo Comunale semideserto.
Pioveva molto forte anche se Spezia città fu risparmiata dalla furia dell’acqua. I rapporti con i previsori meteo e i conseguenti sistemi di allerta che sarebbero stati poi progressivamente introdotti nel sistema della protezione civile allora non erano contemplati.
Ad un certo punto cominciarono però ad arrivarmi in modo informale le prime notizie su quanto stava succedendo in Val di Vara. Le piogge là stavano picchiando in modo spaventoso.
“Ma cosa diavolo sta succedendo?!” Prese corpo questo pensiero e questa domanda in modo sempre più martellante mentre cercavo di raccogliere altre informazioni. Incominciai a cercare i sindaci della valle. Riuscii a contattare il sindaco di Pignone, poi quelli di Brugnato, di Rocchetta, di Borghetto. Non ricordo se anche altri, forse Carro e Calice.
La mia era quasi sempre la prima telefonata che ricevevano da un qualche ente. Ricevetti da loro messaggi di preoccupazione profonda e le prime richieste di aiuto. Credo che per tutti fosse stato un conforto sentirmi perché fino ad allora non erano riusciti a mettersi in contatto con nessun altro ente del territorio spezzino.
Mi chiesero di attivarmi anche per aiutarli a superare quell'isolamento.
Inizio così da subito un rapporto di solidarietà tra il Comune della Spezia e quei territori.
Nei giorni e nelle settimane seguenti fummo presenti là con i nostri tecnici, i nostri operai e i volontari. Organizzammo aiuti, inviammo tutti i mezzi disponibili. Poi seguimmo e partecipammo al finanziamento di alcuni progetti di ricostruzione. E con il Comune la città tutta”.
Massimo Federici