Si è svolta ieri, 9 marzo, presso la Sala della Repubblica la conferenza per fare il punto sulla sanità pubblica a Sarzana riguardo il nuovo piano sociosanitario regionale, organizzata dalle associazioni attive su vari fonti, tra cui Movimento per la Sanità Locale, Rete Ambiente Altro Turismo, Acqua Bene Comune, No biodigestore Saliceti.
Sanità pubblica, dove stiamo andando? Quale destino spetta all’ospedale di Sarzana? Queste alcune delle domande a cui si è cercato di rispondere per fare chiarezza sulla situazione sanitaria regionale, che inevitabilmente ha bisogno di un excursus sul piano nazionale.
Claudio Calabresi, portavoce della rete SOS salute pubblica Liguria, ha spiegato l’inquadramento generale su dove sta andando il servizio sanitario regionale e nazionale, partendo dalla domanda “la sanità pubblica, è ammalata?”.
A seguito delle 5 mozioni approvate alla Camera, che impegnano il governo a potenziare il Servizio Sanitario Nazionale, si sono svolte delle considerazioni. “Si tratta di mozioni articolare - spiega Calabresi - che impegnano il Governo a salvaguardare il SSN attraverso un recupero integrale di tutte le risorse economiche necessarie”.
Nella mozione di FdI in particolare, viene specificato che in Italia hanno chiuso i battenti 11 aziende ospedaliere, 100 ospedali a gestione diretta, 113 pronto soccorso (di cui 10 pediatrici) e sono state disattivate 85 unità mobili di rianimazione. Queste chiusure hanno implicato la perdita di quasi 37 mila posti letto, di cui 28 mila ordinari e quasi 10 mila day hospital. A questo riguardo, Calabresi afferma “attenzione, si nota che nella mozione del partito di governo oggi più forte nulla vien detto sul futuro relativamente alla questione SSN Pubblico-Privato”.
A questo proposito, Calabresi si domanda “il PNRR è una terapia?”, la risposta è “si, ma va detto che si tratta di un provvedimento emergenziale, un tampone, che si occupa essenzialmente delle strutture e per nulla delle risorse umane e professionali, che fa circolare per un po' fondi (a prestito) e che non risolve il problema della scarsità di attenzione e cura permanente, inoltre, in questi ultimi mesi si sta assistendo alla tendenza allo smistamento dei fondi verso strutture private a cui affidarsi”.
Spiega, infatti, che il SSN sta tendendo verso il servizio sanitario pubblico/privato con tendenza al privato. Secondo le considerazioni, il PNRR non è un arrivo di soldi strutturali per il futuro, ma un prestito, quindi per comprare strutture, che però andranno mantenute nel corso del tempo, sia a livello strutturale che di personale professionale.
Afferma, inoltre, che il progressivo storno di questi fondi verso strutture private o in accorso con strutture private crea anche problemi di contenuto nell’andare avanti del PNRR perché non si parla di modifiche radicali alla struttura del SSN, o di orientamento verso la prevenzione e non solo della cura, “bisognerebbe mettere la prevenzione al centro del futuro del sistema sanitario” afferma Calabresi.
Quale può essere il destino per l’ospedale di Sarzana?
Ad introdurre il tema è l’avvocato Rino Tortorelli, spiegando che il rischio forte è il depotenziamento ma anche il fatto che l’ospedale passi di mano. La programmazione sanitaria regionale prevede la costruzione di un ospedale per ciascuna area - Felettino per il Levante e Arma di Taggia per il Ponente nell’imperiese - che costituiranno il punto di riferimento per queste aree territoriali.
“Una volta realizzati, si potrà valutare la possibilità di una nuova organizzazione che prevede la costruzione di due Aziende Sanitarie per ciascuna area, un’azienda Socio-Sanitaria Territoriale con funzioni di committenza e un’azienda ospedaliera unica per ciascuna area, alla quale verranno aggregati gli attuali poli erogativi ospedalieri, in funzione del fabbisogno specifico e della sostenibilità", spiega Tortorelli.
"Dove verranno aggregati gli attuali poli erogativi ospedalieri? Dove andremo? A Chiavari? O i chiavaresi verranno da noi?” Il rischio è che ci sia un’azienda ospedaliera unica, quindi si allontanerebbero i servizi ma soprattutto i centri decisionali dai cittadini. Si allarga lo spazio e si accorciano i tempi.
Un’altra domanda che pone Tortorelli è: “Mentre si costruisce il Felettino, cosa rimane a Sarzana?" Il nuovo piano sanitario prevede che a Sarzana rimanga un ospedale di base distrettuale a forte integrazione con il territorio. Una frase poco chiara secondo Tortorelli, ma cosa si è perso a Sarzana nel frattempo?
Nel nuovo piano Socio-Sanitario dovrà essere applicato il decreto Balduzzi varato durante il governo Monti. “Totalmente inattuato – spiega Tortorelli - ma se dovessimo attuarlo prevederebbe che certi reparti sia possibile averli in un territorio solo se quel territorio garantisce un bacino minimo di utenza. Una serie di reparti sono a rischio. Ad esempio malattie infettive e pneumologia rischieremmo di perderli, un servizio verrà mantenuto ma spostare il reparto con i relativi primari vuol dire mettere in discussione tutta l’organizzazione”. Questo decreto avrebbe dovuto garantire però un aumento dei posti letto, 40 in più, invece nel 2019 si è passati da 479 a 448, e nel 2022 a 416.
“Quello che si sta tentando di fare – continua Tortorelli - con un unico concorrente in gara, una certa ditta Guerrato di Rovigo, è un’operazione che porterà a costruire e gestire da parte del privato l’ospedale del Felettino. La questione centrale però è la gestione, per 25 anni e mezzo ad un canone annuo di 16,280 milioni di euro. Il che significa che ogni anno, dal bilancio annuale verranno immediatamente detratti 16 milioni che andranno alla Guerrato”. Ricorda inoltre che l’ultimo bilancio dell’asl è stato chiuso con 2000 euro di avanzo. “Questa decisione è stata presa dalla Regione, ma viene pagata dall’Asl”.
A sostengo della sua argomentazione, riporta una pagina del documento della sezione regionale di controllo per la Liguria, proveniente della Corte dei conti che recita <<.. è stato poi osservato che la procedura per la costruzione del nuovo ospedale Felettino è stata riavviata sulla base di un progetto che prevede nel quadro economico un notevole incremento della spesa complessiva rispetto al progetto precedente, con possibili rischi di tenuta degli equilibri economico-finanziari prospettici dell’Azienda a fronte della previsione di un canone di disponibilità a carico dell’azienda del valore medio annuo di 16.8 milioni per una durata di 26,5 anni senza indicazione correlata spesa di copertura>>.
Il fulcro della conferenza si concentra non solo sulle questioni riportate, ma mette al centro dell’attenzione la necessità di partecipazione alle decisioni, con la pretesa, che arriva dal basso, di essere informati in maniera trasparente e di poter intervenire su decisioni che comportano un disagio territoriale, di cui sono i cittadini a pagare le spese.