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La Polizia Locale di Santo Stefano incastra un falso broker assicurativo di Avellino In evidenza

Le indagini partite dalla denuncia di una donna.

Una donna che lavora in un negozio di Santo Stefano di Magra ha fatto alcuni preventivi su Internet per l’assicurazione del proprio scooter. Ha trovato un costo ragionevolmente più basso rispetto ad altre Compagnie e pertanto, fugando la possibilità che potesse trattarsi di un raggiro, ha deciso di accettare il preventivo di € 350.

Come richiestole dall’interlocutore, la donna ha inviato tramite WhatsApp documenti d’identità e documenti dello scooter, oltreché una copia della transazione in favore del sedicente broker assicurativo. Ha quindi atteso l’invio del certificato assicurativo, ma questo documento non le è mai arrivato. Per tale ragione si è rivolta al Comando Polizia Locale di Santo Stefano di Magra.

Il Vice Comandante Andrea Prassini, presa la querela dalla signora e quindi ascoltati i fatti, ha dato il via alle indagini che, in poco più di due mesi, hanno consentito di accertare l’identità del responsabile: M.B., 31enne di Avellino. L’uomo dovrà rispondere di truffa aggravata in quanto è stata accertata la cosiddetta “minorata difesa”, che sussiste in questi casi perché la distanza tra il luogo ove si trova l'acquirente e quello in cui si trova il reo (venditore del prodotto online) è l'elemento che consente all'autore della truffa di porsi in una posizione di maggior favore rispetto alla vittima permettendogli "di schermare la sua identità”, come ha recentemente stabilito la Corte di Cassazione. L’uomo rischia quindi una pena che va fino a cinque anni di reclusione con multa di oltre 1500 €.

Quali sono i segnali che possono mettere in allarme e fare pensare ad una truffa, in particolare in campo assicurativo?

"Di certo il fatto che una Compagnia Assicurativa od un broker si relazionino a mezzo di un telefono cellulare, già è un segnale che può insinuare qualche dubbio. A questo si aggiunge – spiega il Comandante Perroni – che le assicurazioni difficilmente chiedono documenti d’identità quali ad esempio la patente di guida del contraente ed ancor meno chiedono di essere pagate su carte prepagate. Tutti questi sono segnali che possono di sicuro far pensare a qualcosa di poco “genuino” e inoltre la cosa grave è che questi soggetti sono in possesso di un quantitativo enorme di documenti d’identità coi quali i malintenzionati di turno possono rendersi responsabili di un’infinità di reati in nome e per conto di terzi del tutto ignari"

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