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Il Museo del Ciclismo continua a crescere, ora conserva anche i cimeli di un altro grande atleta e CT In evidenza

Ora uno dei principali impegni è proseguire con la digitalizzazione.

Nei giorni scorsi i volontari del Museo del Ciclismo della Spezia “Adriano Cuffini” hanno incontrato, a Roma, il figlio di Guido Costa, mitico Commissario Tecnico della Nazionale di Ciclismo su Pista dagli anni Cinquanta agli anni Settanta del Novecento, che ha voluto donare materiale riguardante l’attività del babbo C.T. conservata fino ad oggi con grande cura e affezione in famiglia.

“La visibilità - dice il Presidente dell’associazione Giancarlo Zoppi - che il nostro Museo ha acquisito tramite Internet e gli eventi pubblici testimoniati sul web dalla sua apertura ci ha permesso di entrare in contatto con la famiglia Costa".
“Grande, anzi straordinario - prosegue Zoppi, emozionato davanti ai cimeli dello storico C.T. - è stato il sentimento mio e dei volontari che permettono al Museo di vivere, di poter esporre e condividere al Museo alla Spezia quanto via via andava sempre meglio connotandosi: album, fotografie, rassegne stampa e la personale bici da strada di Guido Costa.”

Le tabelle scritte a mano personalmente dal CT Costa sui tempi e modi di allenamento hanno fatto crescere interesse ed emozione

"Il Museo del Ciclismo della Spezia 'Adriano Cuffini' - dice Pierluigi Peracchini, sindaco della Spezia - rappresenta un patrimonio per la nostra città e per il mondo del ciclismo nazionale e internazionale. È importante valorizzarlo e implementarlo con ulteriori cimeli che raccontano la storia di questo glorioso sport. L’associazione impegnata nella gestione della struttura ha avuto l'opportunità straordinaria di incontrare e conoscere a Roma il figlio di Guido Costa, ricevendo in donazione il materiale del padre, autentica leggenda del ciclismo su pista italiano. Una figura sportiva che ha fatto storia come atleta e come Commissario Tecnico della Nazionale di Ciclismo su Pista. Il materiale acquisito dal nostro museo sarà esposto e conservato con scrupolosa attenzione per garantire a tutti di conoscere una storia importante nell’ambito dello sport e in particolare in quello delle due ruote".

"Questo gesto - conclude Peracchini- costituisce un'ulteriore prova della crescente notorietà della struttura, ed è un ulteriore stimolo e impegno per conservare e custodire la grande storia economica, sociale, tecnologica, culturale del ciclismo e di quello che questo sport ha rappresentato per il nostro Paese, in particolare per la nostra città, nel ricordo dei grandi campioni che abbiamo avuto occasione di vedere correre sulle nostre strade”.

“In noi - interviene Sergio Fascetti, altro animatore e volontario del Museo del Ciclismo- si è riaperto prepotentemente il mondo che nel ricordo personale sembra semplicemente di ieri ma che è ormai storia. La storia dei mostri sacri Maspes, Gaiardoni, Bianchetto, Beghetto, Faggin, Sacchi , solo per citare qualche nome”

L’obiettivo è proseguire con la digitalizzazione.
“Si, l’obiettivo è la digitalizzazione - prosegue Antonio Vinciguerra- Dobbiamo cristallizzare e conservare il materiale cartaceo e fotografico e sua miglior collocazione in appositi album e contenitori, un catalogo della mostra e se possibile anche scrivere, ad opera di un grande giornalista, un libro tematico. Vogliamo proseguire organizzando incontri con protagonisti del ciclismo su pista oggi assurto a nuove glorie grazie a sportivi dello stampo di Viviani e Ganna“.

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