Sabrina Mugnos, spezzina doc, è geologa, esploratrice, divulgatrice scientifica, scrittrice. Pensa che sia necessario studiare la natura direttamente sul campo. Per questo motivo tanti i viaggi esplorativi già realizzati: dalle Canarie per osservare da vicino l’eruzione di un vulcano, al Grande Nord e Groenlandia per studiare i ghiacci e le aurore boreali.
Molto attiva nella divulgazione scientifica attraverso le sue pagine social, ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche e scrive per Hoepli e Il Saggiatore, 14 i libri pubblicati fino ad oggi, il 15esimo uscirà nei prossimi mesi.
La Redazione di Gazzetta della Spezia l’ha sentita dopo il conferimento del Premio “Donna Città della Spezia 2024”, ieri sera durante il “Gran Galà della Donna 2024”.
Sabrina, complimenti per il premio, quali sono le tue emozioni?
Sono estremamente onorata e lusingata di questo premio. In questo periodo, sta arrivando una serie di riconoscimenti da parte della mia città, che mi gratificano molto, perché dopo tanti anni di lavoro, la città chiama e la città riconosce il lavoro fatto. Sono davvero emozionata per la presentazione che mi è stata fatta prima di salire sul palco, è stato un momento di felicità anche di profonda commozione.
Sono estremamente contenta che si sia creato questo rapporto di grande sinergia e amicizia con tutto l’apparato istituzionale e politico di questa città. Ringrazio tutti perché sono persone squisite che mi stanno scaldando il cuore riconoscendo la mia attività professionale.
Tutto è nato in questa città…
In questa città alla fine ho costruito le radici di quello che sono diventata oggi. La Spezia è immersa nella natura, siamo circondati dalle colline, dal mare e il cielo è meraviglioso. Quando ero ragazza, mi perdevo nei boschi in lunghe camminate, dalle colline si poteva guardare il cielo. Quindi il mio fuoco sacro per le esplorazioni e per l’universo è nato qui. In seguito ho iniziato ad andare in giro per il mondo portandomi sempre nel cuore questa città, che mi è sempre mancata.
Sabrina, sei una persona ecclettica dai tanti interessi, quale è il fil rouge che unisce tutto quello che fai?
Effettivamente mi occupo di tante cose, dall’astronomia, alla geologia, ai viaggi, all’aspetto umanistico di tutto questo, alle civiltà antiche e l’archeoastronomia. Ad un certo punto mi è venuto un legittimo dubbio durante un convegno a Bellaria alcuni anni fa, in cui mi sono chiesta il nesso tra tutto quello che faccio. Quando tengo delle conferenze, sono momenti caratterizzati da monologhi e riflessioni. Al termine di uno di questi eventi, una persona mi si è avvicinata, portandomi a riflettere sul fatto che non avrei dovuto farmi troppe domande sulle cose che facevo, ma di continuare a farle come se fossero state i raggi di un centro che avrei dovuto cercare, e di continuare a costruire raggi che poi alla fine il centro sarebbe arrivato.
Questo centro negli ultimi anni si sta spostando sempre più verso la mia città natale e verso questa bellezza che, andando tanto in giro per il mondo, sto conoscendo e sto apprezzando sempre di più. Si va sempre a cercare quello che si ha nelle nostre vite e nel nostro cuore, trovandolo spesso nel nostro luogo natale: viaggiando, si apprezza il buon cibo del nostro paese, si apprezza il clima. Tutto sommato la nostra città, dove piove molto spesso, in un mondo che si sta assestando verso la siccità, in fondo tanto male non è!