22 Marzo 2024. Giornata mondiale dell'Acqua, istituita dalle Nazioni Unite dal 1982, rischia di diventare (essere) solo una ricorrenza e non un appuntamento di sensibilizzazione che dovrebbe, dati i tempi che attraversiamo, richiamare tutti noi (ma in particolar modo le istituzioni a qualsiasi livello) a focalizzare l'attenzione su un elemento cosi importante per la nostra vita.
Elemento naturale al centro di situazioni ormai non più definibili come emergenziali, ma strutturali, poste agli antipodi una rispetto all'altra, con i quali dobbiamo abituarci a convivere. Se da un lato abbiamo alluvioni e inondazioni che causano ingenti danni materiali (il più delle volte con perdita di vite umane) dall'altro abbiamo sempre più territori colpiti da siccità dove la mancanza d'acqua renderà la sopravvivenza umana sempre più difficile e complicata.
Ma di fronte a questa evidenza da anni non più sottovalutabile, le istituzioni, a partire dall'ultima vetrina mondiale che risponde al nome di COP 28, decidono di posticipare ulteriormente la decisione di prendere seri provvedimenti per invertire la rotta attuale che continuerà a proseguire integerrima a favore di energie fossili, prima causa di inquinamento e cambiamenti climatici.
Acqua utilizzata anche come strumento di guerra, come dimostra la drammatica situazione del popolo palestinese, privato nell'accesso, non solo per mano militare nell'attuale massacro quotidiano ma anche per ragioni di sfruttamento e appropriazione illegittima da parte di soggetti gestori presenti illegalmente sul suolo palestinese.
Acqua sempre più "privata" per il profitto economico perché sempre più "privata" del controllo e della partecipazione di tutti noi. Dopo 13 anni dall'esito referendario del 2011 che ha rappresentato un ostacolo alla deriva privatistica che ha intrapreso il nostro Paese. Oggi quel referendum e l'esito conseguito, con la legislazione nazionale attuale, verrebbe totalmente delegittimato (altro che "Il mio voto va rispettato"), in quanto non è più possibile affidare la gestione dell'acqua ad un Ente di diritto pubblico nonostante in tutta Europa sia ancora una forma gestionale normativamente prevista. Una seria violazione dei nostri diritti.
Una gestione dell'acqua che rischia inoltre di essere causa di ulteriore aumento del divario sociale non solo tra nord e sud del nostro Paese ma anche all'interno di zone più ricche d'Italia a scapito di particolari specificità di piccoli comuni che si vedrebbero costretti a rivolgersi a grandi multiutility per approvvigionarsi dell'acqua carente, causa siccità, se passasse la controriforma dell'autonomia differenziata, contro la quale dovremo mettere in campo ogni contromisura necessaria.
Da questa giornata mondiale dell'Acqua dobbiamo quindi rimetterci in gioco perché essa possa ritornare ad essere un importante monito per la salvaguardia e il ripristino di questo bene comune, perché sia accessibile a tutti e non un'esclusiva di pochi a scapito di molti, in termini ambientali, sociali e di convivenza tra tutte noi.
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua