È intervenuto per circa un’ora il Prefetto Franco Gabrielli che questa mattina, presso il salone consiliare della Provincia della Spezia, ha affrontato una tematica molto delicata e spesso sconosciuta come quella del ruolo che svolge l’organismo dell’intelligence nell’attuale, nonché molto travagliato, contesto storico che vede in corso una guerra che a detta proprio del Prefetto Gabrielli - “Penso, purtroppo, che sia ancora lunga. Putin ha sbagliato i conti e probabilmente immaginava un’idea diversa, simile a una passeggiata, con obiettivi molto chiari, arrivando a un cambio di regime, ma ciò non è avvenuto. Siamo passati da una guerra lampo a una guerra di trincea, non avevano inoltre messo in conto la reazione occidentale, aldilà di quella degli Ucraini. Credo che ci sarà una strada lunga da fare”.
Tanti gli spunti interessanti sorti dall’incontro, tra cui il modo in cui un servizio di importanza nazionale e internazionale svolge il proprio lavoro, il quale non ha nulla a che vedere ad esempio con i consueti servizi di vigilanza a cui siamo abituati:
“Nel nostro paese i servizi segreti sono sempre stati visti come un luogo di depistaggio, delle trame, nel quale il servizio ha appreso strada deviata.
L’intelligence o servizi speciali sono una particolare esigenza di tutte le istituzioni statuali perché sono quegli organismi che tendenzialmente hanno due importanti compiti: acquisire informazioni e compiere attività finalizzate a obiettivi legittimi con strumenti illegali. Lo schema ultimo è quello di perseguire il fine legittimo”.
Servizi segreti che, a quanto detto, sono a stretto contatto con tutti i territori, compreso il nostro: “La nostra agenzia interna ha sul territorio spezzino una serie di uffici che hanno rapporto stretto con la città e le sue dinamiche, tutto ciò che avviene sul territorio è oggetto di un vaglio particolare, nel quale l’agenzia interna poi si appoggia alle principali agenzie statuali, come Polizia e Carabinieri, avendo un suo naturale interlocutore nella figura del prefetto locale. Il decisore politico centrale ha bisogno di conoscere ciò che avviene nei suoi territori”.