La scorsa serata, intorno alle 22.30 circa, un sessantenne spezzino richiamava l’attenzione di una pattuglia appiedata della Polizia Locale impiegata nei controlli del centro storico in prossimità del Museo Lia. Il signore, con fare piuttosto trafelato, raccontava di essere stato appena derubato del proprio marsupio di colore nero col logo di una nota marca sportiva stampato di bianco, contenente documenti d’identità, tessera sanitaria e varie carte di pagamento, avvenuto mentre si trovava presso un vicino locale in via dei Mille. L’uomo riusciva a fornire una precisa descrizione dell’autore del gesto: una persona di etnia nordafricana, con un cappello da baseball di colorazione chiara ed in sella ad una bicicletta.
Gli operatori, si ponevano subito alla ricerca del soggetto e, dopo varie perlustrazioni nelle vie adiacenti al luogo dell'accaduto, rintracciavano un uomo corrispondente alla descrizione nei pressi di Piazza Garibaldi, ma questo alla vista degli agenti si dava ad una tanto rocambolesca quanto inutile fuga in sella alla bicicletta, dato che veniva inseguito e raggiunto poco dopo in via Pisacane.
L'uomo veniva riconosciuto dagli agenti in un libico quarantenne, in quanto già noto al Comando della Polizia Locale per precedenti reati e conseguenti denunce, anche se non aveva al seguito alcun documento valido per l’identificazione, Alla richiesta di chiarimenti sui fatti accaduti in via dei Mille e relativi al furto di un marsupio, ovviamente si dichiarava estraneo al fatto. Tuttavia da un semplice controllo visivo sulla sua persona si notava un rigonfiamento sotto la maglietta ed una fibbia a scatto tipica di marsupi e zaini che spuntava all’altezza della gola, segno inequivocabile che stesse maldestramente nascondendo qualcosa. A quel punto gli agenti chiedevano di mostrare cosa fosse allacciato al proprio collo: l’extracomunitario slacciava la fibbia e consegnava il marsupio di colore nero con la scritta bianca perfettamente corrispondente alla descrizione dell’oggetto rubato. All’interno del marsupio si rinveniva esattamente quanto indicato nella querela presentata nel frattempo dal suo proprietario, al quale gli agenti riconsegnavano il maltolto negli uffici della Caserma di viale Amendola.
Per quanto emerso nel corso dell’attività d’indagine, che riconduceva oltre ogni ragionevole dubbio al soggetto fermato la responsabilità del furto, veniva formalmente identificato e denunciato all’Autorità Giudiziaria per il reato di furto aggravato.