Quello dei cosiddetti “cavalli di ritorno” è un fenomeno criminale piuttosto diffuso in tutta Italia, che nulla ha a che vedere con i nobili quadrupedi. Il modus operandi segue sostanzialmente sempre lo stesso schema: il proprietario di un’auto rubata viene contattato dai ladri o da loro complici, che propongono la restituzione del mezzo dietro il pagamento di un vero e proprio riscatto, che può arrivare al 10% del valore di mercato del veicolo, fissando poi un appuntamento per la restituzione del veicolo dopo il pagamento della somma.
Giuridicamente il reato che si configura è quello di un’estorsione. Ed è esattamente quanto è successo ad un 70enne di Lerici per ben due volte: una prima volta, quasi due anni fa, dopo che il suo SUV era stato rubato, l’anziano era stato contattato da un soggetto che aveva preteso il pagamento di 300 euro per la restituzione del mezzo. La vittima aveva denunciato il furto ai Carabinieri ma non la richiesta estorsiva, rientrando in possesso del veicolo senza dire nulla del pagamento.
Probabilmente alla luce del buon esito del primo tentativo, il “cavallo di ritorno” era stato ripetuto a giugno dello scorso anno: lo stesso SUV era stato nuovamente rubato ma stavolta la somma richiesta per la restituzione era stata di 500 euro. Anche nel secondo caso la vittima si era limitata a denunciare il furto, senza però denunciare la richiesta estorsiva.
La coincidenza aveva però insospettito i Carabinieri della Stazione di Lerici, che hanno avviato delle indagini mirate ed hanno scandagliato tutti i contatti avuti dalla vittima. Alla fine l’anziano, messo di fronte ad alcune evidenze emerse dalle indagini ha ammesso di essere stato vittima non solo dei furti ma anche delle estorsioni. L’autore delle due richieste è risultato essere la stessa persona, un 40enne albanese, già gravato da numerosi precedenti, che è stato denunciato per ricettazione ed estorsione.