L’importante ricorrenza del 25 novembre, giornata internazionale della lotta alla violenza contro le donne, induce ad una riflessione che, quest’anno, non può prescindere dalla inaspettata quanto terribile situazione creatasi a causa dell’emergenza dell’epidemia di coronavirus.
Il distanziamento sociale ed il confinamento entro gli stretti limiti famigliari, cui spesso si sovrappongono gravi restrizioni e preoccupazioni di tipo economico, hanno accresciuto la triste evenienza della violenza sulle donne e sulle creature più fragili, poiché molti sono i casi in cui la violenza avviene dentro la famiglia.
Sappiamo quasi ogni giorno di situazioni ed eventi che offendono profondamente la coscienza della maggior parte della collettività, pur trovandola impotente di fronte alla violenza ormai perpetrata, ed allora la ricorrenza del 25 novembre deve servire a ravvivare l’allarme sulla violenza contro le donne, focalizzando però soprattutto l’attenzione sulla prevenzione.
La lotta alla violenza è lotta al crimine, e, quando gli autori della violenza sono identificati e puniti, l’intervento pubblico si rivela efficace ma non certamente efficiente, perché la violenza è già stata perpetrata e le vittime, il dolore, spesso la perdita della vita stessa sono già avvenuti.
Siamo tutti consapevoli che è molto più utile evitare i danni, anziché rimediarli, ed allora la parola magica è prevenzione, da attivarsi principalmente nei confronti di ragazzi e ragazze in età pre-adolescenziale, attraverso l’incremento della consapevolezza del rispetto nei confronti degli altri.
La PREVENZIONE, però, è difficile, perché:
- Va fatta capillarmente, nei confronti di una comunità indifferenziata: richiede pertanto molto dispendio di energia per la sua efficace diffusione;
- Non sempre trova ascolto, sia perché la si ritiene estranea al proprio caso, sia perché non si ha la forza di reagire: ha quindi poca permeabilità;
- Ha bisogno di tempi lunghi per raggiungere l’obiettivo di una educazione che protegga, che reagisca spontaneamente fin dalle prime manifestazioni di violenza.
Nella forte convinzione che l’autostima e la sicurezza di sé costruiscano la forza di vivere e di affermarsi secondo le proprie aspirazioni e capacità, la Consulta provinciale spezzina, che riunisce al suo interno associazioni e rappresentanti femminili dei partiti e dei sindacati della Provincia, svolge un lavoro continuo, indefesso, suadente nei campi della formazione, educazione, assistenza, costruzione di una coscienza autonoma delle donne e quindi, in una parola unica, della prevenzione della violenza.
In questi tempi, in cui l’azione è stata necessariamente limitata, ci si è rivolte alle tecnologie informatiche, grazie alle quali la diffusione delle idee si è addirittura amplificata.
L’attività di formazione della Consulta si svolge, tra l’altro, celebrando da 25 anni, con il conferimento del Premio Portovenere Donna, donne di grande statura culturale, scientifica, professionale, imprenditoriale, artistica e sportiva, esempi per tutte le donne della più alta espressione di qualità e professionalità nei rispettivi campi.
Quest’anno il Premio Portovenere Donna è stato celebrato con un evento virtuale: un video con le testimonianze delle illustri Donne premiate, dedicato “con immensa riconoscenza e gratitudine, a tutte, e ad ognuna singolarmente, le grandi donne medico, infermiere, paramedico, Operatrici Socio Sanitarie, volontarie della sanità e del sociale che, con coraggioso sprezzo della loro stessa vita, si sono adoperate nella cura e nell’assistenza medica, morale e materiale delle vittime dell’epidemia, in una gara di solidarietà che ha commosso l’Italia intera!”
Da 8 anni la Consulta conferisce anche un premio provinciale, “Una Donna per La Spezia”, che non è stato possibile assegnare a causa del virus.
Quest’anno si è aggiunto però un terzo premio, intitolato alle “Nuove conquiste delle Donne”, assegnato il 21 febbraio 2020 a Chiara Giamundo, Marinaio Comune di 1^ classe, prima donna che ha ricevuto il brevetto, in 170 anni di storia del Corpo dei Palombari Italiani, superando ardue prove di selezione grazie alla forte passione che l’ha sostenuta nel meticoloso e accurato iter formativo subacqueo.
Gli intenti della Consulta erano, a inizio dell’anno sociale, ben più ambiziosi, ma ciò che importa è mantenere accesa l’attenzione su un fenomeno che la nostra società non è ancora riuscita a debellare per la violenza omissiva dell’indifferenza, per l’ignoranza dei costumi, per la mancanza di autostima e per l’insicurezza delle coscienze.
M. Cristina Failla
Presidente Consulta Provinciale Femminile della Spezia