“Con l’orario festivo ci sono troppo pochi bus in giro, le persone si accalcano alle fermate e salgono sul primo mezzo disponibile. Così gli autisti non riescono a far rispettare le distanze di legge”.
La denuncia arriva da Giuseppe Ponzanelli di Uiltrasporti, che boccia senza mezzi termini la nuova organizzazione delle linee Atc per l’emergenza coronavirus.
Da oggi, infatti, è entrato in vigore l’orario festivo: corse ridotte, quindi, visto che gli utenti negli ultimi giorni sono sensibilmente diminuiti rispetto alle settimane precedenti. Ma a sentire i sindacati, le cose non sembrano procedere come previsto.
“Non abbiamo partecipato alla riunione in videoconferenza convocata per lunedì scorso, perché l’azienda ha deciso in maniera unilaterale un percorso di riorganizzazione senza nemmeno consultarci – spiega Ponzanelli – L’ultima decisione è proprio quella che riguarda l’orario festivo dal lunedì al sabato, entrato in vigore oggi. Una scelta che dimostra l’improvvisazione dell’azienda: oggi sulle linee 3, P (nella foto, ndr) e S c’erano troppe persone. Visto che ci sono meno corse, infatti, gli utenti che aspettano alle fermate aumentano salendo sul primo bus disponibile, su cui è impossibile far rispettare le distanze. In questo modo gli autisti si trovano in grande difficoltà”.
Secondo le disposizioni aziendali, comunicate già il 13 marzo “con effetto immediato”, gli autisti dovrebbero far rispettare le seguenti limitazioni sulla presenza degli utenti a bordo degli autobus: sui mezzi lunghi (12 metri) dovrebbero limitare la salita a un massimo di 25 persone, sui mezzi normali (10,5 metri) a un massimo di 20 persone, sui mezzi medi (9 metri) a un massimo di 18 persone, sui mezzi corti con posti in piedi a un massimo di 12 persone, sui mezzi senza posti in piedi a un massimo corrispondente al 50 per cento dei posti disponibili. Raggiunto il limite massimo di passeggeri, gli autisti sono tenuti ad esporre la targa “Completo” informando il centro operativo di Atc.
Già stamattina, però, molti conducenti hanno incontrato non poche difficoltà a lasciare a terra le numerose persone in attesa alle fermate. “Lo dico senza polemica – aggiunge Ponzanelli – l’azienda avrebbe dovuto gestire le cose in maniera diversa, coinvolgendo anche i sindacati”.
La denuncia si aggiunge a quella dei Cobas di due giorni fa, che avevano sottolineato come l’azienda avrebbe valutato “in maniera superficiale l'impatto e la ricaduta di tale decisione (la riduzione del servizio, ndr) sia sulle condizioni economiche dei lavoratori, sia sul servizio agli utenti e sia sul rispetto delle precauzioni per la protezione e la sicurezza dal Covid-19 disposte dal Governo".
L’altro tasto dolente riguarderebbe poi le mascherine consegnate agli autisti: una misura precauzionale ma non obbligatoria, visto che la catenella che delimita l'area riservata ai passeggeri lascia diverso spazio libero all’autista, che quindi non entra in contatto con gli utenti (le mascherine sono invece obbligatorie nelle vetture che hanno una sola porta di entrata nella parte anteriore). “Quelle che ci hanno consegnato sono di carta, praticamente inutili”, fa notare Ponzanelli.