Giovane studente all'Istituto Tecnico di Pisa, durante il regime, con il nome di "Nero", contribuì all'attività antifascista, diffondendo la stampa clandestina dalla Spezia a Porto Venere. Durante una di queste missioni fu anche aggredito e picchiato da una squadraccia fascista. L'aria si era fatta ormai pesante per "Nero", che, con il nome di "Giacomo", proseguì il suo forte impegno sui monti, nella Brigata Gramsci, partecipando a diverse azioni e alla sussistenza della stessa Brigata.
Mario, segui l'esempio del padre Giuseppe. Questi, per il suo impegno contro il regime fascista, fu tra i quattro lavoratori dell'OTO (Castagnaro, Milone e Natali) arrestati insieme ad altri di diverse aziende durante gli scioperi del Marzo 1944 e deportati a Mauthasuen, dove, nel sottocampo di Gusen, morì a 44 anni.
Nella sua lucida testimonianza che, insieme a tante altre, forma le "Voci della Memoria" Nero, poi Giacomo, ci conferma con grande umiltà l'importante consapevolezza ideale per una scelta piena di incognite, di rischi e di enormi sacrifici, compiuta da migliaia di giovani.
E lo fa sostenendo come sia stata fondamentale l'unità tra le forze che hanno dato vita alla Resistenza per liberare l'Italia dal nazifascismo e per donare a tutti noi Libertà e Democrazia, sancite da una delle Costituzioni più avanzate al mondo.
Un altro dei preziosi insegnamenti da custodire e da trasferire nella vita quotidiana e nei progetti per il futuro.