La città ricorda oggi, come ogni anno, i rastrellamenti del novembre 1944 che colpirono il quartiere di Migliarina. Alla presenza delle autorità, degli studenti e della cittadinanza, l'ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati) ha deposto una corona nel luogo deputato a custodire indelebile il ricordo e l'impegno spezzino, il Monumento alla memoria dei caduti e dei deportati al Due Giugno.
"Una sorta di 'gemellaggio' tra i due quartieri- ha spiegato Doriana Ferrato (Aned)- Da Migliarina provenivano i deportati di quel rastrellamento che oggi ricordiamo, e qui, dove oggi sorge il complesso scolastico, nell'allora Caserma XXI Fanteria, iniziò il viaggio verso i campi di sterminio".
Come noto, La Spezia ha, nell'ambito della deportazione, un tragico primato rispetto alle altre città italiane, come ricordato anche oggi: "In percentuale alla popolazione si registra il numero di deportati tra i maggiori in Italia, annoverando il maggior numero di vittime a Mauthausen. 585 deportati dei quali solamente in tre tornarono".
Dal settembre a novembre 1944 vennero effettuati diversi rastrellamenti, i prigionieri passarono dalla caserma del XXI Fanteria al Carcere di Marassi a Genova, poi Bolzano ed infine furono inviati a Mauthausen.
Nel rastrellamento del 21 novembre furono portate via 250 persone, tra questi anche Franco Cetrelli di appena 14 anni che faceva il garzone in un negozio di fotografo e che morì pochi mesi dopo a Mauthausen nell'aprile del 1945. Ma insieme a lui oggi, sono ricordati anche tutti gli altri, coloro che partirono e non tornarono, e coloro che, sopravvissuti, non giurarono odio e vendetta, ma volontà di ricostruire una strada di libertà e democrazia.
"La Commemorazione del rastrellamento di Migliarina e della deportazione spezzina è un dovere che noi tutto abbiamo - ha commentato il sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini - Il male non arriva mai all'improvviso: il fascismo e nazismo che hanno distrutto l'Europa non sono arrivati improvvisamente o per caso, ma hanno trovato terreno fertile in una Europa sfiduciata e impaurita. Per questo esistono monumenti e vie, per mantenere viva la memoria. Da queste giornate dobbiamo uscire confermando il nostro 'mai più' e impegnandoci per difendere la nostra libertà e democrazia".
Presente anche il Prefetto Garufi, che ha parlato soprattutto rivolgendosi ai numerosi studenti presenti questa mattina: "Per la terza volta partecipo a questa iniziativa e questa volta voglio ringraziare per la presenza soprattutto voi ragazzi. La società vi deve rispetto e attenzione e vi deve anche quella tenerezza che i bambini deportati da qui non hanno avuto. Oggi sono passati 75 anni e non possiamo non ammettere che il passare del tempo affievolisce il ricordo, per questo dobbiamo rinnovare ogni anno questo patto di memoria, di riflessione e anche di festa, perché dopo quei fatti noi abbiamo riconquistato la democrazia, la pace e la libertà".
La città oggi rende ricorda e rende onore a tutti i deportati iniziando proprio dai primi, vittime delle leggi razziali: "Inconcepibile per noi che dieci scienziati abbiano firmato il Manifesto della razza - ha spiegato Ferrato - ma se dieci sono stati gli scienziati, sono invece centinaia quelli che le hanno fatte proprie. Schedate, arrestate, deportate e poi annientate, queste persone devono essere ricordate partendo proprio dalla firma delle Leggi razziali. Nel 1938 Adriana Revere ha solo 4 anni e a 9 viene internata a Modena e poi deportata con Primo Levi. Per gli spezzini questo luogo è memoria, oggi luogo di cultura e formazione".