Si sono ritrovati questo pomeriggio sotto la prefettura un centinaio di manifestanti, chiamati a raccolta da comitati e associazioni per ribadire un secco no al prolungamento dell’attività della centrale Enel, sia a carbone che a gas. Hanno partecipato anche diversi esponenti del centrosinistra locale.
Nonostante la recente notizia sulla probabile chiusura (non ancora confermata ufficialmente, si attendono i pronunciamenti di Terna e ministero dell'Ambiente) del gruppo a carbone entro la fine dell’anno, comitati e associazioni hanno incontrato il prefetto Maria Luisa Inversini chiedendole di “fare presente al governo la forte opposizione del territorio” sia verso la prosecuzione dell’attività a carbone sia verso il progetto della nuova centrale a gas. I rappresentanti delle associazioni incontreranno anche il sindaco Peracchini giovedì mattina.
“Non siamo tranquilli perché aspettiamo ancora un atto formale sul fatto che la centrale chiuda a fine anno – ha spiegato Stefano Sarti, presidente di Legambiente – Così come aspettiamo un atto formale anche sul no al turbogas: è assurdo chiudere una produzione a carbone per poi insediarne una a gas. Non è un progetto da rigettare in maniera ideologica, ma perché pensiamo che introdurre ancora una volta un combustibile fossile sul nostro territorio, anche se meno inquinante del carbone, sia una scelta inaccettabile”.
Sarti ha ricordato anche il ruolo centrale giocato da Regione Liguria, che “può negare l’intesa al progetto della nuova centrale a turbogas: sarebbe un atto forte”.
Monica Paganini, sindaca di Arcola, sul cui territorio comunale ricade in parte il complesso Enel, ha ricordato che “come istituzione abbiamo sentito il dovere di muoverci per vie istituzionali fin dal 2019: con coerenza ora chiediamo che la data di chiusura della centrale, già stabilita in precedenza, diventi finalmente operativa. In un paese normale non ci sarebbe nemmeno bisogno di manifestare”.