L'Associazione aveva subito puntato il dito sull'urbanistica scellerata messa in atto ad Aulla, non solo negli anni '80, ma perversamente perpetrata anche negli anni '90 e 2000, quando le norme, le conoscenze ed i vincoli dell'Autorità di Bacino erano conosciute e operative. Tra Via della Resistenza e Via Lunigiana infatti si è continuato impunemente a costruire anche dalla fine degli anni '90 fino ad oggi (ad esempio gli edifici commerciali di 'Stefan' e del Centro 'le Alpi', come altrigrandi edifici residenziali).
Legambiente ritiene fondamentale arrivare a sancire le responsabilità della malaurbanistica aullese nell'alluvione e ha deciso pertanto di costituirsi parte civile nel procedimento penale che seguirà alle indagini preliminari. Questa scelta consentirà all'associazione di impegnarsi a dimostrare che il Magra ha esondato ad Aulla perché metà dell'alveo del fiume era stato occupato dall'espansione edilizia anche recente, frutto di scelte amministrative che hanno preferito la speculazione edilizia a dispetto delle naturali dinamiche fluviali e della sicurezza dei cittadini. "Le conclusioni della Procura della Repubblica sono importanti - dichiara Matteo Tollini della Segreteria di Legambiente Toscana - perché sanciscono finalmente la responsabilità dell'urbanistica speculativa neidisastri ambientali, sgombrando il campo da quei luoghi comuni che individuano fantomatiche cause nelle mancate devegetazioni ed escavazioni dei fiumi. L'unica soluzione è sottrarre edifici e attività dalle zone a rischio, invecedi rincorrerre illusorie messe in sicurezza che non offrono mai garanzietotali, come argini dimensionati solo per limitati eventi. Da oggi Legambiente sarà impegnata a collaborare nel procedimentogiudiziario come parte civile per creare un precedente: il cemento negli alvei è causa colpevole di disastri e alluvioni".