“Il mio odierno incontro con le rappresentanze sindacali dello storico stabilimento di Melara, una delle due controllate che Leonardo S.p.A. ha da tempo messo sul mercato, è parte della mia costante attenzione su questa delicata vicenda. Una manovra orientata alla loro cessione che mi vede profondamente coinvolta per molteplici ragioni: da rappresentante dell’istituzione Difesa, in quanto Leonardo – realtà industriale importante sul piano economico e occupazionale – è azienda strategica che opera nel campo della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza con un azionariato pubblico rilevante; da cittadina dello spezzino, perché i destini di queste due controllate – OTO in via diretta, ma di riflesso anche la livornese WASS – configurano cruciali impatti sul sistema economico-imprenditoriale e socio-lavorativo dell’intero territorio del Levante ligure e alta Toscana. Per questo ho sempre ritenuto fondamentale mantenere la produzione in mani italiane o quantomeno averne la governance. Altre ipotesi non sono accettabili.” – ha detto il Sottosegretario di Stato alla Difesa, Stefania Pucciarelli, commentando il suo incontro di oggi pomeriggio, presso il Teatro Civico della Spezia – presenti il Sottosegretario di Stato alla Salute, Andrea Costa, gli onorevoli Lorenzo Viviani e Manuela Gagliardi e autorità locali –, con le rappresentanze sindacali dello stabilimento ex OTO, che dal 1° gennaio 2016 è società controllata da Leonardo.
“Quanto sta accadendo sul piano internazionale – ha tenuto a evidenziare il Sottosegretario Pucciarelli – mostra una difficile congiuntura tra drammatiche crisi sovrapposte come il biennio di perdurante pandemia e l’aggressione manu militari Russa ai danni dell’Ucraina, i cui effetti immediati e prospettici non possono non preoccupare profondamente e devono quindi spingere tutti ad una responsabile e pronta valorizzazione dei loro duri insegnamenti.
Nel caso specifico – ha proseguito Pucciarelli – ciò si traduce nel perseguire visioni integrate e sinergiche, vigili rispetto alle chimere delle mere logiche del profitto immediato e focalizzate, invece, sulla miglior sintesi possibile di una serie di ineludibili bisogni di tutela e rilancio. Innanzitutto, di produttività e occupazione, a livello nazionale e sui territori direttamente interessati, poiché già gravati dagli effetti destabilizzanti delle ripercussioni pandemiche sulle economie di imprese e famiglie, con l’aggiunta della corsa al rincaro energetico e delle materie prime, nonché la conseguente ripresa inflattiva. Altrettanto importante sono tutela e rilancio del concetto di Italianità e del connotato di strategicità che queste realtà produttive concorrono ad assicurare per il Sistema Paese e per il comparto Difesa; basi imprescindibili anche per affrontare nelle migliori condizioni le opportunità d’integrazione multinazionale nella produzione militare.
Su queste considerazioni si innesta poi, con stretta correlazione, il prioritario impegno che dobbiamo porre in essere per il recupero di una più ampia e consapevole valorizzazione del ruolo abilitante del nostro Strumento Militare di difesa, da tempo oggetto di contrazioni di bilancio in controtendenza con gli orientamenti geopolitici di riarmo caratterizzanti molte aree, tra cui quelle di prioritario interesse nazionale come il Mediterraneo Allargato. Una inversione di tendenza – con investimenti scorporati dai vincoli del patto di stabilità – per il recupero sia di una credibile funzione deterrente sia di adeguate capacità di intervento, anche autonome, sull’intero spettro di potenziale impego: dal più tradizionale uso della forza, ai moderni ruoli concorsuali per la gestione di crisi e ed emergenze, senza dimenticare il recupero dello storico ruolo di ‘serbatoio di resilienza sistemica’ in capo alle Forze Armate, per se stesse e per l’intero Paese. Resilienza attraverso il ritorno alle deliberate ridondanze, alla tutela delle ‘specificità’ e a una logistica just in case basata sulla disponibilità di scorte strategiche e non più assoggettata, al pari dell’operatività, alle logiche mercantilistiche dell’efficacia – tradotta in risparmi ad ogni costo – bensì a quelle di efficacia.” – ha concluso Pucciarelli.