Toto Cutugno, artista che ha mosso i primi passi nel mondo della musica proprio nel Golfo dei Poeti, ha sempre portato con sè le sue origini, senza denigrarle, anzi, facendone motivo di vanto e orgoglio, nonostante la fama nazionale (e internazionale) raggiunta, che l’ha portato ad essere uno dei cantautori più importanti ed influenti della nostra epoca.
Abbiamo raccolto la testimonianza di Oliviero Lacagnina, compositore ed ex professore di musica al liceo musicale della Spezia, il quale ci ha raccontato due speciali aneddoti sull’indimenticabile Toto Cutugno, da egli stesso definito “Una bellissima persona che lascia un ricordo indelebile in tutti noi”.
“Con Toto ho avuto pochi e fugaci incontri - ci racconta Lacagnina - ma ne ricordo soprattutto due.
Il primo, quando con il suo vecchio gruppo ‘Toto e Tati’ diede il cambio al mio complesso in un locale di Montecchio, località di Reggio Emilia. Sul palco c’era un ‘Gulbransen’ [Pianoforte di una celebre compagnia Statunitense ndr] che si mise subito a provare, nonostante dall’espressione non sembrasse troppo contento dello strumento a sua disposizione [Lacagnina sorride ndr].
L’altro aneddoto, nonché l’ultimo contatto avuto con il mitico Toto, quando, poco prima di entrare nella nota trasmissione Rai “Che tempo che fa”, tramite una telefonata, mi chiese con urgenza un veloce ripasso di “Spezzino”, dialetto che egli non voleva assolutamente dimenticare”.