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Missione 2000, da 27 anni al servizio della città In evidenza

di Doris Fresco - 27 anni fa nasceva il progetto Missione 2000 voluto da don Bruno per dare una risposta concreta alle persone in difficoltà offrendo un pasto gratuito.

Era il 1° luglio 1993 quando don Bruno, prete missionario costretto per motivi di salute a rinunciare alla sua opera nelle missioni in Burundi, decideva di mettere la sua esperienza al servizio della città, dando il via alla distribuzione di pasti gratuiti ai più bisognosi. Dopo 27 anni il progetto è ancora in piedi: ogni sera viene offerto un pasto a chiunque si presenti in via Torino, ma come è cambiata la povertà alla Spezia? Come si è evoluto il progetto negli anni? Cosa significa questo servizio in periodo di pandemia? Ne abbiamo parlato con il presidente Andrea Menichinelli, la vicepresidente Sabrina Tommasi ed Eloisa Guerrizio, membro del consiglio.

“Questo anniversario è molto importante per noi - raccontano - perché coincide in qualche modo con la riapertura della mensa a seguito del lockdown. Da qualche settimana siamo di nuovo operativi, anche se il nostro servizio non si è mai fermato: molti di noi hanno lavorato alla tensostruttura allestita al Montagna, adesso però, riorganizzando la distribuzione dei pasti seguendo le direttive anti Covid-19, abbiamo riaperto la mensa di via Torino, per il momento distribuendo solo da asporto, ma speriamo di poter presto tornare a distribuire i pasti alla mensa vera e propria”.

Il lockdown è stato sicuramente un periodo difficile per tutti, state notando cambiamenti nell’utenza della mensa?
Per il momento i numeri sono ancora bassi per poter rispondere: prima dell’emergenza siamo arrivati a distribuire oltre 80 sacchetti con cibo da asporto e servire pasti in mensa ad oltre 30 persone; in questi giorni non abbiamo ancora visto numeri così alti, ma crediamo che nei prossimi mesi avremo un aumento significativo di richieste.

Come avete intrepretato questo cambiamento così significativo nei numeri?
In parte perché molti servizi di solidarietà attivati durante il lockdown sono ancora in essere, come la spesa sospesa e le consegne a domicilio: abbiamo notato una grande risposta per tutelare le persone in difficoltà e questo è senza dubbio un aspetto positivo. Ci sono poi motivi legati alle modifiche che necessariamente abbiamo dovuto apportare applicando le normative anti Covid, come l’anticipazione dell’orario di distribuzione; crediamo che in molti si siano spostati in altre province o regioni, dove le mense hanno ripreso a servire anche pasti a tavola. Ci sono poi dei motivi non collegati al lockdown: diciamo che in estate i numeri sono sempre cambiati.

Da 27 anni svolgete un lavoro indispensabile per la città, come possono rendersi utili i tanti cittadini che vogliono mettersi in gioco per aiutare?
Sono tantissime le associazioni, le attività commerciali e le singole persone che ogni giorno ci danno una mano. Tra gli altri, ricordiamo Sineco, International Women, il parroco di Lerici, che collaborano con noi in maniera continuativa; riceviamo aiuti dalla diocesi e dalla Fondazione Carispezia e in questo momento di crisi sono indispensabili gli aiuti con mascherine ed ausili da Pubblica Assistenza della Spezia, protezione civile, Auser e Dr. Eretta.
Noi siamo circa 50 volontari, anche se in molti hanno scelto di fermarsi a causa dell’emergenza sanitaria, soprattutto per motivi legati all’età. Chiunque voglia farsi avanti per darci una mano può venirci a trovare in via Torino, dalle 15.00 alle 18.30, non servono competenze precise o esperienze pregresse, è un servizio che si impara sul campo, lavorando con chi è più esperto, basta solo indicare un giorno alla settimana che diventerà il proprio 'giorno fisso'. Al momento accettiamo volentieri anche dispositivi di protezione individuale, sia perché indispensabili per svolgere il nostro servizio, sia perché a nostra volte le doniamo a chi ne è sprovvisto. Ora poi abbiamo un problema pratico economico legato ad un contenzioso con Acam Acque: purtroppo abbiamo avuto un guasto che ha portato una perdita d’acqua, ma quando abbiamo fatto ricorso ci è stato risposto che non possono aiutarci. Questo un po’ ci è dispiaciuto, perché non ci aspettavamo la fredda applicazione di una normativa, ma speravamo avrebbero tenuto conto dell’importante servizio che svolgiamo per la città. In ogni caso siamo un’Associazione autogestita e autofinanziata che si basa su volontarie donazioni, quindi ogni aiuto è importante per noi anche per sostenere le spese vive di gestione e per far fronte a questi imprevisti.

Missione 2000-logo

In questi 27 anni come è cambiato il vostro servizio?
Siamo partiti appunto distribuendo minestrone ai senza fissa dimora della stazione, quindi i cambiamenti sono stati tanti, sia nella nostra organizzazione, sia guardando alla povertà che tocchiamo con mano ogni giorno. Possiamo dire che è indubbiamente aumentata la povertà sommersa: prima chi veniva in mensa era il senza fissa dimora, il tossicodipendente... ora il disagio riguarda moltissime persone che hanno una casa, un lavoro, una pensione, ma che purtroppo non riescono ad arrivare a fine mese e devono rivolgersi alle mense cittadine per poter mangiare”.
Quindi non dobbiamo immaginare l’utente tipo della mensa solo come il senza tetto...
“No, assolutamente. Ci sono certamente, come ci sono gli immigrati diventati invisibili perché, usciti dalle strutture di accoglienza come conseguenza del decreto sicurezza non rientrano più in alcun progetto. Però ci sono anche tantissimi spezzini che versano in situazioni di bisogno pur avendo, come dicevamo, una casa o una pensione.

Per quanto riguarda invece Missione 2000, come è cambiata negli anni?
Sicuramente siamo cresciuti. Per definizione, la mensa è il luogo di distribuzione dei pasti, ma ad oggi è fondamentale anche il lavoro di ascolto, per il quale serve una formazione, perché non è semplice. Molto spesso alle persone che si avvicinano servono consigli su questioni molto pratiche da risolvere, come rateizzare una bolletta, in questo siamo molto attivi. Altro aspetto fondamentale del nostro lavoro oggi è il momento del pasto a tavola, per questo speriamo si possa tornare presto a riprenderlo. Mangiare seduti a tavola significa costruire un momento piacevole di convivialità, che riteniamo essere importantissimo.

Nel 2016 una nostra inchiesta sulla povertà alla Spezia metteva in luce come fosse fondamentale una rete tra le associazioni per rispondere alle esigenze dei più deboli. È ancora vero?
Sì. Riguardo i pasti, ad esempio, la risposta è completa: grazie alla rete di associazioni possiamo garantire colazione, pranzo e cena. Dall’esigenza della mensa è poi partito il discorso della lotta allo spreco, altro esempio di una rete che funziona perché, grazie a tutte le associazioni coinvolte, dal Tavolo delle Povertà è nato Buon Mercato.

Torniamo a 27 anni fa: chi era don Bruno?
Era un missionario, una persona molto speciale, punto di riferimento per la città, avendo ricoperto anche il ruolo di direttore del Centro Missionario, che ha voluto, una volta interrotto in suo lavoro in Africa, mettere la sua esperienza al servizio della Spezia. Per motivi di salute gli era stato proibito di tornare nelle missioni, ma non si è fermato: ha dato il via all’associazione e poi al servizio di distribuzione pasti alla stazione. La cosa sorprendente è che lui è mancato solo un anno e mezzo dopo aver dato il via al progetto e quindi sono pochissimi i volontari di oggi che lo hanno conosciuto personalmente, il suo messaggio e i suoi insegnamenti però sono ancora vivi, sicuramente anche grazie al lavoro fatto da Renzo Fregoso e Sergio Innocenti suoi più stretti collaboratori.

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