Nel quadro dei compiti istituzionali rivolti al costante monitoraggio delle diverse filiere ittiche, ovvero alla più ampia tutela del patrimonio ambientale, con particolare riguardo agli ecosistemi marini, la Guardia Costiera della Spezia, attraverso una duratura e complessa attività investigativa, ha scoperto e deferito alla competente Autorità Giudiziaria una filiera illegale, dedita alla raccolta ed alla commercializzazione dei datteri di mare (nome scientifico: Lithophaga lithophaga).
Come noto, si tratta di una specie “protetta”, sottoposta al regime di tutela internazionale sancito dalla Convenzione CITES - Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora (nata allo scopo di garantire un utilizzo e una conservazione sostenibili delle popolazioni animali e vegetali del nostro pianeta), la cui raccolta è oramai assolutamente vietata, da diversi decenni, essendo unicamente possibile mediante l’impiego di strumenti e/o attrezzatture (picconi, martelli anche pneumatici, ecc.), con effetti particolarmente devastanti per gli habitat rocciosi e sottomarini, in cui gli esemplari nascono e si sviluppano.
I quantitativi (anche di pochi chilogrammi), una volta estirpati dalle rocce, vengono dirottati illecitamente sul mercato, attraverso canali sommersi che, spesso e volentieri, si contraddistinguono per la presenza di una vera e propria rete illegale, fatta di raccoglitori, intermediari e consumatori finali (diretti e/o tramite esercizi di ristorazione). Ovviamente una siffatta catena si regge sugli introiti, visto che un chilogrammo di datteri di mare può arrivare ad un costo che oscilla tra i 100 ed i 150 Euro, con guadagni illeciti ben più consistenti per gli esercizi pubblici che propongono e somministrano i datteri di mare ad una clientela fidata e selezionata, la quale, seppur pienamente consapevole di infrangere la vigente normativa, non rinuncia a richiedere e ad assaporare - a qualsiasi rischio e costo - i predetti molluschi bivalvi, noncuranti delle pesanti ripercussioni sul degrado dell’ecosistema marino.
Sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, le indagini della Capitaneria Spezzina sono iniziate nel mese di ottobre dello scorso anno, attraverso una complessa attività di appostamenti e pedinamenti, anche in ore notturne, culminata, con un primo ed importante sequestro di 2 chilogrammi di esemplari, confezionati in due bottiglie di plastica riposte in una scatola di scarpe, occultata all’interno di un’autovettura. Il prodotto illegale, verosimilmente destinato alle filiere locali di ristorazione, è stato, quindi, distrutto ed il responsabile immediatamente deferito alla stessa Autorità Giudiziaria.
In una fase successiva, l’attività d’indagine è stata ulteriormente allargata e sviluppata, anche attraverso l’intervento del 5° Nucleo Subacqueo della Guardia Costiera, alle dirette dipendenze della superiore Direzione Marittima di Genova, quale Primo Centro di Controllo Area Pesca per la Regione Liguria, che, nel corso di diverse immersioni, ha potuto accertare l’effettivo deturpamento delle scogliere sommerse in diversi specchi acquei del Golfo dei Poeti.
Complessivamente, sono stati deferiti alla richiamata Autorità Giudiziaria, 8 persone, implicate a vario titolo, e per le quali, al momento, le ipotesi di reato sono la ricettazione ed ovviamente il disastro ambientale e l’inquinamento marino.
L’operazione assume particolare significato in un contesto cosi tutelato come quello Spezzino, in cui la Guardia Costiera è costantemente impegnata, in mare e a terra, con l’obiettivo principale di individuare, prevenire e contrastare qualunque forma di illegalità, a salvaguardia delle nostre coste e dell’intero ecosistema marino.
Ovviamente, occorre grande senso di responsabilità da parte di tutta la collettività, affinché queste filiere illegali, come quella del dattero di mare, non vengano alimentate, tenendo altresì presente che, in questo caso, anche il consumatore finale è assolutamente sanzionabile.