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Lavoratori Salt ancora in sciopero: venerdì e sabato incroceranno le braccia In evidenza

di Alice Tintori  - I dipendenti lottano contro l’azienda da giorni. Venerdì e sabato dalle 10 alle 14 e dalle 18 alle 22 i caselli autostradali saranno deserti.

Sono motivazioni molto sentite quelle che portano i lavoratori Salt a incrociare le braccia.

La situazione di tensione tra azienda, sindacati e operai va avanti da circa due settimane: infatti gli scioperi indetti nelle giornate del 19, 27 e 28 agosto hanno registrato un’adesione del 99% del personale. Questa volta le giornate di rinuncia al lavoro saranno venerdì 2 settembre e sabato 3 settembre, dove, in determinate fasce orarie non si pagherà l’autostrada. Le sbarre saranno alzate dalle 10 alle 14 e dalle 18 alle 22 di quei due giorni, nelle tratte comprese tra Deiva Marina e Livorno (escluso Pisa Nord) comprese Massarosa e Lucca Ovest.

I sindacati che hanno lanciato gli scioperi, ovvero Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Sla-Cisal ricordano che “nessun pedaggio è dovuto se si passa dalle porte manuali non presidiate”.

Queste tensioni sono nate da un passaggio di società, dove i nuovi acquirenti hanno intenzione di installare nuove tecnologie per i pagamenti. Questa manovra riempie di paura i lavoratori dei caselli (circa 200 operativi nella tratta gestita da Salt), e i sindacati temono licenziamenti. L’obiettivo delle organizzazioni, infatti, non è danneggiare dal punto di vista economico l’azienda, ma garantire che i livelli occupazionali rimangano gli stessi e che non ci siano disagi per i lavoratori Salt.

Oltre a questo problema si aggiungono anche una nuova organizzazione legata alla gestione dei turni di tutti i lavoratori e la gestione delle buste paga affidata a una società di cui i lavoratori riportano errori.

La volontà dei sindacati è quella di “fare una contrattazione unilaterale d'anticipo che ancor prima di vedere in opera la nuova Società, garantisca quei risparmi con cui si sono aggiudicati la gara stessa e dopo anni di ininterrotti bilanci stratosferici ed abituati ad utili impensabili in altri settori economici, l'idea di vedersi comprime i dividendi a cui sono avvezzi non riescono a digerirla, cercando così di mantenere i profitti scaricando sui lavoratori e sul costo del lavoro quei risparmi con cui hanno vinto la gara Concessoria”.

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