I giudici della Corte dei Conti della Liguria hanno condannato a un risarcimento danni di oltre 548 mila euro un medico di 69 anni della Spezia, accusato di aver violato il rapporto di esclusività con il servizio sanitario nazionale e le regole che disciplinano l'intramoenia. Lo riferisce l'Ansa.
I fatti contestati al medico-dentista riguardano l'attività libero professionale che ha svolto dal 2003 al 2013. Dalle indagini svolte dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, per il decennio preso in considerazione, il medico, che lavorava per l'Asl 5, avrebbe svolto anche la libera professione senza aver versato all'Asl il contributo del 10% dei redditi percepiti. Violando così le norme che regolano il regime di intramoenia.
Secondo la procura contabile, il medico era stato autorizzato a svolgere fuori dalla sua attività lavorativa solo visite specialistiche o igienico dentarie e consulenze. Dalle indagini è emerso che oltre a pubblicizzare la sua attività su siti internet e aver aperto la partita Iva, svolgeva anche prestazione chirurghe e odontoiatriche, cosa che non poteva fare. Le fatture avrebbero dovuto essere rilasciate sul bollettino dell'Asl, e non sulla propria partita iva, e avrebbe dovuto versare il 10% del fatturato.
I giudici contabili lo hanno così condannato a risarcire oltre 548 mila euro: di questi quasi 240 mila euro sarebbero gli importi conseguiti per la libera professione e oltre 308 mila euro corrispondono invece all'indennità di esclusività indebitamente percepita.