Molte furono le istituzioni, gli istituti e le associazioni che resero possibile quel risultato, moltissime le persone. Tra queste certamente non c’è un solo fondatore, ma se volessimo mettere nome e cognome a questo museo (che in realtà è già dedicato ai due comandanti partigiani Memo e Walter) questi sarebbe Paolino Ranieri. Un legame indelebile anche perché proprio nello stesso giorno dell’inaugurazione, dieci anni fa, Paolino ci lasciava. Partigiano, a lungo sindaco di Sarzana, poi presidente dell’ANPI sarzanese, infaticabile promotore del progetto del Museo e delle sue iniziative, fino all’ultimo dei suoi giorni.
Ricorrenze importantissime, dunque, che purtroppo non potremo festeggiare come vorremmo, almeno per ora, ma che certamente vogliamo ricordare.
Possiamo dire che in questi vent’anni il Museo, pur nelle grandi difficoltà economiche che purtroppo sono spesso leit-motiv degli istituti culturali, grazie anche a chi ci ha preceduto ed oggi ad Archivi della Resistenza, è cresciuto, ha sperimentato, ha coinvolto soggetti diversi, a volte davvero inaspettati. Ha partecipato o ha creato innumerevoli iniziative comuni. È stato promotore assieme ad alcuni altri musei della rete nazionale Paesaggi della Memoria, per la quale è stato capofila nel primo vero progetto comune, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha avuto l’onore di accogliere e di veder crescere - grazie ancora ad Archivi della Resistenza – un festival come “Fino al cuore della rivolta”. Il Museo poi si è “contaminato”, in un senso positivo che in questi tempi di pandemia è più difficile raccogliere, ha parlato di cose solo apparentemente poco coerenti alla sua iniziale missione.
Ha coinvolto sempre più le comunità locali, l’associazionismo, ha cercato di rappresentare un luogo riconosciuto e riconoscibile, dove si va a vedere il museo e si torna per fare altro, non necessariamente in questo ordine. Ha cercato di essere fatto di cose che si conservano e si tutelano e cose che si fanno e si sperimentano.
Il prossimo 3 giugno cercheremo di parlare di tutto questo in un video, in cui le testimonianze e i materiali di archivio si alterneranno con riflessioni e racconti. Tra gli altri interverranno Massimo Dadà, presidente dell’associazione museale, Paolo Pezzino, presidente dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri e già responsabile scientifico del nostro Museo, Matteo Del Vecchio, direttore del Museo.
Nelle ore che precedono il 3 giugno ci sarà anche l’occasione per lanciare un crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal basso (www.produzionidalbasso.com) che servirà a ristampare il catalogo del museo, realizzato da Studio Azzurro di Milano, in una edizione aggiornata per il ventesimo anniversario. Partecipando al crowdfunding si potrà prenotare la propria copia e si avranno dei biglietti omaggio. Il catalogo sarà disponibile entro l’estate.
Tutto quello che abbiamo detto è essenziale per un museo che oltre ad un passato vuole avere un futuro e investe su di esso, ma che in ultima analisi tiene fede alle sue consegne iniziali, ovvero coltivare ed esercitare la memoria della lotta partigiana, della lotta di Liberazione, del percorso che ha portato alla Costituzione repubblicana, guardando con grande attenzione alle giovani e giovanissime generazioni. Si dice museo, ma potremmo potuto dire comunità. La comunità di tutti quelli che ieri ne hanno promosso la nascita ed oggi ne sostengono la vita. Una comunità che per costituzione accoglie tutti quelli che hanno a cuore il futuro delle istituzioni democratiche e soprattutto dei diritti individuali e collettivi che queste devono garantire.
Questa ricorrenza coincide anche con il tentativo di ritornare alla normalità dopo l’emergenza Covid19.
Il MaR riaprirà regolarmente al pubblico il giorno martedì 2 giugno (orario 10-20) per la Festa della Repubblica: sarà possibile visitare il museo osservando tutte le norme anti contagio e soggiornare (per pic-nic) nell’area verde sotto i castagni secolari. Sarà inoltre aperto il bar e il bookshop del museo.
Info e prenotazioni al 3290099418