Fausto Sassi è entrato nel mondo del Palio più tardi di tanti altri, che magari iniziano da bambini come timonieri o adolescenti negli equipaggi Junior. Ma la passione e la dedizione lo hanno portato a dire comunque la sua con sei vittorie all’attivo: nel 1997 con il Fezzano, nel 2001, 2005 e 2006 con il Marola, nel 2011 con il Muggiano e nel 2012 con il Lerici, in quell’anno la borgata rosso verde vinse sia il Palio Senior che quello femminile.
La vittoria del 1997 è stato un trionfo particolare, come ci racconterà Fausto. L’equipaggio degli squali formato da Claudio Ricco, Fausto Sassi, Salvatore Maniscalco e Marco Scala, timoniera Valentina Refoni e allenatore Flavio Taraborrelli, non solo salì sul gradino più alto del podio conquistando l’ambito gonfalone, ma tagliò la boa dei duemila metri con il tempo di undici minuti, dodici secondi e cinque centesimi, fissando il record.
Gazzetta della Spezia ha incontrato Fausto Sassi per ascoltare la sua storia.
Fausto quando ti sei avvicinato al Palio?
In questo mondo ci sono entrato tardi, arrivavo da un’altra realtà sportiva, il ciclismo, che ho praticato fuori provincia per alcuni anni. Diciamo che mi sono avvicinato al Palio piano piano, mi appassionava il canottaggio in genere, lo seguivo in televisione, ma sono entrato nei meccanismi ascoltando un mio zio che abitava al Canaletto. Durante le cene di famiglia e le festività, raccontava sempre con entusiasmo emozioni ed aneddoti e la mia curiosità cresceva sempre più. Un giorno ho deciso di provare e la curiosità è diventata una grande passione che mi ha preso completamente.
Che cosa significa il Palio per te?
Il Palio mi ha colpito soprattutto per l’aspetto agonistico, che è particolare, unico, e dico unico perché ho gareggiato pure con imbarcazioni diverse da quelle del Palio, in manifestazioni differenti, non so se più importanti, ma diverse, e non ho provato le stesse emozioni che ho sentito la prima domenica di agosto. Il Palio domina nel folklore e nel sentimento, forse perché è qualcosa di completamente nostro, lo sentiamo dentro, un motivo in più per difenderlo e volerlo conservare con tutte le nostre forze.
Penso che sia bellissimo vincerlo, ma è ancora più importante onorarlo, viverlo assieme al gruppo sapendo di dover dare tutto, è una domenica nella quale il campo di gara diventa un campo di battaglia, dove sai che devi mettere in pratica tutto ciò che hai costruito in un anno di lavoro, nel quale non ti sei mai preso in giro ed hai rispettato i tuoi compagni, il fine gara, poi, è un momento in cui devi arrivare più morto che vivo.. poi girarti e vedere dove sei..
Hai qualche ricordo particolare che vorresti raccontarci?
Ricordi belli ne ho parecchi, ma forse uno su tutti risale al lontano 1996. In quell’anno mi sono ammalato di polmonite: due focolai con conseguente ricovero in ospedale, proprio nel pieno della stagione, ovvero all’inizio delle gare prepalio. Ricordo l’allenatore Flavio Taraborrelli e i compagni Claudio Ricco, Salvatore Maniscalco e Marco Scala, riporre una grande fiducia in me incoraggiandomi tanto: pensate, infatti, che ogni giorno della mia lunga convalescenza, sono venuti a trovarmi all’ospedale di Fivizzano. Riuscii a guarire a dieci giorni dal Palio con forti antibiotici. Il primario, notando la mia sfrenata passione, decise di assecondarmi e di lasciarmi fare e, rischiando un poco, la prima domenica di agosto, dopo pochissime ed attente uscite, mi presentai puntuale alla sagola con un gruppo che non potrò mai scordare. Riuscimmo a fare mezza gara davanti a tutti, ai mille infatti eravamo primi, all’arrivo ci piazzammo terzi, un risultato davvero insperato ma fortemente voluto. Dopo questa grande gara e l’affiatamento che si era creato tra noi, lo stesso equipaggio venne confermato per la stagione seguente e l’anno successivo al Palio fu record.
Cosa consiglieresti ad un ragazzo che volesse intraprendere questa strada ed entrare nel mondo del Palio?
Ad un ragazzo che volesse entrare nel mondo del Palio, forse per curiosità come è successo a me, o perché prova già una passione sfrenata, consiglierei innanzitutto di ponderare bene e farsi un analisi di coscienza: i sacrifici sono tanti, è importantissimo rispettare molto i compagni di viaggio, occorre tanta dedizione, impegno e allenarsi seriamente. Bisogna avere anche tanta passione…solo così si possono ottenere moltissime soddisfazioni da cui trarne un’immensa bellezza.
(Fotografia di copertina di Roberto Besana)