"E’ andato in pensione Maurizio Vanoli, uno dei medici pionieri della Radioterapia spezzina. Nato alla Spezia nel 1958, si era laureato a pieni voti all’università di Pisa, dopodiché era riuscito ad entrare alla scuola di Radioterapia oncologica dell’ateneo di Siena dove, in quattro anni, aveva conseguito la specializzazione", così in una nota i colleghi ed amici del Dott. Maurizio Vanoli.
"Sono diverse migliaia le persone che, dopo essersi ammalate di cancro, sono state curate con professionalità e gentilezza uniche da Maurizio Vanoli. Era stato il professor Giovanni Ricci, luminare genovese, ad invitare il giovane medico nello staff che stava formando per il primo servizio di Radioterapia. Eravamo alla fine degli anni Ottanta e la città non aveva mai avuto un reparto per i pazienti oncologici bisognosi di radiazioni. Con coraggio e determinazione, Ricci aveva accettato la sfida di crearne uno dal nulla, con un gruppo di specializzandi che non credevano ancora al sogno di dare vita ad una struttura d’eccellenza".
"Così è stato. Quando Radioterapia venne inaugurata, al piano terra del vecchio ospedale del Felettino, Ricci presentò alla stampa la sua equipe di professionisti medici: Antonio Trabucchi, Maurizio Vanoli, Donatella Rovere. Poco dopo entrò nel gruppo Elisabetta Neri. E la struttura fu subito operativa, grazie anche al lavoro dei fisici nucleari, degli infermieri, dei tecnici radiologi".
"A Ricci subentrarono, nel tempo, il primario Francesco Bruna e l’attuale Tindaro Scolaro. Il servizio di oggi rappresenta un’eccellenza per il Nord Italia e cura molti pazienti che provengono da varie regioni. Per La Spezia, provincia inquinata che conta ancora oltre 2 mila morti di cancro all’anno (dato in linea con la media nazionale ed inferiore a quello delle altre realtà liguri), Radioterapia è un punto di riferimento fondamentale.
Vanoli, persona umile e schiva, vanta alcuni primati di cui non vuole parlare ma che molti ricordano".
"E’ stato, per esempio, il primo medico spezzino che abbia usato l’acceleratore lineare, il macchinario complesso che ha posto fine al calvario della cobaltoterapia. Relatore in tanti convegni nazionali, autore di pubblicazioni importanti, non ha mai voluto correre per il primariato (che avrebbe facilmente ottenuto per merito e titoli), sostenendo l’idea di una medicina pubblica, popolare, gratuita per tutti. In linea con i suoi principi, non ha mai voluto svolgere attività intramoenia, chi lo conosce garantisce che non avrebbe mai potuto chiedere un solo euro ai pazienti".
"Per le sue capacità professionali, ma anche per le sue doti umane, Maurizio Vanoli - in congedo da pochi giorni - manca già ai suoi malati. Tante le manifestazioni d’affetto che lo stanno subissando. Appassionato d’arte, chi vorrà ritrovarlo forse potrà ammirare i suoi quadri quando ricominceranno le mostre. O forse, nella quiete dell’amata Val di Vara, lo vedrà mentre cura i suoi ulivi nassesi".