Patagonia, Tierra del Fuego, Fin del Mundo,... y principio de todo, dicono in Argentina. La fine del mondo e il principio di tutto. Geografia immaginaria, domicilio esistenziale, immaginazione sociale, la Patagonia accende la mente e mette in moto le gambe. Il Museo del Ciclismo A. Cuffini ha raccolto il ciclodiario "Vento, guanachi e ripio: un itinerario ai confini del mondo", la narrazione dell'itinerario di viaggio di tre amici tra l'Argentina e il Cile.
Laura, Mirco e Ugo sono partiti a dicembre, sono arrivati in aereo a El Calafate, hanno impiegato un'ora e mezzo per montare le biciclette, sono usciti dall'aeroporto e... sono rientrati. "La nostra prima tappa in sella è durata meno di un minuto", riferisce Ugo, la voce del gruppo, mentre sullo schermo sfilano le immagini. "A posteriori direi che la parte più difficile è quella logistica, e che il momento più scoraggiante è stato quel primo minuto fuori dall'aeroporto, abbiamo dovuto prendere la decisione di rientrare. Abbiamo imparato a poco a poco che in quei luoghi occorre programmare le giornate a seconda del vento... e che sorpresa gradita quando una signora fueghina ci ha insegnato l'esistenza di una app che ne descrive in modo affidabile potenza e direzione!".
I tre viaggiatori hanno ricostruito la loro esperienza con dettagli vivi e coinvolgenti: Mirco con la descrizione tecnica del telaio autoassemblato, con la dinamo che gli permetteva di caricare il cellulare ogni giorno; Laura con la sua colorita espressività facciale; Ugo con la sua affabulazione che spaziava dalla lista della spesa agli sterminati orizzonti, con le punte conquistate da nomi mitici. Perito Moreno, Lago Argentino, Ruta 40, Cerro Castillo, Torres del Paine, Puerto Natales, Punta Arenas, Stretto di Magelllano, Passo Garibaldi dove Garibaldi mai fu,... un itinerario iconico sino a Ushuaia e alla fine della ruta, costellato di domande dal pubblico. In totale venti giorni pedalati su un mese, 1200 km percorsi. Il brindisi di Capodanno, fatto con succo d'arancia sotto il sole australe delle dieci di sera e accompagnato da una barretta di cioccolato, davanti alle tende solitarie, è sembrato il cenone più prelibato che si possa augurare.
A sorpresa, la telefonata di Alessandro Petacchi dalla Tirreno-Adriatico: tra rotte patagoniche si ritrovano anche ricordi di scuola e con loro i Quaranta Ruggenti, nome evocativo con cui si intende l'area situata tra il 40° e il 50° parallelo, aprono nuovi orizzonti, tutti da raccontare.