Nello scorso mese di maggio, l’amministratore delegato di una società di commercio all’ingrosso di prodotti farmaceutici e dispositivi medici aveva sporto denuncia presso gli uffici della Questura spezzina, lamentando la distrazione di una cospicua somma di denaro a danno della sua società.
Dopo aver effettuato un bonifico di circa 50 mila euro in favore di un ditta di Padova, infatti, era stato contattato dalla banca depositaria del conto corrente della società, che lo aveva informato di come, inspiegabilmente, il bonifico fosse stato inviato ad un Iban diverso da quello indicato all’atto dell’accredito.
Vista l’irregolarità dell’operazione, pertanto, l’istituto di credito in questione aveva deciso di bloccare la transazione. L’amministratore aveva quindi fatto verificare l’integrità dei sistemi informatici della società, che tuttavia erano risultati privi di virus/malware o altro che avesse potuto creare le condizioni per la distrazione della somma di denaro.
Dopo circa un mese, a seguito di un altro bonifico di circa 30 mila euro, lo stesso amministratore aveva scoperto come, per la seconda volta, il denaro era stato inspiegabilmente destinato ad un Iban diverso da quello digitato durante l’operazione online.
Era stato indirizzato, infatti, ad una persona sconosciuta e con la quale la società non aveva mai intrattenuto alcun rapporto commerciale.
Le indagini, condotte dagli operatori dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico sotto la direzione del Dirigente, Comm. Capo Dr. Mulas, hanno permesso di individuare le intestatarie dei due Iban indebitamente destinatari degli accrediti in questione.
Gli investigatori in particolare hanno accertato che l’indebita destinataria del secondo bonifico, peraltro non ancora rimborsato, aveva aperto tale conto corrente da pochi mesi e dall’analisi dello stesso è chiaramente emersa la transazione in questione.
La quasi totalità dell’importo, inoltre, circa 27 mila euro, era stato già inviato, sotto forma di pagamento, ad una società di cripto-valuta con sede nel Regno Unito, così come anche la somma restante, che era sta girata sempre alla stessa società inglese attraverso un secondo pagamento.
Dagli accertamenti è emersa un’azione criminale decisamente più sofisticata rispetto alle ben note truffe a danno di società commerciali che movimentano cospicue somme di denaro, dove i malviventi generalmente agiscono dopo aver acquisito illecitamente i dati sensibili delle vittime, traendoli dalle mail delle società prese di mira.
In questo caso, infatti, attraverso una complessa attività che richiede buone conoscenze informatiche, i responsabili hanno acceduto indebitamente alla rete della vittima, riuscendo ad intercettare il momento in cui il relativo browser si connetteva ad operazioni di “home banking”, per sostituire il beneficiario della somma.
Le intestatarie dei codici Iban, una cittadina moldava di 19 anni e una cittadina italiana di 28 anni, pluripregiudicata per reati contro il patrimonio, sono state denunciate in stato di libertà per accesso abusivo a sistema informatico e truffa. Sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi in merito alla vicenda.