La spezzina Tania Vitali ha appena pubblicato il suo secondo libro “Il silenzio del dolore invisibile”, un testo in cui l’autrice racconta la sua esperienza di donna che soffre di fibromialgia e tutto il percorso seguito dalla prima diagnosi a oggi, quando grazie alle terapie Tania ha potuto riappropriarsi della sua vita.
Come nel primo libro “La guerra che si può vincere”, dove la scrittrice ha parlato di endometriosi sempre attraverso il racconto della sua storia personale, anche il secondo testo vuole essere un messaggio di speranza per tutti i malati di fibromialgia, ai quali Tania dice di non mollare mai.
La presentazione del libro avverrà sabato 11 maggio alle 17.00. L’evento è organizzato dal Soroptimist Club, presso il Circolo Velico della Spezia.
La Redazione di Gazzetta della Spezia ha incontrato l’autrice.
Tania la tua esperienza di scrittrice è iniziata con un primo libro sull’endometriosi…
Esatto. Nel mio primo libro ho parlato di endometriosi, un’altra malattia silenziosa e poco conosciuta. Avevo scritto quella storia per uno sfogo personale, poi uno psicoterapeuta mi ha consigliato di pubblicarla, perché poteva essere di aiuto a tante persone che, come me, combattono quotidianamente contro questa malattia. Non ho toccato, invece, il tasto della fibromialgia perché forse, in quel momento, non ero neanche consapevole di cosa fosse veramente e quali effetti potesse avere sulla mia vita. E poi ho pensato che ci volesse un capitolo a parte.
Come è nata in te l’idea di scrivere questo secondo libro?
Un giorno, uscita da un convegno proprio sulla fibromialgia, ho capito tante cose e ho deciso di scrivere.
Anche questo secondo volume è un racconto autobiografico…
In questo libro racconto la mia vita con la fibromialgia, dalla prima diagnosi fatta dal medico della ASL. E’ stato lui che ha provato a toccarmi un braccio e io ho provato dolore. Ha poi sentito gli altri punti, ed è risultato che avevo tutti i ‘trigger points’ positivi. Mi ha mandato dal reumatologo e da lì è iniziato tutto.
La fibromialgia è una malattia subdola e difficile, soprattutto se la si ha come malattia secondaria, come me. Mi è venuta dopo altre patologie croniche, come l’endometriosi, e questo fa molta differenza. Essendo abituata a sopportare il dolore cronico, aggiungere dolore a dolore, è quasi come se ci fossi abituata. Quindi all’inizio ignoravo questi dolori diffusi nel corpo, che migravano, passavano dal ginocchio, ad un piede, al collo.
Poi ho sentito questa parola, ‘fibromialgia’. Devo dire che con me la diagnosi è stata fatta davvero tempestivamente, perché il medico è stato bravo.
Quindi cosa è successo dopo la diagnosi?
Ho iniziato delle cure, ma essendo poliallergica, non potevo prendere la maggior parte dei farmaci usati per trattare la patologia. Quindi è iniziato questo percorso, giri di ospedali, cambi di medici e di terapie.
Oggi come stai?
Il libro si ferma ad oggi, dove grazie ad una terapia che mi hanno dato presso il centro del San Martino di Genova, che su di me funziona, sto meglio.
I malati fibromialgici sono tutti diversi tra loro, una terapia che funziona per uno, non è detto funzioni per un altro.
Sono grata per l’opportunità avuta di accedere al centro di Genova, dove mi hanno preso in cura e oggi vedo miglioramenti che mi hanno permesso di fare acqua-gym, pilates e di aver un pochino ripreso una vita quasi normale. Racconto questa gioia immensa, che solo chi ha malattie croniche e vive nel dolore può capire. Per chi ha dolore, trovare qualcosa che lo possa alleviare e togliere tutta quella stanchezza che la fibromialgia purtroppo porta, oltre ai dolori e alla ‘fibro fog’ che è particolarmente invalidante, è fondamentale.
In questo momento dico di aver trovato un equilibrio che so che non durerà, i dolori prima o poi torneranno, ma so anche che non smetterò mai di combattere e di cercare strade nuove per avere sempre e comunque una qualità di vita il più accettabile possibile.
Che cosa consigli a chi ha la fibromialgia?
Quello che consiglio sempre è di non mollare mai, di non perdere mai la speranza, l’ho fatto con il primo libro e l’ho rifatto con il secondo. Vorrei dare speranza a tutte quelle persone che oggi si sentono sopraffatte da questa malattia, pesante, difficile, ma mai dire mai e soprattutto mai mollare.