La Rete Anti Omofobia e Transfobia ha allertato le forze dell’ordine che stanno indagando.
L’episodio (
leggete qui) è un grave sintomo del clima di intolleranza, violenza e ignoranza fomentato da movimenti conservatori e di ispirazione religiosa e avvallato da alcuni media nazionali.
La “teoria del gender” è un’invenzione secondo la quale esisterebbe un complotto orchestrato da una non ben identificata lobby gay colpevole di strumentalizzare i bambini istigandoli all’omosessualità, distruggere le differenze biologiche tra maschile e femminile, insegnare ai bambini a masturbarsi negli asili e incoraggiarli a giochi erotici.
Ciò che esiste sono invece gli studi sul genere - i cosiddetti “gender studies”, nati in America negli anni ’50 - un campo di indagine interdisciplinare che si interroga sul genere e sul modo in cui la società, nel tempo e a latitudini diverse, ha interpretato e alimentato le differenze tra il maschile e il femminile, legittimando non solo disparità tra uomini e donne, ma anche negando il diritto di cittadinanza ai non eterosessuali.
Grazie agli studi di genere si è potuto anzitutto mettere in discussione il sistema di sottomissione delle donne, favorendo l’acquisizione da parte loro di diritti fondamentali come l’autodeterminazione sessuale e la facoltà di decidere del proprio corpo. A partire dagli studi di genere è possibile proporre modelli culturali e educativi più rispettosi di tutte le persone e dei vari modi di vivere la propria identità. Gli studi di genere non negano le differenze e le varianti di genere, ma le studiano per capirle meglio.
L’AIP - Associazione Italiana Psicologi - ha ritenuto opportuno intervenire per rasserenare il dibattito nazionale sui temi della diffusione degli studi di genere e orientamento sessuale nelle scuole italiane e per chiarire l’inconsistenza scientifica del concetto di “ideologia del gender”:
Lo scopo di tali attività non è che quello di “fare chiarezza sulle dimensioni costitutive della sessualità e dell’affettività, favorendo una cultura delle differenze e del rispetto della persona umana in tutte le sue dimensioni e mettendo in atto strategie preventive adeguate ed efficaci capaci di contrastare fenomeni come il bullismo omofobico, la discriminazione di genere, il cyberbullismo”.
L’AIP ha contemporaneamente riconosciuto il contributo che i gender studies hanno apportato alla riduzione dei pregiudizi e delle discriminazioni basati sul genere e l’orientamento sessuale:
“Le evidenze empiriche raggiunte da questi studi mostrano che il sessismo, l’omofobia, il pregiudizio e gli stereotipi di genere sono appresi sin dai primi anni di vita e sono trasmessi attraverso la socializzazione, le pratiche educative, il linguaggio, la comunicazione mediatica, le norme sociali”. (AIP, comunicato stampa del 9 settembre 2015).
Valentina Bianchini
Presidente R.A.O.T. - Rete Anti Omofobia e Transfobia