Sono arrivate le prime risposte all’istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione provvedimenti inoltrata (5 dicembre 2021) dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) riguardo il progetto recentemente presentato per la riqualificazione dell’area ex cava Carlo Alberto con ristrutturazione del fabbricato esistente e realizzazione di stabilimento balneare con servizio di ristorazione, piscina, aree relax e fitness da parte della società milanese Palmaria Experience s.r.l.
La Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Genova ha comunicato (nota prot. n. 21018 del 27 dicembre 2021) di aver provveduto prima alla richiesta di modifiche progettuali e ulteriore documentazione illustrativa (nota prot. n. 6556 del 27 aprile 2021), in seguito al rilascio di autorizzazione paesaggistica (nota prot. n. 18392 del 12 novembre 2021) esclusivamente per un intervento che contempli il rifacimento dell’edificio diroccato esistente, senza l’impianto di illuminazione “segna passo” originariamente previsto, la risistemazione dei muretti a secco con esclusiva pietra locale proveniente dalla cava dismessa, la pavimentazione in pietra irregolare locale (opus incertum), l’esclusivo utilizzo come stabilimento balneare nella sola stagione estiva con smantellamento al termine, il divieto di manomissione assoluta della macchia mediterranea.
In sede successiva sarà valutato paesaggisticamente l’eventuale inserimento di piscine nello stabilimento balneare in uso alla Marina Militare.
Sul sito purtroppo non sussiste vincolo culturale (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), ssendo l’area privata, con esclusione del demanio marittimo, e non avendo finora la Soprintendenza promosso il procedimento di riconoscimento dell’interesse culturale (art. 13, comma 1°, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).
Il Comune di Porto Venere, viceversa, ha comunicato (nota prot. n. 20003 del 31 dicembre 2021) di aver acquisito l’istanza GrIG nell’ambito della procedura di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.), recentemente avviata.
Il rischio, però, di una progressiva pesante antropizzazione dell’Isola è sempre ben presente.
Palmaria è un’isoletta di nemmeno 2 chilometri quadrati. Insieme alle più piccole Tino e Tinetto, costituisce un arcipelago posto all’imboccatura del Golfo della Spezia. Per la sua posizione ha svolto la funzione militare difensiva avanzata della base della Marina Militare per secoli. La ricca macchia mediterranea è puntellata da forti e batterie costiere (fra i principali il forte Conte di Cavour e la torre corazzata Umberto I), ma sono presenti anche cave dismesse, falesie e splendide grotte sul mare.
Nonostante la secolare presenza antropica e pesanti elementi di degrado (nel 2009 venne abbattuto l’ecomostro noto come Scheletrone, realizzato nel 1968), gli ambienti naturali dell’Isola ne hanno determinato l’inclusione nel patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO.
In realtà, oltre alla presenza del vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e altri vincoli ambientali (parco naturale, sito di importanza comunitaria, ecc.), finora l’isoletta è stata salvata dalla consueta “valorizzazione” a base di cemento fondamentalmente per la presenza del demanio militare, tuttavia in via di dismissione.
L’intera Isola Palmaria e le Isolette Tino e Tinetto sono tutelate con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). L’area rientra nel sito di importanza comunitaria (S.I.C.) “Isola di Palmaria” (codice IT1345104), ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e seminaturali, la fauna, la flora, per cui ogni intervento di potenziale modifica delle caratteristiche naturalistiche dev’essere assoggettato a procedura di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.). Detta procedura risulta esser stata recentemente avviata.
La Cava Carlo Alberto non potrebbe che esser considerata “bene culturale” (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), Esistente l’attività estrattiva sull’Isola fin dall’epoca romana, la cava nel sito è attestata almeno fin dal 1790 in una carta topografica disegnata nel 1790 dall’ing. Giacomo Brusco con l’annotazione “cava di marmo nero e bianco”. L’attività estrattiva proseguì fino agli anni ’60 del secolo scorso.
Purtroppo, la relativa procedura di dichiarazione d’interesse culturale – necessaria per la proprietà privata del sito – non è stata finora svolta dai competenti organi del Ministero della Cultura.
Il Programma Palmaria - intesa stipulata nel 2016 fra Agenzia del Demanio, Marina Militare, Regione Liguria, Comune di Porto Venere - prevede la dismissione delle aree militari in favore del Comune di Porto Venere, il quale vorrebbe effettuarvi la solita “valorizzazione” turistica: la realizzazione di una monorotaia, la costruzione di un anfiteatro nella cava dismessa, la ristrutturazione e riconversione di 54 immobili in un albergo per turismo di lusso, nell’ambito del masterplan Palmaria nel cuore, che lascia piuttosto perplessi, per non dire altro.
L’obiettivo è far giungere 150 mila turisti all’anno.
Palmaria, Porto Venere e le Cinque Terre sono state inserite in uno dei sette “Ambiti territoriali strategici di rilievo regionale e interventi di rinnovo edilizio”di cui alla legge regionale Liguria n. 29/2017 (art. 2), dove “la regione promuove la formazione degli atti di intesa con i Comuni interessati, le Autorità Portuali e con la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio in presenza di beni paesaggistici vincolati”.
L’intesa prevede la nomina di un “Commissario straordinario regionale cui è demandato il compito di agevolare l’attuazione dell’intesa e la realizzazione degli interventi previsti” e produce “gli effetti di variante dei vigenti piani urbanistici e territoriali, generali e di settore, di livello comunale e regionale”.
Insomma, farebbe tabula rasa di piani paesaggistici, piani dei parchi, piani urbanistici e consentirebbe per Palmaria quel “futuro da Capri” della Liguria a cui aspira l’attuale Giunta regionale.
Un futuro di cemento e antropizzazione che cercheremo di evitare in ogni modo.
Stefano Deliperi
Gruppo d’Intervento Giuridico odv