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Sindacati a tavolino con le parti datoriali: “Vogliamo stipendi adeguati al carovita” In evidenza

di Marina Lombardi – Un centinaio di lavoratori partiranno dalla Spezia per lo sciopero del 22 dicembre a Milano.

Commercio, servizi e turismo a tavolino con Cgil per trattare sul rinnovo dei contratti e l’adeguamento salariale, intanto Cigil, Cisl e Uil sono in dirittura d’arrivo per lo sciopero del 22 dicembre a Milano.

“Le nostre richieste sono inserite in una piattaforma condivisa di carattere normativo e salariale – ha spiegato Giorgia Vallone, segretaria provinciale Cgil – chiediamo l’adeguamento salariale in base all’indice IPCA (che tiene sotto controllo il caro vita in tutta Europa), ma abbiamo ricevuto risposte ostili o richieste irricevibili, c’è chi ha chiesto indietro la tredicesima, chi ha messo in discussione l’anzianità, una sorta di scambio tra salari e diritti”.

La tenuta economica e sociale del paese è quindi a rischio secondo i dati raccolti dall’operato dei sindacati, che per questi settori alla Spezia occupano complessivamente 66 mila addetti, di cui 15 mila nel commercio, alberghi e ristoranti e 51 mila altre attività e servizi, il 46% sono donne. A livello provinciale occupano quindi il 76% della forza lavoro: il restante è rappresentato da 1% agricoltura, 17% industria manifatturiera e 6% costruzioni. Si tratta inoltre di “settori che nonostante la pandemia hanno ottenuto degli utili importanti – continua Vallone - e hanno registrato aumenti rispetto ad altri, sempre in segno positivo”.

I contratti nazionali del settore terziario di distribuzione e servizi sottoscritti con Confcommercio e Confesercenti sono scaduti a dicembre 2019, parti che prima a causa della pandemia e poi del conflitto Russo-ucraino, hanno dilazionato i tempi del rinnovo dei contratti. Cgil si schiera a sostegno dei lavoratori, che soprattutto durante la pandemia sono stati decretati “lavoratori eroi”, permettendo al sistema di continuare a funzionare e chiedendo a gran voce l’adeguamento salariale per sostenere il carovita che negli ultimi anni ha visto la crescita a dismisura dell’inflazione portando ad una perdita del potere di acquisto di lavoratrici e lavoratori che non hanno ottenuto aumenti di contratto nazionale.

Anche DMO sottoscritto con Federdistribuzione è scaduto a dicembre 2019, stesse le motivazioni per cui si sono allungati i tempi di rinnovo del contratto. Federdistribuzione non ha accolto le richieste della piattaforma sindacale, denunciano Cgil, Cisl e Uil, regolamentazione del franchising, degli appalti e dello smartworking, normative sulle politiche di genere, diritto individuale alla formazione e ampliamento congedi, miglioramento del parti time e del welfare e riduzione della precarietà.

In trattativa anche con il settore della distribuzione cooperativa, il cui contratto è scaduto nello stesso periodo dei precedenti, ha sì rimosso dal tavolo negoziale alcune istanze critiche, come la riduzione della numerica e maggiori vincoli all’attività dei rappresentanti sindacali e rendendosi disponibile a trovare soluzioni condivise sul normativo, non ha comunque rivisto le proprie richieste rispetto alla regolamentazione dei tempi determinati, la classificazione del personale e sulla normativa per le piccole cooperative.

“Intendiamo dare un segnale forte nei confronti delle controparti – afferma Mirko Talamone, Fiscat Cisl - entro giugno 2023 vogliamo raggiungere un accordo con il tavolo della Confcommercio, la distribuzione cooperativa e distribuzione moderna organizzata. Non ci fermeremo qui andremo avanti, non c’è un problema solamente salariale, ma anche di tenuta contrattuale. Lo sciopero del 22 sarà un secco NO alla modifica degli assetti contrattuali che noi vogliamo rafforzare e un secco SI all’aumento doveroso, tarato su INPCA”.

Sotto la lente d’ingrandimento anche il settore turistico “chiediamo aumento salariale in linea con il costo della vita – afferma Giacomo Battistelli, Uiltuscs Uil – è necessario qui tenere conto che nei settori commercio e turismo c’è un’alta percentuale di part time e volontari. Ci hanno chiesto di rivedere una parte normativa per noi importante, come la classificazione del personale per cui si vede livello di appartenenza, il che significherebbe una riduzione di stipendio; sterilizzare scatti di anzianità su 13° e 14° su parte del loro valore in welfare; riduzione della malattia e infortunio. Inoltre, dobbiamo anche considerare che l’indice IPCA già non tiene conto dei beni energetici che hanno subito nel tempo un rialzo importante.

Un clima rovente anche tra lavoratori e datori di lavoro, alcuni tra questi ultimi stanno infatti ostentando richieste facendo pressione sui lavori in merito alla partecipazione allo sciopero del 22 dicembre sui propri dipendenti.

 

 

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