203 capi di abbigliamento e accessori di vario genere, per un valore rilevante ancora da quantificare, sono stati sequestrati penalmente ed è stata denunciata la titolare cinese di due negozi di via Veneto per i gravi reati di vendita di merce con marchi e segni distintivi contraffatti e alterati, nonché ricettazione e importazione di merce contraffatta.
Questo il bilancio di uno dei primi servizi congiunti tra la Sezione antifrode dell’Agenzia delle Dogane e la Polizia Locale della Spezia; recentemente, infatti, è stato siglato un protocollo tra l'amministrazione comunale e l’ufficio territorialmente competente dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, con l'obiettivo di organizzare attività e servizi istituzionali congiunti per la repressione e il contrasto dell’abusivismo commerciale e la verifica del rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza dei prodotti e di tutela dei diritti di proprietà intellettuali.
Ieri pomeriggio gli ufficiali di Polizia Giudiziaria, dapprima in piazza Caduti per la Libertà e poi nel tratto adiacente di via Veneto, hanno controllato le due attività commerciali di una cittadina cinese, residente in Italia da tempo, effettuando un’accurata ispezione dei locali e della merce in vendita.
Gli operatori hanno così riscontrato la vendita al pubblico, sugli scaffali dei due negozi, di merce di vario genere come calzature, borse, pantaloni, magliette, abbigliamento intimo nonché cinture e cover di smartphone, in violazione dei diritti di proprietà intellettuale di marchi registrati, cioè recanti falsi riferimenti a note firme della moda, in modo tale da trarre in inganno i consumatori.
Sono in corso ulteriori accertamenti sulla provenienza della merce e su altre circostanze rilevanti ai fini delle indagini. Per quanto riguarda invece i locali delle due attività commerciali, gli ufficiali e agenti hanno riscontrato la mancanza della prescritta cartellonistica indicante le prescrizioni anti-Covid per l’accesso del numero di persone e altre misure di contenimento della pandemia. Per queste carenze la titolare è stata perseguita in via amministrativa: a suo carico ulteriori sanzioni fino a tremila euro.